ROMA – Ridotta in schiavitù dalle mafie nigeriane a capo dello sfruttamento della prostituzione, ha denunciato un ispettore di polizia nel centro di identificazione e espulsione di Milano per averla molestata sessualmente. È la storia di Joy, una ragazza nigeriana di 28 anni, intorno alla quale da mesi si è organizzata una mobilitazione di solidarietà. Dal 20 agosto 2009, quando al processo per direttissima a Milano per la rivolta del 13 agosto al centro espulsioni (Cie) di via Corelli, Joy inveì da dietro le sbarre della gabbia dell'aula, contro uno dei testimoni invitati a parlare. «Assassino, sei un torturatore! Mi ha cercato di violentare!». Le parole erano rivolte all'ispettore capo del Cie di Milano, Vittorio Addesso. Per quelle parole Joy venne denunciata per calunnia e poi sbattuta in carcere insieme agli altri 12 imputati per danneggiamenti e resistenza a pubblico ufficiale. Ma dal carcere, seguita da due avvocati, Joy ha trovato il coraggio di formalizzare una denuncia per tentato stupro. “Si è sdraiato sopra di me – ha raccontato Joy ai microfoni di Articolo 21 -, ha cominciato a toccarmi le tette. Io mi sono messa a gridare. ‘Sto solo scherzando’, mi ha detto”.
La Questura di Milano non ha smentito. Al contrario, in un comunicato stampa diramato il 24 marzo 2010 ha dichiarato: “La vicenda giudiziaria che vede interessato un Ispettore di Polizia, promossa dalla cittadina nigeriana *** Joy, è attentamente seguita dall'Amministrazione, nonché dall'Autorità Giudiziaria milanese, da sempre informata sui fatti”.
In quanto persona offesa da un reato (tentato stupro) per il quale deve celebrarsi un processo, Joy avrebbe diritto a un permesso di soggiorno. E non solo per questo. Joy infatti ha chiesto di accedere a un progetto di protezione sociale, come previsto dall'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione, per le donne ridotte in schiavitù per lo sfruttamento della prostituzione.
Nonostante tutto, il rischio di un rimpatrio rimane alto. Uscita dal carcere a febbraio, Joy è stata subito trasferita nel centro di identificazione e espulsione di Modena e da lì trasferita a Roma, dove si trova tutt'ora. In Nigeria l'aspettano gli uomini della mafia nigeriana che l'ha venduta al mercato del sesso. Per riscattare la propria libertà deve ancora pagare loro 8.000 euro. Si sono già fatti vivi con i suoi familiari e l'hanno minacciata al telefono. Joy sa che non scherzano, anche perché in passato, ha detto, gli hanno ucciso tre familiari: il padre, un fratello e una sorella, per costringerla a battere sulle strade degli italiani per ripagare il debito di decine di migliaia di euro contratto con i suoi sfruttatori.
La Questura di Milano non ha smentito. Al contrario, in un comunicato stampa diramato il 24 marzo 2010 ha dichiarato: “La vicenda giudiziaria che vede interessato un Ispettore di Polizia, promossa dalla cittadina nigeriana *** Joy, è attentamente seguita dall'Amministrazione, nonché dall'Autorità Giudiziaria milanese, da sempre informata sui fatti”.
In quanto persona offesa da un reato (tentato stupro) per il quale deve celebrarsi un processo, Joy avrebbe diritto a un permesso di soggiorno. E non solo per questo. Joy infatti ha chiesto di accedere a un progetto di protezione sociale, come previsto dall'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione, per le donne ridotte in schiavitù per lo sfruttamento della prostituzione.
Nonostante tutto, il rischio di un rimpatrio rimane alto. Uscita dal carcere a febbraio, Joy è stata subito trasferita nel centro di identificazione e espulsione di Modena e da lì trasferita a Roma, dove si trova tutt'ora. In Nigeria l'aspettano gli uomini della mafia nigeriana che l'ha venduta al mercato del sesso. Per riscattare la propria libertà deve ancora pagare loro 8.000 euro. Si sono già fatti vivi con i suoi familiari e l'hanno minacciata al telefono. Joy sa che non scherzano, anche perché in passato, ha detto, gli hanno ucciso tre familiari: il padre, un fratello e una sorella, per costringerla a battere sulle strade degli italiani per ripagare il debito di decine di migliaia di euro contratto con i suoi sfruttatori.