Tutto questo avviene mentre le testimonianze di chi continua a sbarcare in Sicilia, raccolte recentemente addirittura dal New York Times, confermano i gravissimi abusi commessi dalle autorità libiche ai danni dei migranti. Arresti arbitrari, detenzioni senza processo, per mesi, in condizioni degradanti e disumane, episodi di pestaggi e torture, esecuzioni sommarie, violenze sessuali, rimpatri di rifugiati politici ed espulsioni in pieno deserto, alla stessa frontiera sud, la stessa che l'Europa adesso si impegna a sorvegliare per avere in cambio l'accesso delle pattuglie Frontex in acque libiche. Tutte accuse ampiamente documentate dalle testimonianze raccolte dai rapporti di Human Rights Watch (disponibile anche in inglese, francese e arabo), di Afvic e nel libro "Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo - Infinito edizioni".
Tutto questo avviene mentre a Misratah continua il calvario degli oltre 600 eritrei detenuti da oltre un anno, con donne e bambini, nonostante oltre 160 siano rifugiati riconosciuti dall'Acnur. Se i 600 saranno rimpatriati, come tutto fa presagire, rischiano carcere e torture.
Il governo eritreo è accusato di gravi violazioni dei diritti umani da Amnesty International, Human Rights Watch, Reporters sans Frontières, Nazioni Unite, oltre che dalla stessa Unione Europea. Nonostante il patto di non belligeranza firmato congiuntamente da Eritrea ed Etiopia ad Algeri nel 2000, lo stato di guerra di fatto continua dal 1998. Ragazzi e ragazze, raggiunta la maggiore età, sono obbligati alla coscrizione militare a tempo indeterminato e i disertori sono puniti col carcere. Nel giugno 2005, sono stati fucilati 161 tra ragazzi e ragazze, accusati di diserzione, essendo scappati dalle caserme. Negli ultimi mesi la polizia eritrea sta procedendo agli arresti, ad Asmara, dei familiari dei giovani fuggiti dall'esercito. Le famiglie sono costrette a pagare somme ingenti per evitare il carcere. Vengono inoltre perseguitati giornalisti, obiettori di coscienza, uomini politici e leader religiosi. Una sorte a cui sono scampati i 2.589 eritrei sbarcati lungo le coste siciliane nel 2006. Il 12% dei 22.016 cittadini stranieri sbarcati in Italia lo scorso anno, il 20,8% dei 10.438 richiedenti asilo dello stesso periodo.
La Libia ha già rimpatriato eritrei, nel 2004 e nel 2006, anche su un volo pagato dall’Italia (2004, 109 passeggeri, secondo un rapporto Ue). Il 27 agosto 2004 un aereo partito da Tripoli per rimpatriare 75 eritrei venne dirottato dagli stessi a Khartoum, in Sudan. 60 dei 75 passeggeri vennero riconosciuti rifugiati politici dall’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite. In patria avrebbero fatto la fine dei 223 espulsi tra settembre e ottobre del 2002 da Malta. Trattenuti prima nella prigione di Adi Abito, in seguito a un tentativo di fuga, vennero trasferiti nel carcere di massima sicurezza di Dahlak Kebir, e alcuni vennero uccisi.
Speriamo almeno che se ne riesca a discutere nella sessione plenaria sull'immigrazione del Parlamento europeo a Straburgo del 26 settembre 2007. Perchè qua si è superato ogni limite. La schizofrenia è tale che la stessa Unione europea che finanzia la Libia per impedire che gli eritrei, tra gli altri, sbarchino sulle coste siciliane, il 18 settembre 2007 "deplora fortemente" le "gravi violazioni dei diritti umani" in Eritrea.
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