Inchieste

I respingimenti in Libia, i processi contro il salvataggio in mare, lo sfruttamento dei lavoratori nelle campagne del sud Italia, la truffa dell'accoglienza, i pestaggi della polizia italiana nei centri di identificazione e espulsione, e le torture subite dai rimpatriati in Eritrea. Per scoprire come lo stato di diritto in Italia inizi a perdere colpi proprio a partire dalle frontiere

La Spoon River di Lampedusa
Sono tornato da Tunisi con una trentina di fotografie. Foto di ragazzi. Alcune a colori, altre in bianco e nero. Le tengo custodite in una busta dentro un quaderno. Avvolte da un foglio di carta con su scritto a penna un elenco di nomi e date di nascita, in arabo. Ogni volta guardarle mi fa un po' impressione. Come se temessi di incrociare il loro sguardo vivo che adesso non c'è più. Sì perché quei trenta ragazzi sono alcuni degli almeno 187 tunisini dispersi in mare nel 2011 lungo la rotta per Lampedusa. Me le hanno consegnate i loro familiari. E mi hanno chiesto di pubblicarle e di chiedere se qualcuno li ha mai visti in Italia
L'orologio di Riad e i ragazzi di OuardiyaAhmed, Akram, Mohammed e Makram
I cugini Nasri e i la famiglia AayariWalid, un padovano tra i dispersi di Sidi
Il naufragio di Zarzis e i ragazzi di JebalI fratelli Boulila e i ragazzi di Hay Nur
Il naufragio di Sfax e i 4 martiri della famiglia Cherni

Deportati in Italia, la mano del ra'is dietro gli sbarchi
“Ci puntavano il kalashnikov addosso, non potevamo fare domande. Siamo saliti nel container senza neanche sapere dove ci stessero portando." Arrestati nei quartieri africani di Tripoli dai soldati di Gheddafi e costretti con la forza a imbarcarsi per Lampedusa. Il biglietto è gratuito, offre il regime. Altro che viaggi della speranza, le traversate del Mediterraneo assomigliano sempre di più a una vera e propria deportazione di massa degli africani dalla Libia. Organizzata in modo sistematico dalle forze armate della dittatura
Sbarchi: c'è un mandante ed è un uomo di Gheddafi
Il naufragio fantasma: almeno 320 morti a Zuwara
Mai così tanti: 1.510 morti in 5 mesi nel Mediterraneo
Un video mostra il ruolo di Gheddafi dietro agli sbarchi
Allah, Mu'ammar wa Libya bas. Gheddafiani a Mineo

Rivoluzionari e razzisti? Le stragi dei ribelli di cui nessuno vuole parlare
I misfatti delle milizie di Gheddafi li conosciamo già. Ma delle stragi commesse dai ribelli non vuole parlare nessuno. Forse perché il razzismo dei rivoluzionari è un tabù troppo grande da affrontare. O forse perché gli inviati a Benghazi non hanno potuto constatare niente di persona, trovandosi dalla parte sbagliata del fronte per farlo. Intanto però lungo il fronte sono stati arrestati centinaia di africani e libici neri, accusati di essere mercenari e volontari delle armate del regime. Il sospetto però è che la maggior parte di loro sia innocente.
Un libico nero a Lampedusa raccontaUno speciale da Tripoli libera
I prigionieri della medinaScagionati e sospetti
Le cure in attesa del giudizioChi si salva e chi no
Il video dell'Ansa è un falso?

Verità e giustizia per Youness Zarli
Tre espulsioni dall'Italia, un anno di carcere in Marocco, due processi, 37 giorni di sciopero della fame e un grande buco nell'acqua. Quello dei servizi segreti italiani. Che hanno scambiato il campione italiano di kick boxing per un pericoloso terrorista. Ho incontrato sua moglie a Bergamo, i suoi avvocati a Milano e a Rabat, insieme a sua sorella e a sua madre. E ho scoperto che la storia di Youness Zarli non è un caso isolato. Dopo l'11 settembre l'antiterrorismo marocchina ha sbattuto in galera più di 2.000 sospetti terroristi a cui hanno estorto confessioni a forza di torture. Molti, secondo Amnesty, non c'entrano niente. Youness Zarli è uno di loro. E vogliamo che torni a casa, a Bergamo, dove lo aspettano la moglie e il figlio di due anni
Firma la petizione per Youness Zarli
Leggi il blog della moglie di Younes, Jessica
L'interrogazione parlamentare dei Radicali sul caso Zarli
La posizione di Amnesty International sul caso Zarli
Il caso Britel: italiano, vittima di extraordinary rendition e ancora in carcere
Scarica il rapporto di Amnesty International sull'antiterrorismo in Marocco

Sos da Brak. Dove sono finiti gli eritrei respinti dall'Italia?
I fatti risalgono al 29 giugno. Nel carcere di Misratah, in Libia, esplode la protesta degli eritrei. Rifiutano di fornire le proprie generalità all'ambasciata eritrea, un gruppo tenta la fuga e la polizia libica carica duramente. Nella notte, circa 250 persone sono deportate nei camion container nel carcere di Brak, nel deserto libico. Tra loro, molti eritrei respinti in mare dall'Italia nell'ultimo anno. Siamo in contatto con loro, chiedono alla comunità internazionale di bloccare l'espulsione di massa
IL RACCONTO

Ho sentito quelle voci. Nel container sotto il sole del Sahara
I TESTIMONI
La voce degli eritrei detenuti raggiunti al telefono dai microfoni del Tg3
L'intervista a CNR di un'altro dei detenuti di Brak
Guarda il VIDEO della telefonata a Misratah, tratta da Come un uomo sulla terra
Liberti su Il Manifesto: ecco la lista dei nomi degli eritrei di Brak
LA MOBILITAZIONE
Manifestazioni a Roma e in tutta Italia. Le foto di Palladino e Asinitas
L'appello degli scrittori: ADOTTIAMO GLI ERITREI!L'intervento a sorpresa della Alfano al parlamento europeo. Ora lo sanno tutti!
Le lettere di Andrea Segre e di Dagmawi Yimer, di Come un uomo sulla terra

Ecco che fine hanno fatto i respinti. Dopo 4 mesi, ancora in carcere
Zlitan detention campRicordate? Era il sei maggio del 2009. Le autorità italiane intercettarono nel Canale di Sicilia tre gommoni con 227 passeggeri, e per la prima volta in anni di pattugliamento, venne dato l’ordine di respingere tutti in Libia. Quattro mesi dopo, molti sono ancora in carcere. E in 24 hanno denunciato l'Italia alla Corte europea. Per la prima volta siamo in grado di raccontarvi le loro storie. Ecco chi ha respinto l'Italia
Perché i respingimenti sono illegali. Parla l'avvocato di 24 rifugiati respinti
Libia: 105 eritrei rischiano la deportazione. Rivolta a Surman
L'Onu insiste. Boldrini: i respingimenti sono illegali
Il commissario Ue Barrot: rispettare il principio di non respingimento
Sbarcati a Malta 70 profughi eritrei e somali salvati in alto mare

Mai più. Viareggio ricorda i 73 eritrei lasciati morire al largo di Lampedusa
Ci siamo ritrovati il 9 settembre, davanti al mare, che da noi si chiama Viareggio, attorno ai loro nomi che non conosciamo. Per fare memoria, per alzare la voce, per rimanere svegli in questa notte. Perché trovarsi sia la promessa dannata che facciamo alle nostre vite sempre così acquietate e quiescenti. Mai più. Mai più. Mai più
Novembre 2008: a un anno dal naufragio, Vendicari ricordava così
Aprile 2009: a Roma una scuola di italiano commemorava i morti del mare
Bollettino mensile: 104 vittime alle frontiere d'Europa a agosto
Soccorsi o respinti? 43 eritrei salvati dai libici, presto in carcere

Ferito a GanfudaRespinti all'inferno. Le foto del massacro di Benghazi
Scattate con un cellulare, le immagini sono sfuggite alla censura. Ecco come la polizia libica ha ucciso sei rifugiati somali a Ganfuda. A coltellate. Ecco l'inferno che attende i respinti. Che sia in mare o in un carcere libico, la loro vita sembra valere meno di un vuoto a perdere
L'appello dei somali: "Venite a vedete come ci fanno morire"
La notizia su Sky - RepTv - Tg3 - Tg1 - L'Unità - sole24 ore - Apcom
Paleologo: inutile appellarsi a Amato. Qualcuno processi l'Italia

Detenuti a Zlitan, LibiaAncora un respingimento: tensione sulla motovedetta
I rifugiati somali hanno raggiunto telefonicamente il corrispondente in Italia della Bbc. "Abbiamo chiesto ai militari italiani di fare richiesta d'asilo e li abbiamo pregati di non consegnarci ai libici perchè temiamo di finire in carcere, ma non hanno voluto sentire ragioni". E intanto si fa sentire la Commissione europea
70 rifugiati somali respinti in LibiaLibia: l'appello di 15 eritrei detenuti
Paleologo: questi respingimenti sono illegaliMalta: recuperato cadavere a Bizzerbugia
Respingimenti: interrogazione del PdIl 12 agosto erano stati respinti 80 somali
Libia: firmato accordo tra Oim e AcnurEritrei: il Consiglio d'Europa chiede un'inchiesta
"Questo è un omicidio!" Le reazioni degli eritrei in Libia
Con un sms, il 20 agosto alle 23:04 un amico eritreo a Tripoli mi informava dell’ultima strage nel Mediterraneo. Lui su quella barca aveva un’amica. Una ragazza di nome Adada, il cui nome compare nella lista dei morti. Era una cara amica. Per questo si era interessato dall’inizio della sorte di quel gommone. E si è fatto un’idea precisa: "Non è stato un incidente in mare"
Quelle email ignorate. Dal 31 luglio i familiari chiedevano notizie
Gdf soccorre altri 57 eritrei. A bordo salvagenti maltesi
Lampedusa: 73 morti. I parenti ci avevano contattato
Aperta un'inchiesta. La conferma dei familiari
L'Asgi: adesso si apra un'inchiesta
Prato: il vescovo celebra una messa per i 73 morti eritrei
Paleologo: l'omissione di soccorso come condanna a morte
Malta li aveva intercettati, ma li abbandonò in mare
Nel 2009 ci sono stati 10.000 sbarchi in meno che nel 2008

Berlusconi da Gheddafi con le frecce tricolori
Il 30 agosto il premier sarà a Tripoli per celebrare la prima "Giornata dell'amicizia tra il popolo italiano e il popolo libico". Nessun imbarazzo per la strage dei somali a Benghazi. Al contrario, per fare le cose in grande, le frecce tricolori prenderanno parte alla parata militare per il 40° anniversario della dittatura
Massacro di Benghazi: spunta un testimone
Libia: massacro a Benghazi, 20 somali uccisi dalla polizia
Depositata un'interrogazione parlamentare urgente dai Radicali
Paleologo: ora una denuncia al comitato contro la tortura dell'Onu
Sbarcano a Malta 115 somali intercettati 19 miglia a sud dell'isola
La vignetta di Mauro Biani

San Nicola Varco S.p.a. La grande truffa dei decreti flussi
Foto tratta da Mannaggia la miserìa, Anselmo Botte, 2009Fino a 7.000 euro per comprare un contratto e entrare regolarmente in Italia. Ma poi la ditta sparisce e si piomba nella clandestinità e nel lavoro nero. A Salerno l'epicentro di una truffa nazionale. Tutti lo sanno, Procura compresa, ma nessuno controlla
L'avvocato Ballerini: tutti i trucchi degli scafisti in cravatta
L'Oim: assistere i migranti truffati. Informata la Procura

Lavori forzati e torture per gli eritrei deportati dalla Libia
Foto di Shawn Baldwin http://www.shawnbaldwin.comEcco che cosa rischiano gli eritrei respinti dall'Italia in questi giorni. Esclusivo: parlano tre esuli fuggiti dal campo di lavoro di Gel'alo. Arrestati sulla rotta per Lampedusa nel 2004, furono rimpatriati da Tripoli su un volo pagato dall'Italia
VIDEO Eritrea: voices of torture
Eritrea: le speranze dell'indipendenza tradite dalla repressione
Service for life: il rapporto di Human Rights Watch
Respingimenti: già 1.122 emigranti rispediti in Libia
Lettera degli eritrei a Tripoli. Torturati in Libia come in Eritrea


C'erano 74 rifugiati eritrei tra gli 89 respinti il primo luglio
TRIPOLI, 6 luglio 2009 – Erano eritrei i passeggeri dell’imbarcazione respinta al largo di Lampedusa lo scorso primo luglio. Rifugiati eritrei. Che adesso rischiano il rimpatrio. O la detenzione a tempo indeterminato nelle carceri libiche, dove già sono stati tratti in arresto. Abbiamo ricevuto la lista completa dei loro nomi dalla comunità eritrea di Tripoli. Sei di loro sono feriti, dicono a causa delle violenze dei militari italiani durante le fasi di trasbordo sulla motovedetta libica

Pattuglie, Rabit e voli charter. I piani di Frontex per il 2009
LUCCA, 30 aprile 2009 - Un sistema permanente di pattugliamenti congiunti delle frontiere esterne dell'Unione europea. Marittime, aeroportuali e terrestri. Con mezzi militari e sistemi elettronici di sorveglianza. E voli charter per i rimpatri che facciano scalo nei vari Stati membri. È questo il disegno dell’agenzia comunitaria Frontex, secondo quanto esposto dal suo stesso direttore Ilkka Laitinen in un’audizione alla Commissione Libe del Parlamento europeo lo scorso 27 aprile

Torturati in Tunisia, l'Italia nega l'asilo agli esuli di Redeyef
MONFALCONE, 24 aprile 2009 – Hanno chiesto asilo politico ma l'Italia ha detto di no. E adesso rischiano di essere rimpatriati e arrestati per reati politici. Sono una trentina di esuli tunisini originari della città di Redeyef, centro nevralgico del ricco bacino minerario di fosfati del sud ovest del paese, balzato alla cronaca per le dure proteste sindacali esplose nel 2008 e duramente represse dal regime di Ben Ali

Io, minorenne afgano respinto in Grecia tre volte
ROMA, 19 aprile 2009 – Jumaa è solo uno delle migliaia di rifugiati afgani e irakeni che ogni anno vengono respinti dai porti italiani verso la Grecia. Tuttavia nel suo caso c’è un’aggravante. È minorenne. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva smentito che dall'Adriatico avvenissero respingimenti di minori non accompagnati. Abbiamo le prove per dire il contrario. Il respingimento dei minori afgani dai porti italiani è una prassi

Picchiati dalla polizia. Parlano i detenuti di Lampedusa
RAGUSA, 15 aprile 2009 – Manganellati dalla polizia, “senza pietà”. Ferite alla testa, fratture alla mano e contusioni alle gambe. Per la prima volta, parlano i detenuti del Centro di identificazione e espulsione (Cie) di Lampedusa. E raccontano una giornata di scontri con gli uomini della polizia e di pesanti pestaggi ai danni di un gruppo di tunisini, manganellati a dovere, ben prima che scoppiasse l'incendio che avrebbe poi devastato una parte della struttura

Speciale Fespaco: l'emigrazione nel cinema africano
OUGADOUGOU, 8 marzo 2009 – Si chiude in Burkina Faso la 21° edizione del Festival biennale del Cinema africano. Quello dell'emigrazione rimane uno dei temi più esplorati. Tanto i documentari che la fiction raccontano i pericoli dei viaggi, il senso di impotenza dei giovani, l'ossessione di partire, e lo smarrimento di chi ritorna. Sono soprattutto i lavori dei registi dell'Africa occidentale a centrare il tema. A partire dal riuscito “Dieu a t-il quitté l'Afrique”, del senegalese Musa Dieng Kala

“Così le navi di Frontex ci respinsero in Libia”
OUAGADOUGOU, 7 marzo 2009 – Respinti in acque internazionali, al largo di Lampedusa, dalle navi di Frontex. Torturati nelle carceri libiche. E abbandonati in mezzo al deserto nigerino. È la storia recente di tre cittadini liberiani. Li ho incontrati in Burkina Faso, a Ouagadougou, a margine del festival del cinema africano, insieme ad Andrea Segre, autore del documentario Come un uomo sulla terra. Ecco la loro esclusiva testimonianza. I respingimenti in mare sono già iniziati

Agrigento: capitan vergogna davanti ai suoi giudici
MODICA, 9 febbraio 2009 - Quando Mohamed Ahmed Abdissalam telefonò al fratello, a Tripoli, gli rispose il coinquilino Garane Alì. “Sanwà è partito la settimana scorsa”, gli disse. Mohamed rimase in silenzio. Dagli Stati Uniti, dove viveva, chiamava ogni due settimane Sanwà. Lo avevano aiutato con i soldi a partire da Gaalkacyo, in Somalia, e a attraversare il deserto per arrivare in Libia. Se era a Lampedusa perchè non lo aveva ancora avvisato?

Cassibile: indagata per truffa Alma Mater. Presto la gara
SIRACUSA, 26 dicembre 2008 - Chiesto il rinvio a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato per i vertici dell'ente gestore del centro di prima accoglienza. Avrebbero falsificato delle fatture. Ma i presunti illeciti non riguardano soltanto la contabilità e tirano in ballo anche il vecchio Prefetto e la sua vice, che rinnovarono la convenzione – senza gara d’appalto – pur essendo a conoscenza delle carenze del centro e delle inadempienze di Alma Mater

La Libia cerca immigrati in Asia, mentre l’Oim pensa ai rimpatri
TRIPOLI, 19 dicembre 2008 – Aeroporto internazionale di Tripoli. Il volo per Niamey parte alle 20:00. Ai banchi del check-in, un ragazzo con la pettorina blu dell'Oim aiuta alcuni passeggeri a imbarcare pesanti valigie. Sono 30 nigerini che partecipano al programma di rimpatrio volontario assistito. Il suo progetto migratorio è fallito. E di certo non immagina che sulle piste dello stesso aeroporto stanno per atterrare centinaia di migliaia di immigrati asiatici appena ingaggiati dal governo libico

Patrasso: ecco che fine fanno gli afgani respinti da Ancona
BARI, 24 ottobre 2008 - Arrivano ogni giorno, nascosti nei camion a bordo dei traghetti turistici che collegano la Grecia ai porti dell'Adriatico: Brindisi, Bari, Ancona, Venezia. E ogni giorno vengono rispediti in Grecia dalle autorità italiane. Gli ultimi 13 afgani sono salpati da Ancona sulla motonave Europa Palace lo scorso 23 ottobre. Ma cosa succede ai rifugiati afgani e iraqeni una volta ricondotti a Patrasso?

Italia: la mappa di cie, cara e centri emergenza
ROMA, 29 settembre 2008 - Hanno una capienza di 2.471 posti, che si vanno ad aggiungere ai 4.169 posti dei 10 centri di prima accoglienza (Cpsa-Cda) e ai 980 posti dei sei centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara). Ecco la mappa dei nuovi centri aperti in tutta fretta dal governo col decreto di emergenza. La lista degli enti gestori è lunga. Si va dai Comuni all'Arciconfraternita del S.S. Sacramento. Ma in molti casi sono gli stessi enti gestori dei Cara. Come ad esempio a Siracusa

Viaggio a Castel Volturno, dopo la strage degli immigrati
CASERTA, 20 settembre 2008 - I telefoni hanno iniziato a squillare ieri mattina. La notizia ha fatto il giro del mondo. E dal Ghana le famiglie delle vittime vogliono sapere se è vero, vogliono sapere perché. Isaac ha gli occhi rossi dal pianto: non sa più cosa dire alla madre. Lo zio, Kwame Yulius Francis, aveva appena ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Due settimane fa. E adesso deve raccontare loro che è stato ammazzato dalla Camorra a colpi di kalashnikov, nella civile Italia

Taniche d'acqua davanti a un campo di pomodoriViaggio tra i braccianti immigrati nelle campagne di Foggia
FOGGIA, 8 agosto 2008 - Foggia dista meno di 20 chilometri, ma è un altro mondo quello dove vivono i braccianti senza documenti. Un mondo di sfruttamento sul luogo di lavoro, di miseria nella vita quotidiana, e di segregazione nella vita sociale. Nella masserie occupate spesso non c'è elettricità, né ci sono bagni. La maggior parte di chi vive, lavora e si ammala nelle campagne foggiane, non ha un permesso di soggiorno

Bari capolinea della diaspora afgana. Ma il viaggio comincia dall'Iran
BARI, 6 agosto 2008 - Da un lato la Grecia, dall"altro la Puglia. Nel mezzo l’Adriatico e la diaspora afgana. Una diaspora che non fa parlare di sé, perché non fa il clamore di uno sbarco a Lampedusa. Ma a Bari, come negli altri porti italiani dell’Adriatico, arrivano a decine ogni giorno, da anni. Nascosti dentro i camion che a centinaia, ogni notte, si imbarcano sui traghetti di linea che collegano Patrasso e Igoumenitsa all’Italia

Lampedusa: salvarono naufraghi, oggi rischiano il carcere
ROMA, 27 agosto 2007 – Continua ad Agrigento il processo ai pescatori tunisini accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver soccorso in mare i migranti di un gommone semiaffondato lo scorso 8 agosto, 36 miglia al largo di Lampedusa