SIRACUSA, 26 dicembre 2008 - Il 2009 rischia di essere davvero un anno nuovo per Cassibile. Segnatevi queste due date: 22 e 27 gennaio. Il 22 mattina, alle 10:00, si aprono in Prefettura le buste dei concorrenti al bando per la gestione del centro di accoglienza per gli immigrati. Il 27 invece si tiene l'udienza preliminare contro gli attuali gestori del centro. Il pubblico ministero Antonino Nicastro ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato, a don Arcangelo Rigazzi e Marco Bianca, rispettivamente presidente e vicepresidente dell'associazione Alma Mater, e a tre imprenditori, che avrebbero falsificato delle fatture. Ma i presunti illeciti non riguardano soltanto la contabilità e tirano in ballo anche il vecchio Prefetto e la sua vice, che rinnovarono la convenzione – senza gara d’appalto – pur essendo a conoscenza delle carenze del centro e delle inadempienze di Alma Mater. A stabilire se commisero reati sarà il giudice. Noi ci limitiamo a proporvi una accurata ricostruzione dei fatti. Ognuno si faccia la propria idea.
Partiamo dall'immobile dove è nato il centro Giovanni Paolo II, a Cassibile. Una vecchia fabbrica d'arance. Giudicata non idonea da Asl, Polizia ambientale, Vigili del Fuoco e dalla stessa Polizia. Esposti che arrivarono nell'ufficio del Prefetto pro-tempore di Siracusa di allora, Francesco Alecci e del suo successore Benedetto Basile. Ma senza sortire alcun effetto... Ormai però quelle carte sono pubbliche. La deputata dei Radicali Rita Bernardini ne ha addirittura fatto oggetto di due interrogazioni parlamentari e di una conferenza stampa a Roma. Sarà per questo che il nuovo prefetto Maria Fiorella Scandura, ha posto come condizione vincolante per la partecipazione alla gara di appalto, la certificata idoneità dell'immobile. Ma partiamo dall'inizio della storia.
Il 18 luglio 2005, un gruppo di immigrati sbarcano sulle coste siracusane. La Prefettura dispone di accoglierli provvisoriamente in un dormitorio che da un paio di mesi ospita lavoratori stranieri, sotto la gestione dell’associazione Alma Mater. Il centro si trova a Cassibile, in via Elorina 5. Si tratta degli ex uffici di una vecchia centrale destinata alla lavorazione, alla conservazione e alla commercializzazione di agrumi. Gli sbarchi proseguono. Serve un servizio di accoglienza permanente. Si decide di affidare l’incarico a Alma Mater, senza nessuna gara di appalto a causa della “particolare criticità della situazione”.
Come di norma però, prima di firmare la convenzione, vengono fatti tutti gli accertamenti di rito. E i nodi vengono subito al pettine. Il 2 agosto 2005, il Settore Igiene e Sanità della Asl locale informa il viceprefetto Giuffrè che gli immigrati “dormono in dei materassi posti direttamente a terra e in numero maggiore alla ricettività” e chiede di verificare la compatibilità della destinazione d'uso dell'immobile. Dieci giorni dopo, il 12 agosto 2005, il comando provinciale dei vigili del fuoco comunica alla Prefettura che la struttura non è adeguata alle norme antincendio. Mancano impianti antincendi, gli arredi non sono ignifughi (in particolare i materassi) e le uscite di sicurezza non sono idonee. Il 26 agosto 2005, l’allora prefetto Alecci informa l'Alma Mater delle risultanze della Asl e dei vigili del fuoco e chiede di adeguare la struttura “nel rispetto degli standard minimi fissati dalla convenzione”. Convenzione che viene firmata quello stesso giorno. Come se niente fosse. Scade nel dicembre 2006 e prevede la possibilità di un rinnovo per altri due anni. Il corrispettivo è fissato a 47,00 euro giornaliere per ogni immigrato ospitato. Per un totale presunto di oltre 2.400.000 euro in un anno e mezzo.
Alma Mater non si decide a adeguare la struttura. Se ne lamentano addirittura i poliziotti di guardia al centro. Il 29 ottobre 2005 la questura informa il prefetto “notevoli carenze igienico-sanitarie, che procurano disagio sia agli ospiti del centro che agli operatori delle forze di polizia”. Il 7 novembre 2005, il prefetto Alecci comunica al Ministero dell'Interno e all'associazione Alma Mater le risultanze di carenze gestionali del centro e paventa la possibile applicazione delle penali.
Intanto è arrivato l'inverno e gli sbarchi sono cessati. Il centro è semivuoto. E il 20 dicembre il prefetto Alecci chiede al Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno di valutare l'opportunità di chiudere temporaneamente la struttura. Con un numero di ospiti inferiore al 50% della capienza della struttura, la convenzione prevede comunque il pagamento del 50% dei posti (articolo 10 comma 2). Fosse anche per una sola persona. Succede dal 20 gennaio al 27 febbraio 2006. Nel centro c'è un solo immigrato. Per la sua accoglienza la Prefettura corrisponde 3.525 euro al giorno. Stavolta a informare il Viminale è il nuovo prefetto, Benedetto Basile, con una nota inviata il 27 febbraio 2006.
La Prefettura si decide a inviare una commissione ispettiva a Cassibile. È il 31 ottobre 2006. C’è stata una denuncia contro la gestione di Alma Mater. E il Prefetto ne è al corrente. Insieme al viceprefetto Giuffrè Rosaria, si recano al centro i funzionari Tortorici, D'Erba e Cilio. Dalla relazione finale emergono carenze nella sistemazione alloggiativa e nella sicurezza dei locali. L'acqua del pozzo non è potabile, giacché l'impianto di clorazione non è mai stato in funzione dall'apertura del centro. Mancano i certificati di variazione di destinazione d'uso dell'immobile, precedentemente utilizzato come centrale per la lavorazione di agrumi. Le modifiche strutturali prescritte dai vigili del fuoco non sono state realizzate. E come se non bastasse, il numero degli operatori in turno è inferiore a quello previsto dalla convenzione. La commissione ispettiva conclude la sua relazione ritenendo che “un eventuale rinnovo del contratto debba essere subordinato alla realizzazione delle misure di prevenzione incendi previste nelle direttive del Ministero dell'Interno per tutti i Centri per immigrati”.
Alle 11:37 di quello stesso 31 ottobre 2006, subito dopo l’ispezione, il vicepresidente dell'Alma Mater, Marco Bianca, telefona a una operatrice del centro. Gli chiede come è andata. Lei risponde: “Cioè ma proprio incalzanti, incalzanti, che poi, non ti dico la cosa dei vigili del fuoco... Ho mentito spudoratamente...” E continua: “Gli ho detto, bastardi, gli ho detto: quanto ho preso? Perché era un’interrogazione! Lo stronzo mi ha detto: Sei e mezzo!”
Lo stesso Bianca Marco, il giorno prima, ha ricevuto una chiamata direttamente dal prefetto. “Potrebbe venire la commissione De Mistura”, informa Alecci. La commissione è stata nominata dal Ministero dell’Interno per visitare i centri di accoglienza degli immigrati. E il prefetto ci tiene a fare bella figura: “Vediamo, se ci sono pavimenti sporchi che c’è da fare cose, se c’è da pitturare, vediamo..”. “Certo sua eccellenza” lo rassicura Bianca, che però, a parte una passata di candeggina, non provvede agli adeguamenti strutturali richiesti da Asl, vigili del fuoco e polizia ambientale.
Nonostante tutte le inadempienze e le carenze del centro di Cassibile, la convenzione per la gestione viene rinnovata per altri due anni, di nuovo senza gara d’appalto. La firma avviene il 18 dicembre 2006. L’ammontare dell’appalto è di 3.755.850 euro in due anni. Il funzionario responsabile dell’area immigrazione è Rosaria Giuffrè, che un mese e mezzo prima ha visitato di persona il centro di Cassibile. L’unica documentazione richiesta a Alma Mater è il contratto di affitto della struttura, lo statuto dell’associazione e l’atto da cui risulta il legale rappresentante dell’associazione. Niente certificato antincendi. Niente certificato di abitabilità. Niente cambio di destinazione d’uso. E soprattutto: niente gara d’appalto.
Cinque mesi dopo, nel maggio del 2007, non è cambiato niente. La divisione urbanistica del Comune di Siracusa attesta che la destinazione d’uso dell’immobile utilizzato come centro d’accoglienza è ancora quella certificata nel 1980 dal Sindaco di Siracusa, ovvero una centrale destinata alla lavorazione degli agrumi. E che né il locatario Alma Mater, né il locatore Giuseppe Vasquez, hanno mai fatto richiesta di cambio di destinazione d’uso. Non solo. La Asl dichiara di non aver “mai rilasciato alcuna autorizzazione né alcun parere di idoneità igienico-sanitaria all’attività del centro”. La polizia ambientale conferma che l’acqua del pozzo non è potabile in assenza di un cloratore. E i vigili del fuoco confermano di non aver mai rilasciato il certificato antincendi per la struttura.
A raccogliere queste informazioni è la Procura di Siracusa, che sulla gestione del centro ha aperto un’indagine. Giuffrè viene interrogata. Su quali basi venne scelto di affidare la gestione del centro a Alma Mater nel 2005? “In vero – risponde – pur essendo effettivamente il funzionario responsabile dell’area immigrazione, ho avuto modo di prendere conoscenza esclusivamente dagli atti, quando questi erano già perfezionati”. Ammettiamo che la ragione sia stata l’emergenza. È la stessa Giuffrè a riferire che “lo stato di emergenza non permanesse prima del rinnovo della convenzione” nel dicembre 2006. D’inverno infatti gli sbarchi si bloccano. Lo stesso prefetto Basile nel febbraio 2006 aveva chiesto al Ministero di chiudere temporaneamente il centro, perché c’era solo un immigrato. Ma sul rinnovo senza gara aveva espresso parere favorevole anche il Ministero dell’Interno, secondo quanto riferito dalla stessa Giuffrè.
Le indagini proseguono, e il 6 settembre 2007 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Siracusa dispone il sequestro di 142.076 euro sui conti bancari dell’Alma Mater. Il pubblico ministero Antonino Nicastro sostiene che siano i proventi di una truffa aggravata ai danni dello Stato. È quanto emerge dallo studio delle carte contabili dell’Alma Mater, affidato dal pm a due consulenti tecnici. In particolare risultano fatture gonfiate per l’acquisto di arredamenti, lavori di ristrutturazione e servizi di lavanderia. Vediamo nei dettagli.
Il 12 luglio 2006 l’Alma Mater acquista 57 comodini e altrettanti armadietti presso tale Michele Parisi, che a sua volta li aveva acquistati dalla ditta “Megara Commerciale” di Augusta. Il valore della merce è di 5.700 euro. Ma all’Alma Mater vengono fatturati 44.700 euro. Michele Parisi - pluripregiudicato per associazione a delinquere, porto abusivo e detenzione di armi, emissioni di assegno a vuoto, frode, truffa e ricettazione – dirà che la fattura si trovava all’interno di una valigetta che guarda caso gli è stata rubata…
Dal maggio al settembre 2006 poi ci sono 5 fatture della lavanderia industriale Dalia Antonio, per un importo totale di 67.631,64 euro. Ora, due cose non tornano. La prima è che la convenzione stabilisce l’utilizzo di lenzuola e federe monouso, che per definizione non si lavano. La seconda, davvero paradossale, è che la lavanderia in questione ha chiuso i battenti nel 1996. Proprio così. L’Agenzia delle entrate non riscuote un centesimo di contributi dalla lavanderia dal 1997. Quando la digos si è recata a Belpasso, all’indirizzo della lavanderia ha trovato la porta serrata e i macchinari buttati in mezzo a uno spiazzo.
Ma non è ancora finita. C’è una terza serie di fatture che finisce sul tavolo del pm. Stavolta è il turno della ditta edile Romano Damiano, che nel corso del 2006 svolge lavori di ristrutturazione del centro per complessivi 61.440 euro. Una ditta nata nel gennaio del 2006 e che fattura soltanto lavori all’Alma Mater. E soprattutto una ditta che dichiara un unico dipendente, il che rende improbabile la realizzazione di lavori edili per una cifra così consistente…
E insieme alle fatture ci sono le cartelle esattoriali dell’Inps. Secondo un rilievo del maggio 2007 infatti, l’Alma Mater non risultava aver pagato i contributi sociali Inps obbligatori per il proprio personale per un ammontare complessivo di 107.027 euro. E poi c’è la spilla d’oro del valore di 170 euro regalata nel dicembre 2005 all’allora presidente della commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato di Siracusa. E i due palmari con gps, evidentemente utili al miglior perseguimento delle finalità sociali dell’associazione. E i 3.456 pasti somministrati in più rispetto al numero degli ospiti, per un importo totale di 24.000 euro, ufficialmente destinati agli ospiti sottoalimentati.
Ad ogni modo, il provvedimento di sequestro del Gip viene immediatamente impugnato dall’Alma Mater. Nelle indagini ci sono dei difetti di forma. La difesa ha ragione. E il 29 settembre 2007 il tribunale del riesame di Siracusa dispone la restituzione dei 142.000 euro ad Alma Mater. È un colpo di spugna sull’impianto probatorio. Gli atti di indagine prodotti dalla polizia giudiziaria – su cui si basa l’accusa di truffa - non sono utilizzabili, perché prodotti a indagini scadute. Già perché il termine di sei mesi delle indagini scadeva il 6 marzo 2007. E il magistrato non chiese la proroga. Inspiegabile. Come è possibile che in un’inchiesta tanto delicata si compia una dimenticanza tanto grossolana?
E poi ci sono le intercettazioni telefoniche, che secondo il tribunale del riesame non possono essere utilizzate, perché il reato di truffa citato (articolo 640 secondo comma c.p.p.) non lo consente. Lo avrebbe consentito invece l’articolo 640 bis: truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, punito fino a sei anni. Ma l’accusa ha deciso diversamente.
Nonostante tutto, il pm ha comunque chiesto il rinvio a giudizio di don Arcangelo Rigazzi e Marco Bianca, presidente e vicepresidente dell’Alma Mater, e dei tre imprenditori, tutti accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato. L’udienza preliminare è fissata al 27 gennaio. La sentenza sembra già essere scritta nelle parole del tribunale del riesame. Vedremo cosa deciderà il Gup.
Fermo restando il rispetto per gli operatori che lavorano in buona fede a Cassibile, comunque vada il processo e comunque vada la gara, ci auguriamo che l’accoglienza degli immigrati, ovunque in Italia, avvenga in modo dignitoso e con la massima onestà rispetto alla gestione del denaro pubblico.
Partiamo dall'immobile dove è nato il centro Giovanni Paolo II, a Cassibile. Una vecchia fabbrica d'arance. Giudicata non idonea da Asl, Polizia ambientale, Vigili del Fuoco e dalla stessa Polizia. Esposti che arrivarono nell'ufficio del Prefetto pro-tempore di Siracusa di allora, Francesco Alecci e del suo successore Benedetto Basile. Ma senza sortire alcun effetto... Ormai però quelle carte sono pubbliche. La deputata dei Radicali Rita Bernardini ne ha addirittura fatto oggetto di due interrogazioni parlamentari e di una conferenza stampa a Roma. Sarà per questo che il nuovo prefetto Maria Fiorella Scandura, ha posto come condizione vincolante per la partecipazione alla gara di appalto, la certificata idoneità dell'immobile. Ma partiamo dall'inizio della storia.
Il 18 luglio 2005, un gruppo di immigrati sbarcano sulle coste siracusane. La Prefettura dispone di accoglierli provvisoriamente in un dormitorio che da un paio di mesi ospita lavoratori stranieri, sotto la gestione dell’associazione Alma Mater. Il centro si trova a Cassibile, in via Elorina 5. Si tratta degli ex uffici di una vecchia centrale destinata alla lavorazione, alla conservazione e alla commercializzazione di agrumi. Gli sbarchi proseguono. Serve un servizio di accoglienza permanente. Si decide di affidare l’incarico a Alma Mater, senza nessuna gara di appalto a causa della “particolare criticità della situazione”.
Come di norma però, prima di firmare la convenzione, vengono fatti tutti gli accertamenti di rito. E i nodi vengono subito al pettine. Il 2 agosto 2005, il Settore Igiene e Sanità della Asl locale informa il viceprefetto Giuffrè che gli immigrati “dormono in dei materassi posti direttamente a terra e in numero maggiore alla ricettività” e chiede di verificare la compatibilità della destinazione d'uso dell'immobile. Dieci giorni dopo, il 12 agosto 2005, il comando provinciale dei vigili del fuoco comunica alla Prefettura che la struttura non è adeguata alle norme antincendio. Mancano impianti antincendi, gli arredi non sono ignifughi (in particolare i materassi) e le uscite di sicurezza non sono idonee. Il 26 agosto 2005, l’allora prefetto Alecci informa l'Alma Mater delle risultanze della Asl e dei vigili del fuoco e chiede di adeguare la struttura “nel rispetto degli standard minimi fissati dalla convenzione”. Convenzione che viene firmata quello stesso giorno. Come se niente fosse. Scade nel dicembre 2006 e prevede la possibilità di un rinnovo per altri due anni. Il corrispettivo è fissato a 47,00 euro giornaliere per ogni immigrato ospitato. Per un totale presunto di oltre 2.400.000 euro in un anno e mezzo.
Alma Mater non si decide a adeguare la struttura. Se ne lamentano addirittura i poliziotti di guardia al centro. Il 29 ottobre 2005 la questura informa il prefetto “notevoli carenze igienico-sanitarie, che procurano disagio sia agli ospiti del centro che agli operatori delle forze di polizia”. Il 7 novembre 2005, il prefetto Alecci comunica al Ministero dell'Interno e all'associazione Alma Mater le risultanze di carenze gestionali del centro e paventa la possibile applicazione delle penali.
Intanto è arrivato l'inverno e gli sbarchi sono cessati. Il centro è semivuoto. E il 20 dicembre il prefetto Alecci chiede al Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno di valutare l'opportunità di chiudere temporaneamente la struttura. Con un numero di ospiti inferiore al 50% della capienza della struttura, la convenzione prevede comunque il pagamento del 50% dei posti (articolo 10 comma 2). Fosse anche per una sola persona. Succede dal 20 gennaio al 27 febbraio 2006. Nel centro c'è un solo immigrato. Per la sua accoglienza la Prefettura corrisponde 3.525 euro al giorno. Stavolta a informare il Viminale è il nuovo prefetto, Benedetto Basile, con una nota inviata il 27 febbraio 2006.
La Prefettura si decide a inviare una commissione ispettiva a Cassibile. È il 31 ottobre 2006. C’è stata una denuncia contro la gestione di Alma Mater. E il Prefetto ne è al corrente. Insieme al viceprefetto Giuffrè Rosaria, si recano al centro i funzionari Tortorici, D'Erba e Cilio. Dalla relazione finale emergono carenze nella sistemazione alloggiativa e nella sicurezza dei locali. L'acqua del pozzo non è potabile, giacché l'impianto di clorazione non è mai stato in funzione dall'apertura del centro. Mancano i certificati di variazione di destinazione d'uso dell'immobile, precedentemente utilizzato come centrale per la lavorazione di agrumi. Le modifiche strutturali prescritte dai vigili del fuoco non sono state realizzate. E come se non bastasse, il numero degli operatori in turno è inferiore a quello previsto dalla convenzione. La commissione ispettiva conclude la sua relazione ritenendo che “un eventuale rinnovo del contratto debba essere subordinato alla realizzazione delle misure di prevenzione incendi previste nelle direttive del Ministero dell'Interno per tutti i Centri per immigrati”.
Alle 11:37 di quello stesso 31 ottobre 2006, subito dopo l’ispezione, il vicepresidente dell'Alma Mater, Marco Bianca, telefona a una operatrice del centro. Gli chiede come è andata. Lei risponde: “Cioè ma proprio incalzanti, incalzanti, che poi, non ti dico la cosa dei vigili del fuoco... Ho mentito spudoratamente...” E continua: “Gli ho detto, bastardi, gli ho detto: quanto ho preso? Perché era un’interrogazione! Lo stronzo mi ha detto: Sei e mezzo!”
Lo stesso Bianca Marco, il giorno prima, ha ricevuto una chiamata direttamente dal prefetto. “Potrebbe venire la commissione De Mistura”, informa Alecci. La commissione è stata nominata dal Ministero dell’Interno per visitare i centri di accoglienza degli immigrati. E il prefetto ci tiene a fare bella figura: “Vediamo, se ci sono pavimenti sporchi che c’è da fare cose, se c’è da pitturare, vediamo..”. “Certo sua eccellenza” lo rassicura Bianca, che però, a parte una passata di candeggina, non provvede agli adeguamenti strutturali richiesti da Asl, vigili del fuoco e polizia ambientale.
Nonostante tutte le inadempienze e le carenze del centro di Cassibile, la convenzione per la gestione viene rinnovata per altri due anni, di nuovo senza gara d’appalto. La firma avviene il 18 dicembre 2006. L’ammontare dell’appalto è di 3.755.850 euro in due anni. Il funzionario responsabile dell’area immigrazione è Rosaria Giuffrè, che un mese e mezzo prima ha visitato di persona il centro di Cassibile. L’unica documentazione richiesta a Alma Mater è il contratto di affitto della struttura, lo statuto dell’associazione e l’atto da cui risulta il legale rappresentante dell’associazione. Niente certificato antincendi. Niente certificato di abitabilità. Niente cambio di destinazione d’uso. E soprattutto: niente gara d’appalto.
Cinque mesi dopo, nel maggio del 2007, non è cambiato niente. La divisione urbanistica del Comune di Siracusa attesta che la destinazione d’uso dell’immobile utilizzato come centro d’accoglienza è ancora quella certificata nel 1980 dal Sindaco di Siracusa, ovvero una centrale destinata alla lavorazione degli agrumi. E che né il locatario Alma Mater, né il locatore Giuseppe Vasquez, hanno mai fatto richiesta di cambio di destinazione d’uso. Non solo. La Asl dichiara di non aver “mai rilasciato alcuna autorizzazione né alcun parere di idoneità igienico-sanitaria all’attività del centro”. La polizia ambientale conferma che l’acqua del pozzo non è potabile in assenza di un cloratore. E i vigili del fuoco confermano di non aver mai rilasciato il certificato antincendi per la struttura.
A raccogliere queste informazioni è la Procura di Siracusa, che sulla gestione del centro ha aperto un’indagine. Giuffrè viene interrogata. Su quali basi venne scelto di affidare la gestione del centro a Alma Mater nel 2005? “In vero – risponde – pur essendo effettivamente il funzionario responsabile dell’area immigrazione, ho avuto modo di prendere conoscenza esclusivamente dagli atti, quando questi erano già perfezionati”. Ammettiamo che la ragione sia stata l’emergenza. È la stessa Giuffrè a riferire che “lo stato di emergenza non permanesse prima del rinnovo della convenzione” nel dicembre 2006. D’inverno infatti gli sbarchi si bloccano. Lo stesso prefetto Basile nel febbraio 2006 aveva chiesto al Ministero di chiudere temporaneamente il centro, perché c’era solo un immigrato. Ma sul rinnovo senza gara aveva espresso parere favorevole anche il Ministero dell’Interno, secondo quanto riferito dalla stessa Giuffrè.
Le indagini proseguono, e il 6 settembre 2007 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Siracusa dispone il sequestro di 142.076 euro sui conti bancari dell’Alma Mater. Il pubblico ministero Antonino Nicastro sostiene che siano i proventi di una truffa aggravata ai danni dello Stato. È quanto emerge dallo studio delle carte contabili dell’Alma Mater, affidato dal pm a due consulenti tecnici. In particolare risultano fatture gonfiate per l’acquisto di arredamenti, lavori di ristrutturazione e servizi di lavanderia. Vediamo nei dettagli.
Il 12 luglio 2006 l’Alma Mater acquista 57 comodini e altrettanti armadietti presso tale Michele Parisi, che a sua volta li aveva acquistati dalla ditta “Megara Commerciale” di Augusta. Il valore della merce è di 5.700 euro. Ma all’Alma Mater vengono fatturati 44.700 euro. Michele Parisi - pluripregiudicato per associazione a delinquere, porto abusivo e detenzione di armi, emissioni di assegno a vuoto, frode, truffa e ricettazione – dirà che la fattura si trovava all’interno di una valigetta che guarda caso gli è stata rubata…
Dal maggio al settembre 2006 poi ci sono 5 fatture della lavanderia industriale Dalia Antonio, per un importo totale di 67.631,64 euro. Ora, due cose non tornano. La prima è che la convenzione stabilisce l’utilizzo di lenzuola e federe monouso, che per definizione non si lavano. La seconda, davvero paradossale, è che la lavanderia in questione ha chiuso i battenti nel 1996. Proprio così. L’Agenzia delle entrate non riscuote un centesimo di contributi dalla lavanderia dal 1997. Quando la digos si è recata a Belpasso, all’indirizzo della lavanderia ha trovato la porta serrata e i macchinari buttati in mezzo a uno spiazzo.
Ma non è ancora finita. C’è una terza serie di fatture che finisce sul tavolo del pm. Stavolta è il turno della ditta edile Romano Damiano, che nel corso del 2006 svolge lavori di ristrutturazione del centro per complessivi 61.440 euro. Una ditta nata nel gennaio del 2006 e che fattura soltanto lavori all’Alma Mater. E soprattutto una ditta che dichiara un unico dipendente, il che rende improbabile la realizzazione di lavori edili per una cifra così consistente…
E insieme alle fatture ci sono le cartelle esattoriali dell’Inps. Secondo un rilievo del maggio 2007 infatti, l’Alma Mater non risultava aver pagato i contributi sociali Inps obbligatori per il proprio personale per un ammontare complessivo di 107.027 euro. E poi c’è la spilla d’oro del valore di 170 euro regalata nel dicembre 2005 all’allora presidente della commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato di Siracusa. E i due palmari con gps, evidentemente utili al miglior perseguimento delle finalità sociali dell’associazione. E i 3.456 pasti somministrati in più rispetto al numero degli ospiti, per un importo totale di 24.000 euro, ufficialmente destinati agli ospiti sottoalimentati.
Ad ogni modo, il provvedimento di sequestro del Gip viene immediatamente impugnato dall’Alma Mater. Nelle indagini ci sono dei difetti di forma. La difesa ha ragione. E il 29 settembre 2007 il tribunale del riesame di Siracusa dispone la restituzione dei 142.000 euro ad Alma Mater. È un colpo di spugna sull’impianto probatorio. Gli atti di indagine prodotti dalla polizia giudiziaria – su cui si basa l’accusa di truffa - non sono utilizzabili, perché prodotti a indagini scadute. Già perché il termine di sei mesi delle indagini scadeva il 6 marzo 2007. E il magistrato non chiese la proroga. Inspiegabile. Come è possibile che in un’inchiesta tanto delicata si compia una dimenticanza tanto grossolana?
E poi ci sono le intercettazioni telefoniche, che secondo il tribunale del riesame non possono essere utilizzate, perché il reato di truffa citato (articolo 640 secondo comma c.p.p.) non lo consente. Lo avrebbe consentito invece l’articolo 640 bis: truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, punito fino a sei anni. Ma l’accusa ha deciso diversamente.
Nonostante tutto, il pm ha comunque chiesto il rinvio a giudizio di don Arcangelo Rigazzi e Marco Bianca, presidente e vicepresidente dell’Alma Mater, e dei tre imprenditori, tutti accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato. L’udienza preliminare è fissata al 27 gennaio. La sentenza sembra già essere scritta nelle parole del tribunale del riesame. Vedremo cosa deciderà il Gup.
Fermo restando il rispetto per gli operatori che lavorano in buona fede a Cassibile, comunque vada il processo e comunque vada la gara, ci auguriamo che l’accoglienza degli immigrati, ovunque in Italia, avvenga in modo dignitoso e con la massima onestà rispetto alla gestione del denaro pubblico.