ANCONA, 3 aprile 2009 – Siamo ormai alla politica delle menzogne. E di quelle peggiori, quelle cioè che negano l’evidenza dei fatti. Il 31 marzo 2009 il Corriere della Sera pubblica un articolo di Gian Antonio Stella sul respingimento dal porto di Ancona verso la Grecia di un bambino afgano di 12 anni, Alidad, che viaggiava nascosto in un camion imbarcato su un traghetto di linea. Lo stesso giorno arriva la smentita. Prima del Questore di Ancona, poi del ministro dell’Interno Roberto Maroni. La notizia viene addirittura definita “destituita di ogni fondamento” e il giornalista accusato di non aver fatto “le necessarie verifiche”.
Le faccia Maroni le necessarie verifiche, magari insieme al questore di Ancona. Non è difficile. Basta passare un pomeriggio sulla banchina del porto di Ancona per assistere alle pratiche arbitrarie dei respingimenti in Grecia. Semplicemente non viene fatta nessuna distinzione tra adulti e minorenni, se non quando sono presenti gli operatori del Cir, autorizzati a lavorare nei valichi di frontiera, che però non sempre vengono informati della presenza di emigrati sulle navi. Lo ha denunciato la stessa responsabile del Consiglio Italiano Rifugiati, Francesca Cucchi: nel 2008 su 850 persone trovate sulle navi nel porto di Venezia, il Cir è stato informato soltanto di 110. E gli altri 740? Tutti rinviati in Grecia e senza nessun accertamento dell’età. Le stesse percentuali le possiamo applicare ai 1.816 emigrati (in maggioranza profughi afgani) respinti in Grecia tra il primo settembre e il 30 novembre 2008 dai porti di Ancona, Bari, Brindisi e Venezia.
La conferma dei respingimenti dei minori arriva da Patrasso. Un terzo dei 500 afgani della baraccopoli vicino al porto sono minori non accompagnati. Ognuno è stato respinto almeno una volta. E di ragazzini evidentemente minori se ne vedono nel filmato de Le Iene, girato nel porto di Ancona nel febbraio scorso, ritrovati semi asfissiati in un camion polacco e rispediti in Grecia sulla stessa nave. E se ne vedono nel video girato con un telefono cellulare dagli afgani detenuti nel container nel porto di Patrasso, dopo essere stati respinti dall’Italia. E se ne vedono nel reportage di Fotofraxia "La fuga dopo la fuga". Ad ogni modo su queste vicende si pronuncerà presto la Corte Europea. Alessandra Ballerini e altri avvocati hanno infatti preparato un esposto sui respingimenti dai porti dell’Adriatico, proprio a partire dalle testimonianze raccolte tra i rifugiati a Patrasso.
Se non avessero paura di essere respinti, i bambini afgani non rischierebbero la vita sotto i camion. Non dimentichiamoci le loro morti innocenti. Il 10 dicembre scorso un ragazzino afgano di 13 anni morì travolto dalle ruote del camion sotto il quale si era appeso per entrare in Italia dal porto di Venezia. Il 12 settmbre 2008, un ragazzo afgano di 16 anni è stato trovato morto in un tir sulla nave Ionian Queen, appena sbarcata a Brindisi dallo scalo greco di Igoumenitsa. Un anno prima, il 22 gennaio 2008, un altro afgano, di 14 anni, morì scorticato dall’asfalto, mentre viaggiava nascosto legato sotto un camion partito dalla Grecia e sbarcato ad Ancona. Per il rispetto dovuto a queste tragedie, anziché mentire, ministri e questori dovrebbero fare qualcosa.