
Resta da vedere adesso come reagirà il governo italiano, insulti a parte. Basterà un dossier di menzogne come quelle consegnate alla Commissione europea l’11 settembre, per dimostrare il rispetto dei diritti umani di migliaia di emigranti e profughi rispediti nelle galere libiche?
E soprattutto resta da vedere come reagirà l'Onu. Il commissario Navanethem Pillay, nata in Sudafrica nel 1941, ha un curriculum che parla da solo. Ha lavorato dal 1995 al 2003 come giudice al Tribunale penale internazionale per il Rwanda, che dal 1999 al 2003 ha presieduto. E prima di essere nominato commissario Onu ai diritti umani, nel 2008, ha lavorato per cinque anni alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. Ma le Nazioni Unite sapranno raccogliere questo atto d'accusa? In realtà c'è poco da aspettarsi. L'ufficio in Libia non ha un reale margine operativo per garantire protezione ai rifugiati respinti. E allo stesso tempo la Libia ha un ruolo sempre più forte all'interno dell'Onu e a livello internazionale.
Basti ricordare che da giugno l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha eletto presidente, per acclamazione, un diplomatico libico. Si tratta di Ali Triki, già ministro degli Esteri tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta e attuale ministro per gli Affari africani. E la Libia, che è anche presidente di turno dell'Unione Africana, fino a dicembre 2010 sarà anche membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.