TORINO – Fuga, pestaggio e denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Si potrebbe sintetizzare così la vicenda dell'ultimo importante tentativo di evasione dal centro di identificazione e espulsione (Cie) di Torino. È il 28 settembre 2009. Sono da poco passate le 23.00, e durante il trasferimento dalle sezioni all'infermeria per la distribuzione degli psicofarmaci, un gruppo di una ventina di reclusi riesce a scappare dai cancelli delle sezioni. Solo quattro di loro però riescono a avvicinarsi al muro di cinta, dal lato di via Monginevro. E di loro soltanto uno riesce a scavalcare. Gli altri vengono presi dagli alpini di guardia al Cie, tratti in arresto e denunciati per resistenza a pubblico ufficiale. Fin qui la versione ufficiale. A tre settimane di distanza dai fatti però, Fortress Europe è riuscito a parlare con i tre protagonisti della fuga, che nel frattempo sono stati scarcerati e riportati al Cie di Torino. Quella sera – raccontano – furono ammanettati e pestati dai militari di guardia al Cie. Loro sono un ragazzo tunisino, Adel, un algerino, Amin e un senegalese nato in Francia, Mustafa.
Adel è alto un metro e novanta. Ha 32 anni, è cresciuto a Hammamet e vive in Italia da quando aveva 20 anni. È arrivato qui nel 1997, sbarcato senza documenti sull'isola di Pantelleria. Abitava a Milano da cinque anni, dove lo hanno fermato durante un banale controllo dei documenti. Non ha precedenti penali. Lavorava come carpentiere per un connazionale, Ahmed Mansour, in nero. Mi mostra i calli sulle mani. Poi tira su i pantaloni per mostrarmi i lividi delle manganellate, ormai sono quasi scomparsi, ma ancora si intravedono, sulla coscia e sulla caviglia. Racconta che quella sera li misero con la faccia a terra e le manette ai polsi dietro la schiena. C'erano una decina tra militari e poliziotti. “Ci hanno picchiato come le bestie”. Chiedo agli altri detenuti. Confermano la versione. Hanno visto tutti, il pestaggio è avvenuto di fronte alla sezione blu. Ma a pagare non saranno i militari protagonisti delle violenze, bensì loro tre. Adil e gli altri infatti, dopo quattro giorni di carcere, sono stati denunciati per “resistenza a pubblico ufficiale”. Il processo per direttissima è già partito. L'udienza è fissata per il 20 novembre. Tuttavia i provvedimenti di espulsione non sono stati sospesi, e i tre potrebbero essere rimpatriati da un momento all'altro.