Ahmed è già arrivato in Francia. Mohamed Ali è a Milano. Sono fuggiti quasi tutti i ragazzi tunisini trasferiti dal centro di identificazione e espulsione di Santa Maria Capua Vetere dopo l'incendio che ha completamente distrutto il centro lo scorso 8 giugno. I fatti li ricordate: la rivolta in nome del ragazzo che chiedeva disperatamente di rientrare a Tunisi per il funerale del fratello deceduto il giorno stesso, poi i lacrimogeni sulle tende, le fiamme, gli scontri con gli agenti delle forze dell'ordine. E infine il sequestro di tutta l'area disposto dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e il trasferimento dei reclusi nei centri di accoglienza per richiedenti asilo di Bari e Foggia. Da lì avrebbero dovuto essere trasferiti nei centri di identificazione e espulsione. Peccato però che quasi tutti si siano dati prima alla fuga. Secondo le informazioni che abbiamo raccolto, tutti i sessanta tunisini che si trovavano al centro di accoglienza di Foggia sarebbero fuggiti. E dei trenta trasferiti a Crotone, una ventina avrebbero fatto perdere le proprie tracce. Mentre gli altri dieci che non hanno preso la palla al balzo per fuggire, si trovano oggi nel centro di identificazione e espulsione di Bari, che descrivono come un carcere. Sono entrati sabato scorso. Per tutti loro, il 20 giugno scadono i primi due mesi di trattenimento dal loro arrivo a Lampedusa. Per quella data sarà chiara anche la strategia del ministero dell'Interno. Se lasciarli uscire, se rinnovargli il trattenimento per altri due mesi (il periodo massimo di trattenimento è sei mesi), o se addirittura convalidargli un nuovo trattenimento a partire dal loro ingresso nel Cie di Bari. E intanto a Lampedusa proseguono i rimpatri collettivi in Tunisia.
L'ultimo volo è partito lunedì 13 giugno. Sull'isola ormai rimangono soltanto una venticinquina di tunisini ancora sequestrati dallo Stato italiano nel centro di accoglienza dell'isola, senza nessuna convalida del giudice. Sanno che saranno rimpatriati e sembrano essersene fatti una ragione, visto che da una settimana non ci sono più stati gesti eclatanti di protesta, dopo che decine di reclusi avevano ingoiato lamette e pezzi di vetro nelle settimane scorse. Tra i 25 c'è anche un signore che ha chiesto asilo politico all'Italia. Ex prigioniero politico ai tempi di Ben Ali, torturato in carcere e seguito da un avvocato francese a Parigi, dove lo aspetta la moglie, preoccupata che il marito possa essere rimpatriato con tutti gli altri, anche se dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite sono state date garanzie al suo avvocato italiano che non sarà rimpatriato prima della sua audizione di fronte alla commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato.
L'ultimo volo è partito lunedì 13 giugno. Sull'isola ormai rimangono soltanto una venticinquina di tunisini ancora sequestrati dallo Stato italiano nel centro di accoglienza dell'isola, senza nessuna convalida del giudice. Sanno che saranno rimpatriati e sembrano essersene fatti una ragione, visto che da una settimana non ci sono più stati gesti eclatanti di protesta, dopo che decine di reclusi avevano ingoiato lamette e pezzi di vetro nelle settimane scorse. Tra i 25 c'è anche un signore che ha chiesto asilo politico all'Italia. Ex prigioniero politico ai tempi di Ben Ali, torturato in carcere e seguito da un avvocato francese a Parigi, dove lo aspetta la moglie, preoccupata che il marito possa essere rimpatriato con tutti gli altri, anche se dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite sono state date garanzie al suo avvocato italiano che non sarà rimpatriato prima della sua audizione di fronte alla commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato.