Showing posts with label Cie Roma. Show all posts
Showing posts with label Cie Roma. Show all posts

25 October 2012

In nome del popolo italiano


di Gabriele Del Grande e Stefano Liberti
fotografia Enrico Parenti, montaggio Chiara Russo

Padri di famiglia, lavoratrici, ragazzi e ragazze nati in Italia. Al centro di identificazione e espulsione (CIE) di Roma ne arrivano ogni giorno. Non hanno commesso alcun reato, eppure rischiano di passare 18 mesi dietro le sbarre in attesa di essere espulsi. La loro detenzione è convalidata da un giudice di pace. In nome del popolo italiano. Basta un permesso di soggiorno scaduto. Lo dice la legge e questo basta a tranquillizzare l'opinione pubblica e a rimuovere il problema. Noi però abbiamo deciso di andare a vedere. Ne è nato un mini-doc, un viaggio per immagini e storie nel CIE di Roma. Perché siamo convinti che mostrare quei luoghi e ascoltare quelle voci significa rompere una definizione. E ribadire che nessun essere umano è illegale. Nemmeno quando lo dice una legge.

"In nome del popolo italiano" è il primo di una serie di documentari brevi prodotti da Zalab con il contributo di Open Society.

27 September 2011

Altra maxi evasione dal Cie di Roma, liberi 60 tunisini


Quinta evasione in un mese dal centro di identificazione e espulsione (Cie) di Ponte Galeria a Roma. Sessanta reclusi, in maggior parte tunisini appena trasferiti da Lampedusa, sono riusciti a fuggire, mentre un'altra ventina sono stati rintracciati e riportati al Cie. Dal mese di agosto almeno 191 ragazzi senza carte sono riusciti a fuggire dal Cie di Roma. L'escalation delle rivolte e delle fughe sembra dovuta a due fattori. Da un lato la nuova legge approvata il 2 agosto al Senato che ha portato a 18 mesi il limite della detenzione nei Cie. E dall'altro il nuovo accordo sui rimpatri con la Tunisia, che prevede due voli charter da Palermo a Tunisi ogni giorno (effettuati dalla Mistral Air, Small Planet, Dubrovnik Air e altre compagnie) per un totale di 100 espulsi ogni giorno. E infatti i protagonisti dell'ultima sommossa di Ponte Galeria sono stati proprio i ragazzi tunisini trasferiti cinque giorni fa a Roma dall'isola di Lampedusa. Sapevano che con il nuovo accordo tra Italia e Tunisia sarebbero stati quasi sicuramente espulsi. E hanno deciso di giocarsi il tutto per tutto. Il pomeriggio di domenica scorsa, approfittando della presenza ridotta del personale di sorveglianza, hanno sfondato un cancello dal lato del cantiere dei lavori di ristrutturazione del Cie devastato dalle almeno quattro rivolte che si sono registrate tra agosto e settembre.

09 September 2011

Liberi tutti! Quarta evasione in un mese al Cie di Roma

Rivolte annunciate, fughe ripetute. Il centro di identificazione e espulsione (Cie) di Ponte Galeria, a Roma, ormai è una polveriera. Tra agosto e settembre sono già quattro le fughe riuscite e almeno altrettante le rivolte. Nessuno dei reclusi sembra infatti disposto a perdere dietro le sbarre 18 mesi della propria esistenza senza avere commesso reati. L'ultima fuga è avvenuta il 9 settembre. Dal Cie sono riusciti a scappare in 21, niente rispetto agli 80 fuggiti a fine agosto e ai 30 scappati l'8 agosto. Per approfondire, vi consigliamo la ricostruzione dei fatti su un articolo della cronaca romana del Corriere.

30 August 2011

Un assassino al Cie di Ponte Galeria

È l'inverno del 1993 e per le strade di Milano si combatte una guerra tra bande per il controllo del mercato della droga. Protagonisti di questa nuova stagione di violenza sono gruppi di sbandati tunisini. Gente che vive ai margini della società, spesso in condizioni disagiate, ai quali fino a poco tempo prima quel mercato era inaccessibile. Il 3 novembre un tunisino di 24 anni viene ritrovato in una pozza di sangue con una coltellata sotto il cuore in un campo di via Caio Mario, dove dormiva in un carrello per il trasporto di cavalli. Un mese dopo, il 17 dicembre, un altro tunisino viene trovato senza vita in un appartamento al secondo piano di via Morgantini. Il movente dei due omicidi è lo stesso: regolamento di conti tra bande di spacciatori. Gli inquirenti passano al setaccio la zona. E nel giro di qualche settimana arrestano due ragazzi. Due tunisini, di 23 e 27 anni. Saranno entrambi condannati per omicidio. Diciotto anni dopo, un signore di 45 anni nasconde i suoi documenti in un borsone nel magazzino del centro di identificazione e espulsione di Roma, perché nessuno li veda. E si presenta ai suoi compagni sotto mentite spoglie. Ha paura che lo riconoscano. È l'assassino di via Morgantini.

12 August 2011

Dopo l'evasione, ancora disordini al Cie di Roma

some text

Giovedì 11 agosto. Undicesimo giorno del mese sacro del Ramadan. La preghiera del 'Asr di oggi, a Roma è prevista per le 17:08. Gli orari sono stampati su dei programmi diffusi in città dalle comunità islamiche. Uno è arrivato anche al centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria. I reclusi musulmani per quell'ora si ritrovano nella cella adibita a moschea. E si genuflettono in direzione sud est, con lo sguardo rivolto alla Mecca. Ma mentre pregano, da fuori arriva uno strano odore, come di bruciato. E appena finito il rapido rito, vedono la colonna di fumo uscire da una delle celle. I materassi sono in fiamme ammucchiati uno sull'altro contro la porta d'ingresso. Seduto in fondo alla stanza, appoggiato al muro, c'è un detenuto. Aspetta che le fiamme lo portino fuori dalla gabbia, per sempre. Ma i suoi compagni di cella gli rovinano i piani. Sfidando le fiamme e il fumo entrano dentro e lo trascinano fuori di peso. Di peso sì, perché M. - lo chiameremo così – non può camminare. Ha una gamba ingessata dalla caviglia al ginocchio, con due fratture. Se l'è rotta domenica scorsa saltando dal muro di cinta del Cie di Ponte Galeria, durante la maxi evasione che ha portato alla fuga, il dato è confermato, di 32 reclusi.

09 August 2011

Dalla guerra al Cie. Walid, un algerino a Ponte Galeria


Boubacar l'ha capito col tempo. Che il paradiso non esiste. E che i legami a forza di tirarli si spezzano. E i giorni scorsi lo ha ripetuto fino alla noia al suo nuovo compagno di cella. Si chiama Walid, anche lui è algerino, ma ha soltanto 21 anni d'età. Più Boubacar lo guarda più gli sembra di rivedere se stesso all'inizio della sua avventura italiana, quando arrivò a Palermo, ancora diciassettenne. Era il lontanissimo 1984. A quel tempo si viaggiava senza problemi sul traghetto di linea da Tunisi. Bastava avere in tasca un passaporto. Trent'anni dopo, è tutta un'altra storia. E a Walid è toccato partire senza biglietto e al rischio della vita. Era a Tripoli a lavorare quando la guerra l'ha sorpreso senza preavviso. A Lampedusa è sbarcato due mesi fa. Ma a differenza degli altri profughi di guerra (nigeriani, eritrei, maliani, somali, pakistani...), lui e tutti gli arabi a bordo del peschereccio sono stati trasferiti nel giro di pochi giorni al centro di identificazione e espulsione (Cie) di Roma. Egiziani e algerini. Pronti per essere impacchettati e rispediti al mittente. Walid voleva fuggire. Come avevano tentato gli altri algerini la notte della rivolta, il 29 luglio. Ma è stato Boubacar a convincerlo del contrario. Con la storia del paradiso e dei legami. Di solito non si immischia. Ma quando l'ha visto crollare in lacrime e ha sentito la sua confessione, si è sentito in dovere di dargli un consiglio sincero, come se davanti a se avesse il figlio che non ha mai avuto.

08 August 2011

Riuscita evasione per 30 reclusi del Cie di Roma


Jamal ha ancora male alle spalle. È saltato male dal muro. Ma è saltato. E adesso è fuori. Finalmente libero. Pronto a tornare tra le braccia della sua ragazza a Bologna. È fuggito stanotte dal centro di identificazione e espulsione (Cie) di Roma. E con lui sono scappati altri 30 detenuti. Tunisini, marocchini e egiziani. La prefettura di Roma non ne ha finora dato notizia. Ma due testimoni oculari hanno confermato la notizia a Fortress Europe. Si tratta della più importante evasione registrata quest'anno al Cie di Ponte Galeria. E non è un caso che sia avvenuta due giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della nuova legge sui rimpatri, che porta da 6 a 18 mesi il limite della detenzione nei centri di identificazione e espulsione. La stessa legge che aveva scaldato gli animi dei reclusi, quando lo scorso 29 luglio avevano dato vita a una rivolta dopo il pestaggio di tre reclusi algerini che avevano tentato la fuga. Stavolta però hanno deciso di cambiare strategia. E allo scontro con le forze dell'ordine o agli scioperi della fame, hanno preferito la fuga.

04 August 2011

Cie Roma: 20 punti per non essere espulso


Qualcuno ci dica se tutto questo è normale. Se per andare a trovare sua sorella a Livorno un ragazzo di vent'anni debba aprirsi una coscia con una lametta di ferro e scavare nella carne fino a tagliare in profondità, perché soltanto così non lo rispediranno in Tunisia. L'ennesima storia di dolore e di umiliazione arriva dal centro di identificazione e espulsione (Cie) di Roma. Il protagonista si chiama Khalil. È un ragazzo tunisino di Jbel Ahmer, un sobborgo popolare delle periferie di Tunisi, arrivato a Lampedusa quattro mesi fa e da lì finito al Cie di Ponte Galeria. Sono venuti a prenderli stanotte. Il giovedì è giorno di espulsioni. Quando sono entrati erano le 3:40 del mattino. Diciotto agenti, in borghese. Uno per uno hanno tirato fuori dalle gabbie sei tunisini. Poi sono arrivati da lui. Quando li ha visti si è arrampicato sullo scaffale sopra i letti, dove appoggiano i vestiti. E ha iniziato a implorarli. Di non farlo partire. Che ancora aveva i segni dei tagli che si è fatto le ultime due volte che hanno provato a portarlo all'aeroporto. Di lasciarlo prima guarire. Ma gli agenti hanno insistito. Poche storie. "Se c'è il sangue ti lasciamo, altrimenti vieni via lo stesso". Il regolamento è chiaro. Lui allora ha tirato fuori una lametta da barba, l'ha affondata nella carne sopra il ginocchio e ha tagliato in profondità. Alla vista del sangue, gli agenti della squadra sono usciti dalla cella e sono tornati negli uffici, con passo calmo, come se niente fosse, più preoccupati dei preparativi del secondo giro di espulsioni delle 7:00, altri cinque algerini, che non delle condizioni di Khalil.

03 August 2011

Ponte Galeria: il lavoro rende liberi


Dopo la rivolta, le espulsioni. La macchina dei rimpatri forzati del centro di identificazione e espulsione (Cie) di Roma, a Ponte Galeria, ha ripreso a funzionare a pieno ritmo, dopo i disordini che hanno messo a ferro e fuoco il Cie la notte tra venerdì e sabato scorso. I primi a farne le spese sono stati 17 egiziani. Sabato mattina erano stati trasferiti in isolamento in una sezione dell'area femminile. E domenica pomeriggio sono stati caricati sull'aereo per Il Cairo. La loro assenza si farà sentire. Mancheranno ai loro familiari (hanno tutti qualche cugino a Roma e uno di loro aspetta un figlio dalla compagna rumena con cui conviveva). E mancheranno ai loro datori di lavoro. Sì perché a parte un ragazzo di Mansura, sbarcato a Lampedusa un mese fa dalla Libia, tutti gli altri lavoravano come facchini al CAR, il centro agroalimentare di Roma. Si tratta del principale punto di vendita all'ingrosso di frutta e verdura di tutta la capitale, 45.000 metri quadrati di esposizione alle porte della città, a Guidonia Montecelio, dove lavorano migliaia di persone, compresi centinaia di facchini tenuti in nero dai loro datori di lavoro. Esattamente come i 16 egiziani che l'Italia ha appena espulso. Ragazzi che da quando erano sbarcati in Sicilia, quattro, cinque anni fa, si erano messi a lavorare sodo, appoggiandosi dai cugini a Roma. Carico e scarico, turni di notte, straordinari. Mai un precedente penale, gente tutta casa e lavoro. Fino al giorno della retata della polizia ai mercati generali.

30 July 2011

Rivolta in diretta al Cie di Ponte Galeria


È da poco passata la mezzanotte al centro di identificazione e espulsione (Cie) di Roma. Tre detenuti tentano la fuga. La polizia li trova. E li massacra di botte agli ordini di una ispettrice che ha deciso di fare la dura. Qualcuno però assiste alla scena. E indignato, sparge la voce tra i reclusi dell'area maschile. Scoppia la rivolta. I detenuti rifiutano di rientrare nelle camerate, la polizia in tenuta antisommossa fuori dalla gabbia minaccia di sfondare. Dentro si armano di pietre per difendersi e danno alle fiamme alcuni materassi. Intanto noi, da fuori, grazie a fonti fidate all'interno del Cie, seguiamo per tutta la notte gli sviluppi della rivolta. Leggete come è andata a finire. E se anche a voi sembra che non sia una roba normale, chiamate il centralino di Ponte Galeria allo 06.65854224. Facciamogli sentire che hanno gli occhi addosso.

29 July 2011

Ramzi che passò in un Cie 14 mesi degli ultimi 2 anni


Com'è lontana l'estate del 1996. E quella vacanza in crociera sul Mediterraneo. Ramzi aveva vent'anni. Da Tunisi erano partiti in sette. Studenti universitari, classe media, nessuna voglia di bruciare la frontiera e passare guai con la dogana. Qualche avventura con le ragazze a bordo era un programma più che allettante. E invece quella sera a Barcellona, ormai ubriachi dopo l'ennesima birra, decisero che sulla nave non sarebbero tornati. L'Europa era lì, tutta per loro, pronta a farsi corteggiare e conquistare. E quando si risvegliarono con un cerchio alla testa per la sbornia del giorno prima, la nave era partita davvero. I ricordi di quella ragazzata che gli ha cambiato la vita, riaffiorano a 15 anni di distanza. Stavolta però per Ramzi non c'è nessuna birra fresca con cui brindare alle follie della gioventù. Perché al centro di identificazione e espulsione di Roma, l'alcol è proibito. Ormai sono passati nove mesi dall'ultima birra. E dall'ultima passeggiata sul lungomare di Sanremo. Nove mesi dietro le gabbie dei centri di identificazione e espulsione. Prima Torino, poi Roma. Perché è vero che il limite massimo della detenzione nei Cie è di 6 mesi. Ma se ti rimpatriano nel paese sbagliato, è peggio che al Monopoli. Vai in prigione, salti un turno e ricominci dal via.

25 July 2011

Finanzieri che picchiano le donne nei Cie


Senza parole. Perché la violenza sulle donne fa ancora più male. A maggior ragione se a picchiare è un uomo che indossa la divisa. Guardate queste foto. Sono state scattate nel centro di identificazione e espulsione (Cie) di Ponte Galeria, a Roma. Si vede una giovane reclusa, tunisina. Mostra evidenti segni di percosse e manganellate sulla schiena e sul braccio. A picchiarla sono stati due uomini della Guardia di Finanza. Come racconta lei stessa: "Stavamo giocando a calcio, io ho colpito la palla e ho preso una ragazza nigeriana sul viso, abbiamo iniziato ad insultarci e alla fine ci siamo prese per i capelli. Nessuna mollava la presa e sentendo le grida sono entrati tre uomini, due della Guardia di Finanza e uno in borghese. Hanno iniziato a manganellarmi per separarci, davanti a tutte le ragazze che assistevano alla scena. Sono stata picchiata dietro la schiena, sul braccio e alla spalla. Mi sono lamentata più volte con gli infermieri del Cie per i forti dolori chiedendo di poter essere accompagnata in ospedale. Ma mi hanno dato sempre e solo dei tranquillanti."

23 July 2011

LasciateCIEntrare, il programma del 25 luglio

L'appuntamento è per le 11,00 davanti ai Cie della vostra città, insieme a parlamentari e giornalisti, per dire no alla censura imposta per circolare ministeriale da Maroni. E per parlare delle condizioni dei detenuti con i 36 parlamentari che visiteranno le strutture. Perchè gli obiettivi sono due. LasciateCIEntrare, ma anche lasciateliuscire! Di seguito il programma delle visite con orario, adesioni e referenti. Per leggere l'appello e il motivo per cui Fortress Europe aderisce alla campagna, cliccate qui.

Cie Roma: tre reclusi in sciopero della fame


Sciopero della fame al centro di identificazione e espulsione di Roma. Lo hanno indetto i tre reclusi che si trovano in isolamento da oltre un mese. Chiedono di poter incontrare la delegazione di parlamentari che visiterà il Cie di Ponte Galeria il prossimo lunedì 25 luglio. Questa mattina hanno rifiutato colazione e pranzo e si sono detti pronti a proseguire la protesta finché non potranno esporre ai parlamentari le proprie ragioni. Choukri, Ramzi e Ahmed sono tenuti in isolamento dallo scorso 18 giugno, quando il Cie di Ponte Galeria venne devastato da una rivolta esplosa nella sezione maschile con tanto di incendio.

22 July 2011

Scotch, iniezioni e lamette. Istruzioni per l'uso nei Cie

Lo scotch serve a immobilizzare i reclusi. Basta girarlo più volte e ben stretto intorno ai polsi e alle gambe. E quando strillano pure sulla bocca. L'iniezione invece si fa alle ragazze. Perché anche loro a volte non fanno le brave, ma bisogna pure essere cavalieri e allora meglio un sedativo che le botte. Infine le lamette, da rasoio. Quelle le usano uomini e donne. Ma serve tanta disperazione quanto coraggio. O ti ci tagli le vene o le ingoi. E se ti va bene che resti in vita, finisci al pronto soccorso da dove anche se non riesci a scappare, puoi comunque considerarti fortunato che non ti hanno rimpatriato. Vale la pena arrivare a tanto pur di non rientrare nel proprio paese? Non sta a noi deciderlo. Non ci interessa qui stilare una classifica del dolore per decidere a chi concedere il diritto di viaggiare. Qui ci interessa raccontare che cosa sta diventando la Fortezza Europa. Le ultime storie arrivano ancora dal centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria, a Roma. Qui, nell'ultima settimana, proteste e episodi di autolesionismo hanno fatto saltare almeno una decina di espulsioni programmate. Gli ultimi due nigeriani, un ragazzo e una ragazza, erano già saliti sull'aereo per Lagos, quando a bordo è scoppiata la protesta.

16 July 2011

Cronache di ordinaria disumanità dal Cie di Roma


L'ultima volta sono entrati una settimana fa. Alle sei del mattino. Una ventina di agenti in tutto, tra quelli in divisa coi manganelli in mano e i civili. Ridha dormiva ancora, sotto gli effetti degli psicofarmaci che prendeva ogni sera per scacciare i cattivi pensieri. Era arrivato a Lampedusa un paio di mesi prima. E dell'Italia aveva visto soltanto le gabbie. Prima quella del centro di accoglienza di Lampedusa, poi quella di Ponte Galeria, il centro di identificazione e espulsione (Cie) di Roma. Ha aperto gli occhi soltanto dopo che lo hanno alzato di peso dal materasso, tirandolo su per le braccia. E allora ha cominciato a sbraitare. Nella camerata si sono svegliati tutti, tranne il libanese ustionato. Ma prima che qualcuno dicesse niente la polizia ha ordinato di rimanersene a letto. Venti contro sei, manganelli contro mani nude, nessuno se l'è sentita di dire niente. E sono rimasti a guardare, con gli agenti che portavano via il povero Ridha così come lo avevano trovano a letto: in pantaloncini corti e a torso nudo. Senza lasciarlo nemmeno andare in bagno per sciacquarsi il viso e fare i suoi bisogni. Il resto della scena i suoi compagni di cella l'hanno vista dalle finestre, nel cortile. “L'hanno legato come un pollo”, racconta oggi Brahim. Con una corda: alle gambe e una ai polsi, le braccia piegate dietro la schiena. E per non farlo gridare, gli hanno stretto una fascia sulla bocca e l'hanno portato via. Funziona così al Cie di Roma, e non solo. La destinazione è a pochi chilometri. Aeroporto di Fiumicino. I voli sono quelli di linea, prima fanno salire i passeggeri e poi all'ultimo minuto monta la polizia con i reclusi da espellere. Quel giorno erano in 20. Tutti tunisini. Destinazione Palermo, per le operazioni di identificazione che svolge abitualmente il Consolato tunisino, direttamente in aeroporto. E da lì il volo per Tunisi. Brahim la scena la ricorda bene. E di quando in quando se la sogna pure la notte.

15 July 2011

Lettera aperta di cinque detenuti del Cie di Roma


"Vogliamo che tutti i cittadini italiani sentano la nostra voce, che vicino a Roma ci sono 250 persone che soffrono di brutto, tutti giovani, donne e uomini, gente che è venuta qua in Italia perchè sogna la libertà, la democrazia. Perchè non abbiamo vissuto la democrazia, abbiamo sentito quella parola ma non l’abbiamo mai vissuta. Noi chiediamo l’aiuto della gente fuori, aiutateci e dovete capire che qua c’è gente che non ha fatto male a nessuno e che sta soffrendo. Noi soffriamo già 6 mesi, figurati 18 mesi. Se passa la legge qui c’è gente che fa la corda perchè già così, con i sei mesi, c’è gente che si è tagliata le mani, figurati con diciotto mesi, la gente si ammazza, la gente esce fuori di testa. Chiediamo che la gente là fuori, tutti, anche i partiti politici, faccia di tutto per non far passare quella legge. Chiediamo che la gente fuori, ogni giovedì mattina, vada a vedere a Fiumicino le persone portate via con la forza, che vada a fermare il massacro".

Sono cinque detenuti del centro di identificazione e espulsione (Cie) di Roma, a Ponte Galeria. Hanno scritto una lettera aperta agli italiani, perché si conoscano le condizioni in cui sono detenuti. Rainews24 ha dedicato alla loro iniziativa il servizio televisivo che vedete qua sopra. Il testo integrale della lettera si può leggere sul sito di Radio Onda Rossa. Il prossimo 25 luglio, una delegazione di parlamentari visiterà il Cie romano, che come tutti gli altri Cie, dal primo aprile è vietato alla stampa.

01 July 2011

Cie: le immagini che nessuno deve vedere


Altro che tutelare la privacy dei reclusi o la sicurezza dei cittadini. Altro che evitare di intralciare la gestione dei centri. Ecco perché la stampa non deve entrare nei centri di identificazione e espulsione. Per non mostrare agli italiani queste immagini. E per non raccontare loro queste storie. Quelle che vedete sono foto che ho scattato durante le mie visite ai centri di identificazione e espulsione di Torino, Crotone, Roma, Modena, Trapani, Gradisca e Caltanissetta nel corso del 2009. Quando ancora la stampa poteva entrare. Le storie le trovate nella pagina del sito dedicata ai cie. Vogliamo continuare a poter monitorare la situazione. Vogliamo che ogni giorno gli italiani vedano quelle immagini di uomini in gabbia senza un motivo, come se fossero animali. Vogliamo che gli italiani sappiano davvero quali sono le conseguenze di certe scelte politiche sulle vite degli altri. Lasciateci entrare nei Cie! Lo ripetiamo da un mese sulla rete con il nostro appello, sostenuti per la prima volta anche dall'ordine e dal sindacato dei giornalisti, da quando Maroni ha vietato alla stampa l'ingresso nei centri di espulsione con la ormai famosa circolare 1305 del primo aprile.

19 June 2011

Cie Roma: notte di tensione, rivolta e incendio


Stanze annerite dal fumo, arredi bruciati, impianti elettrici fuori uso, tv e condizionatori inutilizzabili. La sezione maschile del centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria è semidistrutta dopo una notte di rivolta, incendi e scontri con le forze dell'ordine. A diffondere la notizia è stato il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni. Alla protesta avrebbero partecipato una settantina di detenuti della sezione maschile del cie. Tutto è cominciato la sera del 18 giugno, quando la sezione maschile ha rifiutato il cibo per protesta contro il decreto legge che allunga a 18 mesi il limite del trattenimento nei centri di identificazione e espulsione. La tensione sarebbe poi salita durante la notte fino al momento in cui è stato appiccato il fuoco e ha fatto ingresso una squadra di agenti in tenuta antisommossa nella gabbia. Secondo testimoni diretti ci sarebbero diversi feriti, sia per i colpi di manganello che per le bruciature. Il più grave avrebbe addirittura riportato ustioni sulla metà del corpo. I danni registrati sarebbero ingenti. E proprio in queste ore la cooperativa Auxilium, che da gennaio ha sostituito la Croce rossa italiana nella gestione del cie romano, sta lavorando per ripristinare l'agibilità dei locali. Date le condizioni del settore maschile, in molti hanno deciso di dormire su materassi, all’aperto. Attualmente nelle struttura sono ospitate 255 persone, 170 uomini e 85 donne.

23 May 2011

Cie Roma: tentativo di fuga a Ponte Galeria

I detenuti nel centro di identificazione e espulsione di Roma, a Ponte Galeria, hanno organizzato oggi una protesa, nel corso della quale cinque di loro hanno tentato la fuga, per poi essere bloccati dalle forze dell'ordine di guardia al centro. La protesta ha avuto luogo nel pomeriggio, quando alcuni dei reclusi sono saliti sui tetti e hanno infuocato lenzuola e coperte. Ed è stato in quel frangente che i cinque hanno tentato di scavalcare la recinzione e fuggire. Uno di loro si sarebbe leggermente ferito.