ROMA, 18 maggio 2009 – La Libia sta preparando una nuova legge sull’asilo. E da Roma, l'ambasciatore libico Hafid Gaddur fa sapere che il suo paese è pronto a firmare la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Due primi passi formali per fare della Libia un paese terzo sicuro. E quindi per togliere credibilità a chi oggi come ieri critica i respingimenti in mare perché contrari al divieto di refoulement dei rifugiati, che rappresentano il 30% circa di chi oggi è intercettato in Sicilia. Insomma quello che è un importantissimo processo per la creazione di un sistema d'asilo in Libia, rischia di trasformarsi nella foglia di fico dietro la quale nascondere la vergogna dell'Unione europea sempre meno disposta a farsi carico dei propri obblighi internazionali di protezione verso i rifugiati. Ma vediamo nel dettaglio che cosa sta accadendo oltremare.
Alla stesura della nuova legge sull'asilo, sta collaborando la missione a Tripoli dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur). L’accordo con l’apposita commissione istituita presso il Ministero della Giustizia libico, risale al 2006, e ora il testo sembrerebbe in dirittura d’arrivo. Sarebbe il primo passo verso l’esternalizzazione delle richieste d’asilo nei paesi del Nord Africa. Di come gestire la presenza di rifugiati nei flussi di immigrati che attraversano il Canale di Sicilia hanno parlato il ministro dell’Interno Roberto Maroni e la rappresentante dell’Acnur in Italia – Laurence Jolles – lo scorso venerdì. Lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini aveva proposto di istituire in Libia centri dove gestire le domande di asilo. E l’Acnur aveva chiesto all’Italia di riprendersi i rifugiati respinti in mare, sotto forma di reinsediamento.
Ma i progetti di reinsediamento dei rifugiati in Libia sono già iniziati da un anno. E 60 rifugiati eritrei sono stati accolti dall’Italia, tra il 2007 e il 2008, proprio dopo l’avvenuto riconoscimento del loro status da parte dell’Acnur di Tripoli. Si trattava di 60 persone – in maggior parte donne e bambini – detenuti dal 2006 nel centro di detenzione di Misratah, una città a 210 km a est di Tripoli. Intervistati dalla commissione dell’Acnur a Tripoli, sono poi stati trasferiti a Roma in aereo, con un regolare visto, e accolti in apposite strutture, finanziate con fondi europei, nella provincia di Rieti, a Cantalice. L’Italia non è la sola ad aver accolto parte degli eritrei detenuti a Misratah. Hanno fatto lo stesso anche Romania, Svezia, Canada, Norvegia e Svizzera, permettendo a un totale di 139 persone di lasciare il carcere libico senza avventurarsi nelle acque del Canale di Sicilia. Mentre altri 100 detenuti sono stati rilasciati dal centro di detenzione a dicembre 2008, dopo un accordo raggiunto tra le autorità libiche e l’Acnur.
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