ROMA - “Sappiamo benissimo che l'Italia è sempre stata in prima fila per salvare le vite. Il problema è che la politica del respingimento non consente alle persone di essere identificate: a tutti quelli che si trovano sullo stesso gommone viene esteso lo stesso provvedimento in maniera indiscriminata e collettiva. E questo è contrario all'ordinamento internazionale ma anche a quello nazionale”. Così Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati - ai microfoni di Econews – ha risposto alla Farnesina che ha negato che le accuse del Commissario Onu per i Diritti umani Navi Pillay siano dirette all'Italia. “Se è vero che il respingimento è previsto dall' ordinamento italiano, è anche vero che è regolato da garanzie specifiche”, ha detto Boldrini. “La politica dei respingimenti bypassa queste garanzie, respingendo tutti. Questo va in rotta di collisione con l'art.33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, che dice esattamente il contrario, cioè che il richiedente asilo non può essere respinto”.
E in risposta a chi sostiene che l'identificazione viene comunque effettuata, Laura Boldrini, osserva: “Ma come si fa ad effettuare un'identificazione su un'imbarcazione che non è equipaggiata per questo? In ogni caso l'Unhcr ha avuto dei colloqui con le persone respinte in Libia e non risulta che siano state identificate, così come non risulta che abbiano potuto presentare domanda d'asilo, nonostante l'avessero richiesto”.
In tutta risposta, l'Italia ha ricordato di aver soccorso in mare 52.000 persone dal 2007 ad oggi. Il che francamente non c'entra niente con i respingimenti. Ma nell'epoca in cui le parole hanno sostituito i fatti, nessuno se ne stupirà. E quelle dichiarazioni saranno fedelmente riportate, in quel grande circuito di comunicazione che è diventata l'informazione italiana.