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11 March 2011

Diario da Tripoli. Le voci dei somali bloccati in Libia

La paura di uscire di casa, le voci sui linciaggi dei neri scambiati per i mercenari di Gheddafi, l'occupazione dell'ambasciata a Tripoli e gli appelli alla comunità internazionale perché apra un corridoio umanitario per evacuarli. Filo diretto con la comunità somala a Tripoli. Per la prima volta riusciamo ad avere il polso della situazione dei rifugiati somali bloccati nella capitale libica, da tre settimane teatro di scontri tra le truppe di Gheddafi e la piazza dei ribelli. Si tratta di una sorta di diario da Tripoli, scritto da Asha Sabrie, che dal 17 febbraio tiene i contatti con i somali oltremare. Finora l'unica testata che se ne era occupata in Europa era stata l'edizione somala della radio della Bbc, sul cui sito si può scaricare l'audio di una telefonata a Tripoli, ovviamente in lingua somala.

01 September 2010

Shukri. A new life

Il nuovo documentario di Rossella Schillaci, prodotto da Witness di Aljazeera English. La storia di Shukri, una ragazza somala di 31 anni, partita da Mogadiscio lasciandosi alle spalle quattro bambini per approdare finalmente, nel 2008, a Lampedusa, dopo aver attraversato il deserto e il mare, alla ricerca di una nuova vita, a Torino.



22 July 2010

Malta: parlano i somali del respingimento. Un uomo: mia moglie portata in Libia

MILANO - Emergono dettagli inquietanti sull'ultimo respingimento in Libia di sabato scorso effettuato da una motovedetta libica, con personale italiano a bordo, su richiesta delle autorità maltesi. Finora sapevamo che dei 55 passeggeri somali del gommone intercettato a 44 miglia da Malta, 28 erano stati portati a Malta - comprese 5 donne, di cui 3 incinte, e un bambino - e altri 27 respinti in Libia. Oggi sappiamo di più. E possiamo dire con certezza che alcuni nuclei familiari sono stati separati. Che c'è almeno un uomo nel centro di detenzione di Safi, a Malta, che sulla motovedetta diretta in Libia aveva la moglie incinta di sette mesi, e che adesso non la vedrà per anni, e che adesso teme possa accaderle il peggio nelle mani della polizia libica. I dettagli della storia sono stati pubblicati dal Times of Malta, in un articolo a firma di Kurt Sansone.

21 July 2010

Respinti con l'inganno. L'ultima frontiera dei pattugliamenti maltesi

PESCIA (PT) - Tu sì, tu no. Chissà con quale criterio le forze armate maltesi hanno diviso i 55 somali a bordo del gommone intercettato la notte di sabato 18 luglio a 44 miglia da Malta. Avranno tirato la monetina? Avranno scelto le iniziali del nome? Il numero di scarpe? Su quali criteri si decide in frontiera chi salvare e chi mandare a morire? Chi portare in Europa e chi respingere in Libia? Per ora non lo sappiamo. Sappiamo soltanto le menzogne ufficiali, riportate ieri in un articolo del Malta Today. Le menzogne ufficiali, pensate, dicono che 27 dei 55 somali avrebbero "volontariamente" deciso di ritornare in Libia. Certo, come stupirsi che una persona preferisca la tortura in carcere piuttosto che la libertà in Europa. Nella macchina della propaganda del governo maltese però qualcosa non ha funzionato. Due dei 28 somali portati a terra sull'isola infatti hanno parlato ai giornalisti del Malta Today. E sapete cosa hanno detto? Che non sapevano dove stavano riportando il resto dell'equipaggio. Che avevano visto una nave italiana della guardia di finanza, che anche se batteva bandiera libica, a bordo parlavano italiano e quindi pensavano tutti che li avrebbero portati in Italia o al massimo a Malta, che li avevano divisi su due motovedette perchè su una non c'era spazio per tutti. E invece la storia era un'altra.

03 September 2009

Un grido da Ganfuda: "Venite a vedere come ci fanno morire"

BENGASI – “La comunità internazionale deve sapere. Siamo pronti a morire. Da ieri abbiamo iniziato uno sciopero della fame. Abbiamo paura. Questi ci ammazzano. Meglio tornare. Meglio tornare nel nostro paese, fanculo la guerra, in Somalia almeno eravamo liberi. Qua dentro stiamo tutti impazzendo. Nessun essere umano potrebbe tollerare quello che sta accadendo qui. La comunità internazionale deve sapere”. Dopo aver pubblicato le foto delle torture inflitte dalla polizia libica ai rifugiati somali arrestati sulla rotta per l’Italia e detenuti a Ganfuda, vicino Bengasi, siamo riusciti a raggiungere telefonicamente uno di loro. Questo è il suo drammatico racconto. Alle sue parole non rimane niente da aggiungere.

02 September 2009

In 15 foto le prove del massacro dei somali a Benghazi

ROMA – Adesso abbiamo le prove. Sono quindici foto in bassa definizione. Scattate con un telefono cellulare e sfuggite alla censura della polizia libica con la velocità di un mms. Ritraggono uomini feriti da armi di taglio. Sono cittadini somali detenuti nel carcere di Ganfuda, a Bengasi, arrestati lungo la rotta che dal deserto libico porta dritto a Lampedusa. Si vedono le cicatrici sulle braccia, le ferite ancora aperte sulle gambe, le garze sulla schiena, e i tagli sulla testa. I vestiti sono ancora macchiati di sangue. E dire che lo scorso 11 agosto, quando il sito in lingua somala Shabelle aveva parlato per primo di una strage commessa dalla polizia libica a Bengasi, l'ambasciatore libico a Mogadiscio, Ciise Rabiic Canshuur, aveva prontamente smentito la notizia. Stavolta, smentire queste foto sarà un po' più difficile.


20 August 2009

Benghazi: spunta un testimone. Ecco come li hanno ammazzati

BENGHAZI – C’è un testimone oculare del massacro di Benghazi. Ha assistito personalmente alla strage dei somali nel campo di detenzione di Ganfuda. E l’ha raccontata per telefono a Fortress Europe, sotto stretto anonimato. Ecco come li hanno ammazzati.

Il campo di Ganfuda si trova a una decina di chilometri dalla città di Benghazi. Vi sono detenute circa 500 persone, in maggior parte somali, e poi un gruppo di eritrei, e alcuni nigeriani e maliani. Sono tutti stati arrestati nella regione di Ijdabiyah e Benghazi, durante le retate in città oppure durante la traversata del deserto dal sud. Molti sono dietro le sbarre da oltre sei mesi. C’è chi è dentro da un anno. Nessuno di loro è mai stato processato davanti a un giudice. Ci sono persone ammalate di scabbia, dermatiti e malattie respiratorie. Dal carcere si esce soltanto con la corruzione, ma i poliziotti chiedono 1.000 dollari a testa. Le condizioni di detenzione sono pessime. Nelle celle di cinque metri per sei sono rinchiuse fino a 60 persone, tenute a pane e acqua, e quotidianamente sottoposte a umiliazioni e vessazioni da parte della polizia. La tensione è tale che il gruppo dei detenuti somali decide di tentare l’evasione.

18 August 2009

Libia: interrogazione dei Radicali sul massacro di Benghazi

ROMA - Mentre a Palazzo Chigi fervono i preparativi per il primo anniversario del trattato di amicizia firmato lo scorso 30 agosto 2008 da Berlusconi e Gheddafi a Benghazi, sui banchi del parlamento arriva il dossier della strage commessa dieci giorni fa proprio a Benghazi, nel centro di detenzione di Ganfuda, costata la vita a 20 cittadini somali, uccisi dalla polizia libica durante un fallito tentativo di evasione e una rivolta, secondo quanto riferito dal sito Shabelle Media Network, e verificato da Fortress Europe. I deputati radicali hanno infatti presentato oggi un'interrogazione urgente al Presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri riguardo a questo massacro. Ricordando che soltanto lo scorso 12 agosto il nostro paese ha respinto in Libia un'0ttantina di cittadini somali richiedenti asilo politico, i Radicali hanno chiesto al presidente del consiglio di rinunciare alla visita in Libia il 30 agosto.

16 August 2009

Libia: massacro a Benghazi, 20 somali uccisi dalla polizia

BENGHAZI, 16 agosto 2009 – Bagno di sangue a Benghazi. Almeno 20 rifugiati somali sarebbero stati uccisi dalla polizia libica durante un fallito tentativo di evasione dal centro di detenzione di Ganfuda, dove erano detenuti perché sprovvisti di documenti. Cinque di loro sarebbero morti sotto gli spari della polizia al momento della fuga. Gli altri 15 sarebbero invece morti a seguito delle violenze inferte loro dagli agenti di polizia, armati di manganelli e coltelli. La repressione è stata durissima, i feriti sarebbero almeno una cinquantina, in maggior parte somali. I fatti risalgono alla prima settimana di agosto. La notizia è stata diffusa il 10 agosto dal sito internet della diaspora somala Shabelle Media Network che ha parlato telefonicamente con un testimone oculare della strage. La notizia è stata ripresa anche dalla stampa libica (Libia Watanona) e internazionale (Voice of America). Ed è confermata da una terza fonte, con cui Fortress Europe è direttamente in contatto a Benghazi, ma della quale non possiamo svelare l'identità per motivi di sicurezza. Sebbene al momento non si conosca ancora l'esatta ricostruzione dei fatti e non si sappia con certezza il numero delle vittime, si tratta comunque della più grave strage avvenuta nei campi di detenzione libici. Una notizia credibile anche alla luce di massacri ben più atroci, come quello che venne commesso a Tripoli, nel carcere di Abu Salim, nel giugno del 1996 e che costò la vita a centinaia di detenuti libici (vedi lo speciale di HRW). Ovviamente le autorità libiche hanno prontamente smentito la notizia. L'ambasciatore libico di stanza a Mogadiscio, Ciise Rabiic Canshuur ha definito la notizia una “menzogna” e ai giornalisti ha chiesto: “prima di parlare o scrivere dovrebbero confrontarsi con noi”.

05 May 2009

Somalia – Italia: quelle storie parallele di emigrazione

Disegno di uno degli studenti della scuola di italiano AsinitasROMA, 5 maggio 2009 - “Passavano centinaia e centinaia di emigranti per notte e con nidiate intere di bambini. Malconci, pallidissimi, le labbra violacee”. Erano i tristi giorni degli emigranti italiani che, braccati dalla fame, valicavano clandestinamente le frontiere. Nel 1947, il giornalista del corriere della sera Egidio Corradi si unì a un gruppo di loro per scrivere un reportage sulla traversata clandestina delle Alpi, verso la Francia. Sessant'anni dopo, il suo racconto viene letto con stupore dagli alunni della scuola di italiano organizzata dall'associazione “Asinitas”, a Roma. Sono una cinquantina di ragazzi. Vengono da molti paesi del mondo. E sono i sopravvissuti delle traversate clandestine di oggi. Somali, eritrei, afgani, da qualche mese partecipano a un laboratorio sulla storia dell'emigrazione italiana. C'è chi ha attraversato il deserto del Sahara e il Canale di Sicilia. E chi invece ha valicato le montagne innevate tra Iran e Turchia, per poi arrivare in Grecia via mare, e in Italia nascosto sotto un camion.

09 January 2009

Aden: 949 morti nel 2008 sulla rotta yemenita della diaspora somala

ROMA, 9 gennaio 2009 – Sono oltre 50.000 i profughi somali sbarcati nel corso del 2008 sulle coste yemenite. Un dato in aumento del 70% rispetto al 2007, segno del deterioramento della situazione in Somalia. La guerra civile non accenna a trovare una soluzione, e ogni anno decine di migliaia di persone abbandonano il paese, dirette nei paesi confinanti o al di là del golfo di Aden. Ne parliamo perchè di somali quest’anno se ne sono visti davvero tanti sulle barche intercettate a sud di Lampedusa. Nel 2008 la loro è stata la prima nazionalità tra i migranti intercettati in mare. E probabilmente anche tra le almeno 642 vittime documentate nelle acque del Canale di Sicilia.


01 April 2008

Yemen: ancora una strage dell'esodo somalo, 53 morti

SANAA, 1 Aprile 2008 (Reuters) - Almeno 53 somali sono annegati al largo delle coste dello Yemen in fuga dalla Somalia. Solo 92 dei 145 passeggeri si sono salvati una volta costretti dall'equipaggio a gettarsi in mare e raggiungere a nuoto le coste della provincia di Abyan. La scorsa settimana erano morte altre 75 persone sulle stesse rotte. Lo scorso anno oltre 1.400 persone sono morte durante la traversata del Golfo di Aden, compiuta da almeno 300 imbarcazioni ('ufficialmente' censite) per un totale di oltre 28.000 persone sbarcate in Yemen. Secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) al momento in Yemen si trovano 113mila profughi africani regolarmente censiti; per le autorità yemenite gli immigrati africani sono in totale oltre 750mila

17 December 2007

Yemen: tragico sbarco, morti 56 rifugiati somali

ROMA, 17 dicembre 2007 (tratto da Msf)- Cinquantasei persone sono morte in seguito a un tragico sbarco avvenuto sabato 15 Dicembre nei pressi di Arqa, sulla costa dello Yemen. La drammatica scoperta è stata fatta da un team di Medici Senza Frontiere (MSF) che si trovava sul posto per assistere i rifugiati e i migranti sbarcati dopo la traversata del golfo di Aden. Quando il team di MSF è arrivato sul posto ha inizialmente individuato un gruppo di 49 sopravvissuti, 10 dei quali donne. Poco più lontano si trovavano decine di corpi sparsi su uno spazio di costa lungo 5 km. Il team di MSF ha contato 56 morti, oltre la metà dei quali erano donne e cinque bambini, alcuni molto piccoli. I sopravvissuti hanno raccontato agli operatori di MSF che la barca sulla quale stavano viaggiando si è rovesciata e molti passeggeri sono rimasti intrappolati. Un numero imprecisato di persone potrebbero dunque aver perso la vita.

25 November 2007

Somalia: già 20.000 profughi sbarcati in Yemen nel 2007 e 900 morti

ROMA, 25 novembre 2007 – Non ne parliamo perché è una rotta che non tocca le frontiere europee. Ma nelle acque del Golfo di Aden, tra la Somalia e lo Yemen, si sta consumando una vera carneficina. Dall’inizio dell’anno almeno 20.000 profughi somali, in fuga da un paese dilaniato da anni di guerra civile, hanno raggiunto le coste yemenite, e almeno 800 hanno perso la vita nella traversata. L’ultimo incidente lo scorso 21 novembre, quando 64 profughi sono annegati al largo di Shabwa, dopo che l'imbarcazione a bordo della quale viaggiavano si è capovolta in mare. Lo riferisce l'agenzia ufficiale yemenita Saba. Tra le vittime anche 3 bambini e 7 donne. I 25 sopravvissuti sono riusciti a salvarsi raggiungendo la riva a nuoto. All’inizio di novembre, le autorità yemenite avevano ripescato i cadaveri di 40 profughi annegati. Il 23 ottobre scorso l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) aveva informato della morte di 66 somali, costretti a buttarsi in mare dai trafficanti e annegati.


22 February 2007

Somalia: almeno 37 annegati nel golfo di Aden

ROMA (APCOM), 22 febbraio 2007 - Almeno 37 migranti somali sono annegati al largo delle coste yemenite di Shabwa mentre tentavano di attraversare a nuoto il Golfo di Aden; altri 70 sono stati tratti in salvo dalla guardia costiera di San'a: lo ha riferito oggi all'agenzia di stampa ufficiale yemenita Saba un ufficiale della Guardia costiera dello Yemen, secondo quanto riporta l'agenzia Misna. In base alle prime ricostruzioni le vittime, tra cui 14 donne, sarebbero state trasportate da trafficanti di esseri umani in prossimità della costa prima di essere costrette, come accade di consueto, a gettarsi in mare. Lo scorso anno oltre 1.400 persone sono morte durante la traversata del Golfo di Aden, compiuta da almeno 300 imbarcazioni ('ufficialmente' censite) per un totale di oltre 28.000 persone sbarcate in Yemen. Secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) al momento in Yemen si trovano 113mila profughi africani regolarmente censiti; per le autorità yemenite gli immigrati africani sono in totale oltre 750mila