TRIPOLI - È stato localizzato a circa 40 miglia dalla Libia e soccorso da una motovedetta libica il barcone in difficoltà, di cui da ieri si cercavano le tracce. Ne aveva dato notizia il sito in tigrino Assenna riportando l'sos ricevuto da un eritreo residente in Norvegia. Ne aveva dato notizia l'Arci, che aveva informato la Guardia costiera di una telefonata giunta al numero verde dell'associazione da parte di un eritreo che aveva il fratello a bordo del gommone. A bordo dell'unità soccorsa vi sarebbero 43 migranti, tra cui 10 donne, una delle quali incinta e un bambino, e non 150 come riferito in un primo momento dall'Arci, né 90 come riferito dal sito Assenna. Fonti locali riferiscono all'Ansa che la barca si trovava in gravi difficoltà ed era in balia della mareggiata. L'arrivo nel porto di Tripoli è previsto in serata. Ad attendere i passeggeri, sul molo, ci saranno i camion container della polizia libica. Presumibilmente già da stanotte saranno rinchiusi in cella. E in un secondo momento trasferiti a Misratah. Proprio come è successo agli eritrei respinti dall'Italia il primo luglio e ancora oggi detenuti nel campo dedicato agli eritrei.
Insomma se è vero che il salvataggio messo in atto dalle autorità libiche, a 40 miglia dalla costa, costituisce un importante precedente per la salvaguardia della vita in mare, allo stesso tempo l'ennesimo respingimento indiscriminato di rifugiati politici, donne e bambini, che una volta a terra sono condannati a mesi o anni di detenzione amministrativa, non può che farci nuovamente allarmare.