Cara

Gli sbarchi e poi? Dove finiscono le persone che raggiungono l'isola di Lampedusa? Tendenzialmente i percorsi sono due e la discriminante è la richiesta di asilo politico. Da un lato ci sono quelli che l'asilo non lo chiedono, e che finiscono nei centri di identificazione e espulsione, dove rimangono reclusi fino a sei mesi in attesa di essere identificati e espulsi, oppure rilasciati sul territorio nazionale con un foglio di via che intima loro di lasciare il paese entro cinque giorni. Dall'altro lato ci sono quelli che invece chiedono l'asilo politico e che vengono ospitati nei centri di accoglienza per richiedenti asilo politico, i Cara. Le principali strutture si trovano a Trapani, Caltanissetta, Siracusa (chiuso dopo un'indagine dell'ente gestore per truffa), Foggia, Bari, Crotone e Gradisca. Ma con l'emergenza ne sono stati aperti a decine in giro per tutta l'Italia, come si vede in alcune mappe del ministero dell'interno. Nel 2008 ho avuto la possibilità di visitarne diversi. Di seguito potete leggere le storie di questo mio viaggio nei Cara e vedere le fotografie dell'accoglienza all'italiana fatta di containeropoli e tendopoli, della buona fede di tanti operatori sociali e della malafede di certi enti gestori che sull'accoglienza hanno costruito un giro d'affari milionario.




Richiedente asilo somalo appoggiato alla gabbia che circonda il Cara di CassibileUna giornata nel centro di accoglienza siracusano "Giovanni Paolo II". Ospita 247 persone in camerate di 30 letti a castello. Ad agosto erano 421. Insufficiente il personale dell'ufficio immigrazione e della Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato. Con l'aumento degli sbarchi, la macchina burocratica si è intasata. E i richiedenti asilo, da ospitisono diventati detenuti. Già perché per depositare la domanda d'asilo serve anche un mese. E nel frattempo non ci si può allontanare dalla struttura, circondata da una gabbia e presidiata da militariarmati. Parlano le donne eritree chi ammette di aver guidato i gommoni dalla Libia. L'ente gestore, Alma Mater, è stato recentemente indagato per truffa aggravata. Il tribunale del riesame ha però dissequestrato i beni per insufficienza di prove


Ballatoio cie VulpittaSorge nel centro di Trapani il primo cie aperto in Italia. Venne inaugurato nel luglio del 1998, in una sezione dell'istituto geriatrico Rosa Serraino Vulpitta. La legge Turco-Napolitano, che istituiva i cpt, era stata appena approvata. Un anno dopo un incendio causò la morte di sei migranti detenuti. Dopo l'incidente, la capienza è passata da 180 a 57 posti. Nei primi sei mesi del 2008 ha ospitato 94 persone. La gestione, affidata alla cooperativa Insieme, vale un milione dieuro, per una media di 80 rimpatri l'anno. La cooperativa Insieme gestisce anche il Cara di Salina Grande. Trenta giorni l'attesa per l'intervista della Commissione. I rifugiati ospitati, confermano le accuse alla polizia libica.


Lungo la pista del vecchio aeroporto militare di Ortanova sono ospitate 1.020 persone in 91 tende e 41 container. Donne e nuclei familiari sono invece alloggiati nei locali del Cie mai aperto. L'ente gestore è la Croce rossa italiana. Con o senza documenti, nel giro di qualche mese, i richiedenti asilo lasceranno il centro. Per chi non ha dove andare, la prima tappa della clandestinità sarà illavoro nero. Magari nelle campagne foggiane. La raccolta del pomodoro attira ogni anno migliaia di braccianti stranieri.Msf ha distribuito loro un kit sanitario dopo che la Regione aveva installato 20 cisterne per l'acqua potabile e bagni chimici


Il Cara di Bari Palese sorge in una base dell'Aeronautica militare. Costruito per accogliere 744 persone, ospita già 978richiedenti asilo. Tra loro anche due dei superstiti del terribile naufragio diTeboulbah. Solo 70 degli ospiti però saranno accolti nello Sprar alla fine dell'anno. Gli altri torneranno in strada. Oppure saranno rimandati in Grecia in base al regolamento Dublino II. Come nel caso di S., afgano, che dalla polizia greca è stato pestato, sull'isola di Simi, prima di arrivare in Italia. Sulle riammissioni inGrecia tuttavia, si è recentemente aperto uno spiraglio, grazie a una importante sentenza del Tar


Ospita 1.677 persone su una capienza ufficiale di 1.698 posti. Dormono incontainer e tende. Un ospite su quattro viene dall'Afghanistan. Fuggono dalla guerra ma non hanno fatto i conti con la burocrazia, che rischia di rispedirli in Grecia. Il centro è gestito da Misericordiee Caritas, che ricevono un'indennità di 30 euro al giorno per ogni richiedente asilo, che a pieno regime significa circa 18 milioni di euro l'anno. Ma una volta usciti da qua, soltanto pochi entreranno nella seconda accoglienza. Lo Sprar è saturo e la maggior parte degli stranieri, con o senza documenti, torneranno in mezzo alla strada.


Una sezione per l'accoglienza dei richiedenti asilo. L'altra per la detenzionedei migranti senza documenti. Sono 600 i posti del centro gestito dalla cooperativaAlbatros 1973. Un mese fa il centro finì nella bufera per la morte di un ghanese, portato in ospedale 6 ore dopo le richieste d'aiuto. Il 70% dei trattenuti al Cie sono ex-detenuti. Sì perchè la direttivainterministeriale sui rimpatri dal carcere, non viene applicata. Dietro le gabbie del Cie, accanto agli ex detenuti, anche le vittime del clima sicuritario. Gente che in Italia vive e lavora da anni. Ma che ha perso i documenti. E accanto a chi vuole scappare c'è chi al centro ci vuole entrare a ogni costo. Dormono sui cartoni fuori dai cancelli. Sono decine di afghani in lista d'attesa


Ci sono bambini ed ex detenuti. Donne nigeriane sbarcate a Lampedusa dopo viaggi di mesi in mezzo al deserto e lavoratori albanesi diventati clandestini per un vecchio precedente penale. Ragazzi algerini partiti in barca da Annaba che dicono “questo è un hotel” e tunisini che in arabo alzano la voce: “Iktab! - scrivi! - siamo ostaggi non ospiti”. Il centro di Gradisca d'Isonzo, provincia di Gorizia, dieci chilometri dalla Slovenia, è molte cose insieme. Un luogo di accoglienza per i richiedenti asilo intercettati nel Canale di Sicilia. E una gabbia per tutti quelli che non hanno i documenti in regola.