17 February 2011

Associazioni tunisine a Lampedusa, rimpatriati gli egiziani

"Quanti morti ci vorrano ancora, signori e signore che governate, per cambiare politica e regolare la questione migratoria nel rispetto del diritto di tutti a una vita dignitosa? Sono già annegati tanti, fermate la vostra caccia all'uomo e collaborate con i nuovi governi democratici del sud per fare davvero del Mediterraneo una regione di pace e di prosperità economica per tutti". Dopo la conferma del naufragio di Zarzis, si fa sentire anche la società civile tunisina. Il comunicato arriva da Parigi ed è firmato dalla Federazione tunisina per la cittadinanza delle due rive, nota da anni per il suo impegno contro il regime di Ben Ali e per i diritti dei tunisini espatriati. Mentre preparano l'invio di una missione d'inchiesta a Lampedusa tra i loro connazionali, chiedono alle autorità tunisine di aprire un'inchiesta sullo speronamento che ha causato la morte di 35 persone, e all'Europa di collaborare con le nascenti democrazie del sud anziché fare del terrorismo psicologico sull'invasione che non ci sarà. Parole al vento.

L'esodo biblico piace. Il ministro degli esteri Frattini - strenuo sostenitore delle deposte dittature di Ben Ali e Mubarak - annuncia che l'Italia spedirà oltremare radar e motovedette e che sarà tutto affidato ai tunisini. La macchina diplomatica è in opera per strappare l'accordo su un'espulsione di massa in tempi brevi, esattamente come è stato fatto per i 44 egiziani rimpatriati a tempo di record dopo lo sbarco nel ragusano finito con gli spari della Finanza contro i passeggeri, e come i 16 algerini giunti in Sardegna e rimpatriati due settimane fa. Dal canto suo invece il capo di Frontex, Laitinen, dispone l'invio a Lampedusa "da 30 a 50 esperti, alcune navi e un paio di aerei". Serviranno a fermare gli sbarchi. Ma come? Con i respingimenti come in Libia? Non sarebbe meglio aspettare prima la sentenza della Corte europea e del tribunale di Roma, visto che a occhio e croce sono illegali? Oppure l'intenzione è di lasciare che se la sbrighino i tunisini? Come sabato scorso quando un elicottero italiano sorvolava il luogo dell'incidente dopo che una motovedetta tunisina aveva speronato e affondato un peschereccio con 140 persone a bordo in prossimità delle acque italiane?

Oppure, più semplicemente, è l'ennesima messa in scena? Perché alla fine stiamo parlando di 5.526 persone giunte via mare in Italia dall'inizio dell'anno. È sempre utile ricordarlo visto che Maroni aveva annunciato l'arrivo di 10 milioni di persone in fuga dall'apocalisse. Eppure sono già tre notti senza sbarchi. Dove sono finite le orde che dovevano mettere a repentaglio l'italica specie?

Comunque alla fine Maroni un risultato l'ha ottenuto. L'Europa ha messo mano al portafogli e ha staccato un assegno da 100 milioni di euro. Non sono tanti, ma serviranno a gestire le vite dei nuovi arrivati. La detenzione per i prossimi sei mesi per quelli finiti nei centri di espulsione, in attesa di essere rilasciati sul territorio senza documenti, perché tanto sono troppi per essere rimpatriati. E l'accoglienza per tutti gli altri che hanno chiesto la protezione internazionale per un periodo verosimilmente di qualche mese. E se hanno famiglia a Milano, a Parigi o in Germania, poco importa. Sono ostaggi dell'Italia. Non possono lasciare i centri. E se lo fanno, come  i 120 trovati sull'intercity a Bologna, vengono riportati indietro, a spese dello Stato. Le loro vite vanno controllate e gestite. La libertà non è un lusso per tutti. Sì è vero, ogni giorno transitano dagli aeroporti italiani milioni di persone, ma è diverso, l'importante è non chiedersi perché.

La soluzione finale che si prospetta sembra essere quella del Residence degli Aranci a Mineo, in provincia di Catania. Le villette dei militari americani di stanza alla base di Sigonella diventeranno il nuovo "villaggio della solidarietà". Il tutto insisterà su un paesino di 5.000 anime. Che reazione volete che avranno i suoi abitanti all'arrivo dei
1.800 che ancora si trovano sull'isola di Lampedusa? E che reazioni volete che avranno i 1.800 ancora una volta privati della libertà di circolare e decidere autonomamente del proprio futuro? I primi segnali già arrivano da Brindisi e Modena, dove dopo i trasferimenti in massa da Lampedusa sono iniziate le prime rivolte, atti di autolesionismo e tentate fughe.

Di seguito, per chi è interessato, riportiamo il comunicato integrale in francese dell'associazione dei tunisini Ftcr. Intanto rimaniamo tutti con il fiato sospeso seguendo le notizie delle rivolte in Libia e in Algeria.


Federazione tunisina per la cittadinanza delle due rive 
HALTE AUX MASSACRES DES MIGRANTS TUNISIENS


La FTCR condamne vigoureusement avec horreur l’abordage par une vedette garde – cote tunisienne d’un bateau transportant des migrants de Tunisie vers l’Europe.


D’après le témoignage des survivants, la vedette a foncé sur le bateau et la briser en deux en pleine mer. Cinq migrants sont morts et trente disparus.


La FTCR qui a décidé de participer à une mission organisé par le Réseau Euro-méditerranéen des Droits de l’Homme pour enquêter sur les circonstances de drame, ainsi que sur les conditions d’arrivée et de séjour de près de cinq mille migrants sur l’Ile de Lumpedusa.


La FTCR demande que le gouvernement provisoire tunisien diligente une enquête toute affaire cessante afin de déterminer les faits et les responsabilités ayant entrainé la mort des migrants. Il s’agit d’un acte gravissime contraire aux conventions internationales, notamment celles relatives au sauvetage en mer la FTCR demande que les coupables soient jugés et condamnés et que les familles des migrants obtiennent réparation.


Ce drame est la conséquence de la pression intolérable des gouvernements de l’Union Européenne sur les autorités tunisiennes qui ne laisse aucun répit aux nouvelles autorités pour gérer les questions des migrations d’une manière conforme aux droits. Contrairement à leurs déclarations saluant la révolution tunisienne et à leur volonté de changer de politique de collaboration avec la dictature menée durant plus de vingt ans, les gouvernements européens se complaisent dans leurs égoïsmes et dans leurs politiques arrogantes anti-immigrés.


Combien vous faudra-il de morts messieurs-dames qui gouvernaient pour changer de politique et régler ces questions de migrants dans la dignité et le respect des droits des gens à une vie décente. Assez de noyades, arrêter votre chasse à l'homme et collaborer avec les nouveaux régimes démocratiques du sud pour faire de la méditerranée ne région de paix et prospérité économique pour tous.


Pour la FTCR


le président Tarek BEN HIBA
Paris, le 15 février 2011.