GRADISCA, 29 luglio 2008 - “I miei pensavano fossi morto. Quando ho telefonato a casa dalla Sardegna non volevano credere alla mia voce!”. A distanza di un mese dai fatti, Kadri ci scherza su. È algerino. È arrivato in Italia attraversando il Mediterraneo tra l'Algeria e la Sardegna. Ha visto rovesciarsi in mare due barche su cui viaggiavano 38 ragazzi algerini. Oggi è ospite del centro di accoglienza di Gradisca. Ha presentato una richiesta di protezione umanitaria. Aspetta la risposta. Delle condizioni del centro non si lamenta: “è un hotel”. Gli ospiti sono 112, tanti quanti i posti disponibili. Non c'è un letto libero. Altre 20 persone sono state ospitate all'hotel Pellegrino, a Gradisca. Kadri raduna i compagni di viaggio algerini. E riprende a raccontarmi la storia.
Da Khenchela era partito insieme a tre amici. Ma soltanto lui è arrivato. Di Darraji Sulmani hanno ripescato il cadavere nelle acque di Annaba. Faris Mussaoui e Amin Khleifi sono ancora dispersi. Abitavano nello stesso quartiere, Chechair. Abdelbaqi conferma la versione dei fatti. Erano a bordo della stessa barca. La notte del 21 giugno da Annaba erano salpate tre piccole imbarcazioni. Due con 18 passeggeri a bordo e una con 20. Ma dal mare in tempesta soltanto una barca è riuscita a salvarsi. Le altre due sono affondate. Dei 38 dispersi non c'è notizia nemmeno sulla stampa algerina. Soltanto i nomi dei dispersi. 'Abdelbaqi ne conosceva solo uno: Fethi, di Annaba. A Cagliari sono arrivati dopo tre notti, il 24 giugno.
Dall'Algeria l'Europa ha la forma della libertà. “L'Europa è il sogno di ogni africano – dice 'Abdelbaqi – perché qui c'è lavoro, soldi, i diritti sono rispettati, c'è la pace e la libertà”. Nel corso del 2007 circa 1.500 algerini hanno raggiunto le coste sarde. Nel 2006 erano stati solo 91, addirittura soltanto 8 nel 2005. “In Algeria c'è soltanto miseria e corruzione – gli fa eco un altro algerino – l'Europa ci offre un avvenire”. Per questo sogno hanno rischiato la vita, hanno bruciato le frontiere, come si dice in arabo, harraga. “Abbiamo scelto la morte... - commenta Kadri – E nonostante tutta la sofferenza che ho visto in mare, se mi rimpatriano oggi, domani stesso ripartirò”.
Da Khenchela era partito insieme a tre amici. Ma soltanto lui è arrivato. Di Darraji Sulmani hanno ripescato il cadavere nelle acque di Annaba. Faris Mussaoui e Amin Khleifi sono ancora dispersi. Abitavano nello stesso quartiere, Chechair. Abdelbaqi conferma la versione dei fatti. Erano a bordo della stessa barca. La notte del 21 giugno da Annaba erano salpate tre piccole imbarcazioni. Due con 18 passeggeri a bordo e una con 20. Ma dal mare in tempesta soltanto una barca è riuscita a salvarsi. Le altre due sono affondate. Dei 38 dispersi non c'è notizia nemmeno sulla stampa algerina. Soltanto i nomi dei dispersi. 'Abdelbaqi ne conosceva solo uno: Fethi, di Annaba. A Cagliari sono arrivati dopo tre notti, il 24 giugno.
Dall'Algeria l'Europa ha la forma della libertà. “L'Europa è il sogno di ogni africano – dice 'Abdelbaqi – perché qui c'è lavoro, soldi, i diritti sono rispettati, c'è la pace e la libertà”. Nel corso del 2007 circa 1.500 algerini hanno raggiunto le coste sarde. Nel 2006 erano stati solo 91, addirittura soltanto 8 nel 2005. “In Algeria c'è soltanto miseria e corruzione – gli fa eco un altro algerino – l'Europa ci offre un avvenire”. Per questo sogno hanno rischiato la vita, hanno bruciato le frontiere, come si dice in arabo, harraga. “Abbiamo scelto la morte... - commenta Kadri – E nonostante tutta la sofferenza che ho visto in mare, se mi rimpatriano oggi, domani stesso ripartirò”.
Gabriele Del Grande, pubblicato da Redattore Sociale