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Il nuovo centro di identificazione e espulsione di Milo, Trapani |
Ci risiamo. Dopo Chinisia, Palazzo e Santa Maria, un altro nuovo centro di identificazione e espulsione è in arrivo. E toccherà di nuovo a Trapani. Per la città siciliana è il terzo cie, dopo il Serraino Vulpitta, aperto dal 1999, e il campo di Chinisia inaugurato un mese e mezzo fa. A differenza delle improvvisate tendopoli però, stavolta si tratta di una struttura appositamente progettata e costruita per la detenzione. E infatti visto da fuori ha l'aspetto di un carcere di massima sicurezza. Un muro di cinta in cemento armato corre lungo tutto il perimetro e lascia intravedere le sbarre gialle delle gabbie di ferro che dividono gli spazi interni. Dentro c'è posto per almeno 200 prigionieri. Alla sua costruzione si è lavorato per anni. La struttura è pronta da mesi, ma pare ci fosse un problema di allacciamento alla rete fognaria. Improvvisamente però deve essere stato risolto tutto, visto l'annuncio dato dalla Prefettura di Trapani lunedì scorso, 27 giugno, in occasione della visita del deputato Jean Leonard Touadi al cie di Chinisia. Milo aprirà a giorni, ancora non c'è stata nessuna gara d'appalto, ma con la scusa dell'emergenza, c'è da immaginarsi che la gestione sarà data provvisoriamente alla cooperativa Insieme, che a Trapani gestisce tutto quello che riguarda detenzione e accoglienza degli stranieri (il Cie Vulpitta, il Cie Chinisia, il Cara di Salina Grande e una serie di progetti Sprar) e che a livello nazionale è una delle colonne portanti di Connecting People, il consorzio più accreditato nella gestione di centri dei espulsione, insieme a Croce Rossa e Misericordie.
Probabilmente al nuovo Cie di Milo saranno trasferiti anche i reclusi del campo di Chinisia e parte di quelli del Vulpitta. Resta quindi da capire che ne sarà dei due vecchi cie di Trapani, se continueranno a lavorare in modo stabile o se invece saranno chiusi alla scandenza dell'appalto. O anche prima. Dopotutto già due dei tre nuovi Cie sono stati chiusi nel giro di poche settimane. Il Cie di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta, gestito dall'Arciconfraternita di San Trifone e del Santissimo Sacramento, è stato svuotato e sequestrato dalla magistratura dopo
l'incendio che l'ha distrutto lo scorso 8 giugno. Il cie di Palazzo San Gervasio invece, a Potenza, è finito al centro di uno scandalo dopo la pubblicazione su Repubblica di un
video che mostrava le condizioni di detenzione e le violenze degli agenti delle forze dell'ordine, dopodiché è stato
svuotato e chiuso una settimana fa, ufficialmente per permettere all'ente gestore - sempre Connecting People - di avviare i lavori di ristrutturazione. Ristrutturazioni che sono state finanziate dall'
ordinanza del 21 aprile per un valore di 6 milioni di euro, soldi che, a giudicare dalle condizioni in cui versano le strutture, davvero non si capisce che fine abbiano fatto.