Meno uno. Il centro di identificazione e espulsione di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, non esiste più. Fisicamente perché è stato devastato dalle fiamme dell'incendio divampato stanotte. E giuridicamente perché la Procura di Santa Maria Capua Vetere ne ha chiesto il sequestro probatorio, disponendo fra l'altro il trasferimento dei reclusi. Tutto è cominciato quando un ragazzo tunisino, saputo quest'oggi della morte del fratello, è andato dagli agenti delle forze dell'ordine chiedendo di essere rimpatriato quanto prima, per partecipare ai funerali. Gli hanno detto di aspettare. E poi di aspettare ancora. E poi è arrivata sera. E il ragazzo non ci ha più visto dall'umiliazione.
Non soltanto essere privato della libertà pur non avendo commesso reati, ma addirittura non essere nemmeno libero di raggiungere la famiglia in Tunisia per il funerale di una delle persone più care. A quel punto, raccontano che abbia rotto uno specchio e abbia iniziato a ingoiare pezzi di vetro. Una vecchia tecnica, la più disperata. Tentare il suicidio e uscire dalle gabbie dei centri di espulsione attraverso la porta di un'ambulanza, sperando poi di sopravvivere e di poter scappare dalla finestra di qualche pronto soccorso. Quando gli altri reclusi lo hanno visto cadere a terra e chiedere aiuto lo hanno portato tutti insieme davanti al cancello della recinzione chiedendo aiuto a gran voce. Gli agenti delle forze dell'ordine hanno subito provveduto. Ma anziché utilizzare una barella - ci ha raccontato un testimone - lo hanno trascinato a peso morto, tirandolo per le braccia, mentre lui giaceva esanime a terra. Come se fosse un animale.
Quell'ultima gratuita umiliazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I 96 tunisini - trattenuti nel centro di espulsione ormai dallo scorso 18 aprile - hanno iniziato a gridare la loro rabbia. La risposta degli agenti, in tenuta antisommossa è stata di sparare gas lacrimogeni all'interno della gabbia, in mezzo alla tendopoli dove venivano tenuti a dormire i reclusi. In quello stesso momento è divampato l'incendio. L'orologio aveva da poco passato la mezzanotte. Le fiamme sono state appiccate dagli stessi lacrimogeni, dopo che alcuni candelotti sparati dagli agenti sono caduti sulle tende, sfondandole e provocandone l'incendio. O almeno questo è quanto ci hanno raccontato al telefono i reclusi, visto che la Questura sostiene l'opposto e cioè che siano stati i reclusi a appiccare il fuoco.
Con le fiamme sono esplosi anche gli scontri, tra gli agenti in tenuta antisommossa da un lato e i reclusi a mani nude dall'altro. Nella concitazione sarebbero state ferite decine di persone. La Questura ha dato notizia di cinque contusi tra poliziotti e carabinieri. Mentre rimane sconosciuto il numero dei feriti tra i reclusi, sia contusi che intossicati dai gas.
La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha ordinato il sequestro probatorio del centro di identificazione e di espulsione. Il sequestro servirà a effettuare accertamenti e a reperire tracce dei reati commessi. Il capo della Procura, Corrado Lembo, ha giustificato il sequestro parlando di "fatti eloquenti e gravi di devastazione" che hanno reso "oggettivamente inutilizzabile il Cie di Santa Maria Capua Vetere". Intanto i reclusi sono stati divisi in tre gruppi e trasferiti nei centri d'accoglienza per richiedenti asilo di Manfredonia, Foggia e Crotone.
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Su Repubblica.it le foto del Cie di S.M.C.Vetere distrutto dalle fiamme