ANCONA, 18 settembre 2007 - Non è servito a niente il comunicato stampa con cui, lo scorso 11 settembre 2007, il Cir esprimeva "grave preoccupazione" per i respingimenti di iracheni verso la Grecia dal porto di Ancona. E non è servita a niente la visita del responsabile della sezione Protezione dell'Alto commissariato delle Nazioni uniten (Acnur), Paolo Artini, al capo della polizia di frontiera del porto di Bari, Roberto Rossetti, lo scorso 13 settembre. I respingimenti illegali dei profughi iracheni e afgani dai porti dell'Adriatico continuano. E le cifre che trapelano da Bari sono allarmanti.
Questa mattina, nel porto di Ancona, sono stati rintracciati 17 uomini, 11 afghani e sei iracheni, tutti senza documenti di viaggio. Cinque erano nascosti in un autoarticolato con targa tedesca - che ha poi ripreso il suo viaggio - mentre gli altri 12 si trovavano nel garage della motonave. Sono tutti stati reimbarcati, con un semplice verbale di affidamento al capitano della nave, la "Olimpic Champion", poi ripartita per Patrasso. Per loro nessuna identificazione, nessun provvedimento scritto di respingimento, e soprattutto nessun accesso alla domanda di asilo politico, nessun contatto con gli operatori del Cir, accreditati dal Ministero degli Interni per il lavoro di assistenza legale nelle frontiere portuali e aeroportuali italiane.
Sempre ad Ancona, lo scorso 10 settembre, un gruppo di 23 kurdi iracheni erano stati riammessi in Grecia con le stesse modalità. Nel mese di agosto 2007, i riammessi a Patrasso e Igoumenitsa, in Grecia, erano stati, secondo i dispacci delle agenzie di stampa, almeno 362, di cui 190 da Bari, 153 da Ancona, 17 da Brindisi e due da Venezia.
E questa è solo la punta dell'iceberg. Nel corso del 2006, nel solo porto di Bari, oltre a 198 respingimenti alla frontiera, si sono registrate 850 riammissioni in Grecia di cittadini stranieri, dei quali 300 iracheni e 170 afgani. I dati sono riportati in una relazione della Polizia di Frontiera di Bari al Ministero degli interni , che però nel 2006 ha informato il Cir di soli 163 tra riammissioni e respingimenti, violando di fatto la legge che istuisce il servizio di assistenza per i richiedenti asilo ai valichi di frontiera (articolo 11, comma 6). E nel 2007 va peggio, dato che Bari ha riammesso 150 iracheni soltanto nel giorno di Pasquetta, il 9 aprile 2007, e altri 120 soltanto nel mese di agosto 2007.
La riammissione per via breve con verbale di affidamento al capitano è prevista dall'articolo 10 comma 3 del Testo unico sull'immigrazione, che obbliga il "vettore che ha condotto alla frontiera uno straniero privo dei documenti" a "prenderlo immediatamente a carico ed a ricondurlo nello Stato di provenienza". Ma la stessa legge vieta il respingimento in frontiera di quelle persone che rischiano nel paese di transito, o nel paese di provenienza, in caso di un successivo “refoulement”, trattamenti inumani e degradanti. Un principio già recepito dall’articolo 3 della Convenzione europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo. Un principio ribadito nella risoluzione sull’Iraq approvata il 15 febbraio 2007 dal Parlamento europeo, in cui si invitavano gli Stati dell’Ue a riconoscere l’asilo agli iracheni, erano vietate le espulsioni dei profughi, e si chiedeva di non procedere a trasferimenti Dublino se il Paese interessato (in questo caso la Grecia) non esaminava correttamente le domande dei richiedenti asilo iracheni.
La Grecia non ha mai riconosciuto lo status di rifugiato politico ad un solo iracheno. E la Grecia ha firmato un accordo di riammissione con la Turchia già nel 2001, utilizzato anche per l’espulsione dei profughi iracheni, come documentano le recenti denunce dell’Organizzazione mondiale contro la tortura sul caso dei 54 richiedenti asilo iracheni, arrestati a Hios, detenuti e scampati alla deportazione in Turchia soltanto grazie alla resistenza di sette di loro - malmenati dalla polizia perché si rifiutavano di salire a bordo dell’autobus che doveva trasferirli - e alla tenacia di un gruppo di avvocati che ha fatto loro ottenere la possibilità di richiedere asilo e di fare ricorso contro il diniego ottenuto in primo grado. Se espulsi in Turchia probabilmente avrebbero fatto la fine dei 135 che Istanbul ha rimpatriato in Iraq a fine luglio, sotto le inutili proteste dell’Acnur.
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