MILANO, 15 gennaio 2010 - Costretti con la forza a fornire le proprie generalità per l'identificazione, 105 eritrei detenuti nel carcere libico di Surman temono la deportazione. Dopotutto sarebbe il logico corollario del teorema dei respingimenti. Fare piazza pulita del cortile dell'Europa. Lontano dai riflettori della stampa internazionale. Ma grazie ai contatti della diaspora eritrea le notizie arrivano lo stesso. La voce circolava da giorni sulla rete. Fortress Europe ha verificato la fondatezza della notizia.
La comunità eritrea di Tripoli è in allarme. Tutti i 105 detenuti eritrei di Surman - ma anche gli eritrei detenuti nei campi di Zawiyah e Garabulli - sono stati obbligati a compilare dei moduli e a fornire le proprie generalità ai fini di essere identificati. Il timore è che l'identificazione sia la premessa per il loro rimpatrio. Esattamente come accadde nel 2004 per i 109 eritrei deportati dalla Libia su voli pagati dall'Italia. Esattamente come accadde nel giugno 2008 in Egitto, da dove furono deportati 800 eritrei in pochi giorni. Non siamo in grado di dire se tra i detenuti vi siano anche eritrei respinti in mare dall'Italia, ma è molto probabile visto che dall'inizio dei respingimenti a maggio, almeno 150 dei 1.409 respinti erano eritrei.
I detenuti eritrei inizialmente si sono rifiutati di compilare i formulari, ma sono stati costretti con la forza. Nel centro di detenzione di Surman il 2 gennaio 2010 la protesta è degenerata in un violento pestaggio da parte della polizia, con manganellate e scariche elettriche, in cui diversi eritrei sono stati feriti, tra cui uno in modo grave. Non si conoscono ulteriori dettagli perchè le forze di polizia hanno sequestrato tutti i telefoni cellulari dei prigionieri eritrei. Tuttavia monitoreremo la situazione e vi informeremo di ogni sviluppo. Abbiamo già informato Human Rights Watch, Amnesty International, l'Unhcr e il Cir, sperando che si possa evitare la deportazione.
Anche perché conosciamo la sorte degli eritrei deportati. Campi di lavoro forzato e reintegrazione nei ranghi militari a vita, nel migliore dei casi. Carcere nel peggiore. Soltanto alle donne con bambini va meglio. Lo abbiamo già documentato questa estate intervistando tre eritrei che furono deportati dalla Libia nel 2004. Vi consigliamo di rileggere quell'inchiesta.
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