20 September 2011

Un video mostra il ruolo di Gheddafi dietro gli sbarchi


E adesso abbiamo pure le immagini. Da mesi scriviamo su questo blog che dietro alle traversate da Tripoli a Lampedusa c'erano le milizie di Gheddafi e che la responsabilità politica di così tanti morti (almeno 1.674 dall'inizio dell'anno) era proprio del colonnello e di quel suo folle ordine di invadere l'Italia di africani sperando che il governo xenofobo italiano ritirasse così la sua partecipazione alla missione militare della Nato. Dopo aver raccolto le testimonianze di chi è partito con l'aiuto delle milizie e della marina e di chi invece è stato semplicemente sequestrato e costretto a imbarcarsi, per la prima volta siamo in grado di mostrarvi le immagini di tutto questo. Si tratta di un video girato con un telefonino da un libico che la sera del 28 aprile scorso si trovava abbastanza vicino al porto commerciale di Tripoli per diventare un testimone scomodo dell'ennesima operazione di imbarco trasformata in tragedia. Fa buio quando al porto arrivano alcuni autobus carichi all'inverosimile di africani. Ci sono intere famiglie, uomini, donne e bambini. Vengono fatti scendere in fretta dalle milizie e costretti a salire su un vecchio peschereccio ormeggiato al molo. Ma i passeggeri sono troppi e la barca troppo malridotta, cosicché affonda prima ancora di partire, ancora nel porto. Muoiono decine di persone. I loro corpi vengono ripescati e portati via. Lo stesso autore del video partecipa ai soccorsi. E a distanza di quattro mesi dalla tragedia, ritorna sul posto con alcuni sommozzatori e una troupe di Al Jazeera. Sul fondale trovano dei vestiti, libri, documenti d'identità e scarpe. I resti di chi quella sera cadde in acqua. Una tragedia di cui non sapevamo niente fino ad oggi e che ci fa pensare che i morti sulla rotta libica da marzo a oggi siano molti di più dei 1.674 che abbiamo censito sulla stampa internazionale. Ma forse il dato reale non lo verremo mai a sapere. Quel che è certo che finalmente è finita. Per un po' nessuno sarà costretto a partire in quelle condizione. Il regime è crollato. E i pochi stranieri rimasti a Tripoli si sfregano le mani in attesa che riparta l'economia. Perché a Tripoli tutti lo sanno. Senza gli operai africani non si muove una foglia.