29 July 2009

Sangue a Igoumenitsa: muore kurdo pestato dalla polizia greca

Patrasso, giovane afgano ferito dalla polizia portuale, FotofraxiaPATRAS, 29 luglio 2009 – Arivan Abdullah Osman aveva 29 anni. Lo polizia lo catturò all’interno del porto di Igoumenitsa. Era lo scorso 3 aprile 2009. Arivan stava tentando di nascondersi sotto un camion pronto a imbarcarsi su un traghetto diretto in Italia. Viaggiava senza documenti, era in fuga dal Kurdistan iraqeno. Quando la polizia lo acciuffò fu brutale. Testimoni oculari sostengono che gli agenti gli sbatterono con violenza la testa contro un blocco cemento. Un colpo fatale. Che gli causò un’emorragia interna e danni cerebrali irreversibili. Arivan è morto due giorni fa, il 27 luglio, dopo quattro mesi di coma all’ospedale Papanikolaou di Salonicco. Il ministro greco della Marina, Anastassios Papaligouras ha espresso il suo cordoglio per la vittima, e ha chiesto la riapertura del caso, visto che le indagini non avevano individuato nessun responsabile.

Intanto Human Rights Watch, ha lanciato nuove accuse contro la Grecia. L’organizzazione afferma che un gruppo di migranti sbarcati sull'isola di Chios sarebbero stati deportati in una zona alla frontiera con la Turchia, e costretti ad attraversare il confine. “Temiamo - ha detto Bill Frelick, direttore di Hrw per i rifugiati - che si impedisca agli immigrati di chiedere asilo politico, che i bambini che arrivano soli non ricevano protezione, che gli immigrati siano tenuti in inaccettabili condizioni di detenzione e anche che siano espulsi in Turchia”. Dall’isola di Creta invece l’allarme riguarda la situazione di 45 profughi kurdi. Secondo l’associazione greca Clandestina, il gruppo di potenziali rifugiati sarebbe sulla via dell’espulsione. Altri casi simili arrivano dall'isola di Mitilini, dove si terrà un "noborder camp" dal 25 al 31 agosto.

Ricordiamo che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha chiesto a Italia e Grecia delucidazioni rispetto al ricorso SHARIFI (ricorso n. 16643/09), presentato il 25 marzo 2009 da 35 persone, tra cui 10 minori, di nazionalità afgana, eritrea e sudanese, che denunciano di essere state respinte in epoche diverse al momento dell’arrivo in Italia nei porti di Venezia, Ancona e Bari e di essere state rimandate in Grecia. I ricorrenti denunciano inoltre di aver subito violenze da parte dei poliziotti italiani greci, di non aver potuto richiedere alcuna protezione internazionale, di non aver avuto modo di prendere contatto con avvocati o interpreti per capire quali fossero i loro diritti a livello nazionale e internazionale. Tuttavia i tempi della corte sono lunghissimi, e difficilmente si avrà una sentenza prima del 2010. E nel frattempo la polizia greca ha disposto la distruzione della baraccopoli di Patrasso, lo scorso 12 luglio.


Leggi anche:
Patrasso: la polizia rade al suolo il campo degli afgani
Bulldozer nella baraccopoli dei rifugiati data alle fiamme. Il video della BBC. Così si perdono le tracce dei 35 profughi che avevano fatto ricorso alla Cedu. Avevamo visitato il campo a maggio 2008. Le foto di come era prima. Le reazioni di Msf e Acnur. Il rapporto di Kinisi
Una ruspa demolisce le baracche di Patrasso
Io, minorenne afgano respinto in Grecia tre volte
Jumaa è solo uno delle migliaia di rifugiati afgani e irakeni che ogni anno vengono respinti dai porti italiani verso la Grecia. Tuttavia nel suo caso c’è un’aggravante. È minorenne. Eppure il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva smentito che dall'Adriatico avvenissero respingimenti di minori non accompagnati...