"Siamo stremati, alcuni di noi stanno male. Vediamo da lontano le case di una città e temiamo che ci costringano a sbarcare. Vi prego aiutateci". Questa la richiesta raccolta dal giornalista di origini somale della Bbc, che è stato raggiunto telefonicamente dai 75 somali a bordo del gommone respinto ieri in Libia dalla Guardia di Finanza. I respinti hanno detto che dieci di loro, tra cui sette donne e tre minori, sono in precarie condizioni di salute. Quattro di loro, soccorsi da una motovedetta maltese, erano già stati ricoverati ieri nell'ospedale Mater dei della Valletta; un quinto, con forti contusioni alle costole, era stato trasferito sempre ieri a Pozzallo (Ragusa) con una motovedetta della Guardia Costiera. "Abbiamo chiesto ai militari italiani di fare richiesta d'asilo - hanno raccontato i respinti - e li abbiamo pregati di non consegnarci ai libici perchè temiamo di finire in carcere, ma non hanno voluto sentire ragioni".
Sul pattugliatore d'altura Denaro della Guardia di Finanza sono seguiti momenti di tensione. I respinti, in gran parte rifugiati somali, si sarebbero infatti rifiutati di essere trasbordati sulle unità libiche. Il corrispondente ribadisce a Fortress Europe: "Parlavano somalo, erano tutti somali, come sulla barca respinta l'11 agosto scorso". Alla fine è stato deciso per motivi di sicurezza di dirottare il pattugliatore direttamente verso Tripoli, dove l'unità militare italiana è approdata intorno alle 13.00.
Intanto si fa sentire la Commissione europea, che ha annunciato alla stampa che invierà una richiesta di informazioni a Malta e all'Italia proprio sull'ultimo respingimento. In particolare, la Commissione sottolinea che "qualunque essere umano ha diritto di sottoporre una domanda che gli riconosca lo statuto di rifugiato o la protezione internazionale", ricordando poi quanto aveva già affermato in proposito il commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot, in una lettera del 15 luglio scorso al presidente della Commissione europarlamentare Libertà civili, Lopez Aguilar. Peccato però che le parole di Barrot stridano con gli sforzi della diplomazia europea a collaborare con la Libia. Per chi ha poca memoria, rimandiamo ai rapporti di Frontex in merito...