ROMA, 14 agosto 2009 - Il Partito democratico ha depositato una interrogazione parlamentare sui respingimenti in Libia. Il segretario Franceschini ha dichiarato: «Il rispetto dei diritti umani e delle regole internazionali non è negoziabile. Per questo suscitano allarme le notizie che arrivano dalla Libia sui comportamenti italiani verso persone che sono state respinte benchè chiedessero asilo politico e protezione perchè provenienti da zone devastate dalle guerre e dalla violenza». L'interrogazione porta la firma di Piero Fassino, Marco Minniti, Roberto Zaccaria, Rosa Villecco Calipari, Antonello Soro, Marina Sereni, Gianclaudio Bressa. L'interrogazione fa riferimento in particolare al respingimento del primo luglio dei 75 eritrei, che per primi denunciammo e che suscitò le critiche dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr).
In quell'occasione, dichiara Franceschini, «secondo l'organismo dell'Onu sui rifugiati, molte tra le 82 persone intercettate e poi respinte dalla Marina militare italiana avevano i requisiti per chiedere e ottenere asilo. Non solo, i comportamenti italiani sono stati oggetto di una lettera alle nostre autorità da parte della Ue in cui venivano posti numerosi interrogativi sulle strategie adottate proprio riguardo i respingimenti e chi ha diritto all'asilo e al soccorso». «Finora - sottolinea il segretario del Pd - non c'è stata alcuna risposta ufficiale e per di più proprio in questi giorni vi sono stati altri episodi nel canale di Sicilia dei quali poco è stato reso noto dalla stampa italiana: ad esempio non conosciamo nulla della nazionalità e della situazione delle persone fatte scendere dai barconi e caricate su motovedette libiche». «Il governo - aggiunge il segretario del Pd - deve rispondere in sede parlamentare a denunce e dubbi», che riguardano in particolare «comportamenti scorretti» di cui, secondo le testimonianza raccolte dall'UNHCR, si sarebbero rese protagoniste le autorità italiane. «I militari italiani - sottolinea Franceschini - avrebbero anche fatto ricorso all'uso della forza, maltrattando alcuni dei cittadini eritrei a bordo fino a rendere necessarie delle cure mediche per sei di loro». Inoltre le testimonianze parlano di privazione di cibo e sottrazione di effetti personali, inclusi i documenti. Perciò il Partito democratico chiede che «i ministri competenti vengano in Parlamento a chiarire ogni cosa: qualunque ombra sarebbe per il nostro paese grave e intollerabile».
C'è soltanto una cosa che Franceschini pare dimenticare. E cioè che fu il governo Prodi a firmare gli accordi di pattugliamento congiunto, nel dicembre del 2007, che prevedevano proprio il respingimento in Libia delle imbarcazioni intercettate in mare. Ma questa è un'altra storia.
In quell'occasione, dichiara Franceschini, «secondo l'organismo dell'Onu sui rifugiati, molte tra le 82 persone intercettate e poi respinte dalla Marina militare italiana avevano i requisiti per chiedere e ottenere asilo. Non solo, i comportamenti italiani sono stati oggetto di una lettera alle nostre autorità da parte della Ue in cui venivano posti numerosi interrogativi sulle strategie adottate proprio riguardo i respingimenti e chi ha diritto all'asilo e al soccorso». «Finora - sottolinea il segretario del Pd - non c'è stata alcuna risposta ufficiale e per di più proprio in questi giorni vi sono stati altri episodi nel canale di Sicilia dei quali poco è stato reso noto dalla stampa italiana: ad esempio non conosciamo nulla della nazionalità e della situazione delle persone fatte scendere dai barconi e caricate su motovedette libiche». «Il governo - aggiunge il segretario del Pd - deve rispondere in sede parlamentare a denunce e dubbi», che riguardano in particolare «comportamenti scorretti» di cui, secondo le testimonianza raccolte dall'UNHCR, si sarebbero rese protagoniste le autorità italiane. «I militari italiani - sottolinea Franceschini - avrebbero anche fatto ricorso all'uso della forza, maltrattando alcuni dei cittadini eritrei a bordo fino a rendere necessarie delle cure mediche per sei di loro». Inoltre le testimonianze parlano di privazione di cibo e sottrazione di effetti personali, inclusi i documenti. Perciò il Partito democratico chiede che «i ministri competenti vengano in Parlamento a chiarire ogni cosa: qualunque ombra sarebbe per il nostro paese grave e intollerabile».
C'è soltanto una cosa che Franceschini pare dimenticare. E cioè che fu il governo Prodi a firmare gli accordi di pattugliamento congiunto, nel dicembre del 2007, che prevedevano proprio il respingimento in Libia delle imbarcazioni intercettate in mare. Ma questa è un'altra storia.