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Hamza Ferchichi |
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Wissem Rhimi |
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Ashraf Boulila |
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Mohammed Ali Boulila |
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Mallasin e Hay Nur. Si chiamano così i due quartieri di Tunisi da dove erano partiti buona parte dei 74 passeggeri a bordo dell'imbarcazione salpata il 29 marzo 2011 da Sfax e dispersa in mare sulla rotta per Lampedusa. La stessa su cui viaggiavano
i quattro cugini Cherni, di cui abbiamo parlato ieri. Chi conosce la capitale tunisina, sa bene che si tratta di due dei quartieri più popolari della città. Da Hay Nur veniva Wissem Rhimi, che a bordo era il più piccolo. Vent'anni, compiuti tre settimane prima di partire: l'11 febbraio. A Padova lo aspettava il fratello maggiore. Ma Wissem non è mai arrivato. E con lui si è perso nel mare anche Hamza Ferchichi. Un altro ragazzo di Hay Nur. Classe 1988, ventitré anni, di professione meccanico. Anche lui in Italia aveva qualcuno: uno zio e due cugini. Tutti e tre senza documenti però, motivo per cui non hanno potuto rivolgersi alle autorità italiane a Roma per chiedere notizie di Hamza. Per paura di essere espulsi. Ironia della sorte, per Hamza quello era il terzo tentativo di raggiungere Lampedusa. I primi due erano andati a monte proprio a causa del maltempo che aveva costretto la barca a invertire la rotta. Un eccesso di prudenza di cui non ha invece tenuto conto il comandante della terza traversata, quella che ha portato Hamza e Wissem in fondo al mare. Insieme ai fratelli Boulila. A bordo c'erano anche loro. Achraf e Mohammed Ali. Erano partiti dal quartiere di Mallasin insieme ad altri 27 dei 74 passeggeri scomparsi. Per Achraf l'Italia aveva il sapore di un viaggio di ritorno. Perché lui in Italia c'era nato, a Roma, prima che il papà morisse e la madre lo riportasse in Tunisia. E invece è stato soltanto un viaggio verso la morte.
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