04 August 2011

Decine di morti nelle acque libiche. Giallo sulla Nato

Ancora una strage nel Mediterraneo, sulla via di fuga che porta dalla Libia in guerra all'isola di Lampedusa. E ancora un giallo su quella che sembra l'ennesima omissione di soccorso delle navi da guerra della Nato. Le vittime sarebbero decine, alcuni testimoni parlano addirittura di cento persone. Si trovavano a bordo di un vecchio peschereccio di 20 metri partito venerdì scorso dalla Libia con circa 400 passeggeri a bordo che da due giorni vagava 90 miglia a sud di Lampedusa, con il motore in avaria. Il racconto dei superstiti è ancora al vaglio degli investigatori. I passeggeri sarebbero morti di stenti e disidratazione. Le vittime sono soprattutto donne e bambini. I loro corpi sono stati abbandonati in mare. A bordo della barca, la Guardia Costiera ha ritrovato il corpo di un uomo senza vita e nel tratto di mare sono stati visti galleggiare vestiti che potevano fare pensare a dei cadaveri. Tuttavia visto il sopraggiungere dell'oscurità e viste le gravi condizioni di salute dei superstiti, la priorità è stata al trasferimento dei sopravvissuti a Lampedusa. Le motovedette dovrebbero arrivare in serata. Intanto quattro donne e un uomo sono stati trasportati in elisoccorso e ricoverati al poliambulatorio. Due delle donne sono state intubate, si trovano in gravissime condizioni e stanno per essere trasferite all'ospedale Cervello di Palermo.

La prima richiesta di soccorso era arrivata questa mattina con una telefonata alla guardia costiera di Pantelleria, che ha girato l'sos alla nave più vicina. Un rimorchiatore battente bandiera cipriota, che ha gettato loro delle zattere di salvataggio quando ha visto che i naufraghi si gettavano disperati in acqua per tentare di salire a bordo. E qui inizia il giallo della Nato.

Da indiscrezioni infatti, sembra che il comandante di una nave da guerra della Nato che si trovava a circa 27 miglia dal luogo del naufragio, abbia rifiutato di prestare soccorso. Esattamente come avvenne a fine marzo, quando l'omissione di soccorso di una fregata impegnata nelle operazioni militari in Libia causò la morte per stenti di almeno 60 persone. Ma forse volevano evitare i fastidi avuti tre settimane fa, quando una nave militare spagnola era rimasta sette giorni bloccata in alto mare con un centinaio di naufraghi a bordo ai quali sia Malta che l'Italia rifiutavano l'accesso ai propri porti per sbarcare i profughi, abbandonati dopo inutili negoziati in un porto tunisino.

Dopo il rifiuto di intervenento della Nato, gli uomini della Guardia costiera hanno deciso di intervenire comunque con i propri mezzi, nonostante il vecchio peschereccio in avaria si trovasse a più di 90 miglia da Lampedusa e dunque formalmente in acque internazionali non di competenza italiana, bensì libica. Ma in questo la Guardia costiera italiana ha una straordinaria tradizione. Il salvataggio ha il primato su tutto.

Prima hanno inviato un elicottero da Catania, che ha calato con un cestello acqua e generi di prima necessità, abbandonando poi il cestello per motivi di sicurezza dopo che alcuni dei passeggeri si erano aggrappati allo stesso per essere portati in salvo. Quindi intorno alle 14:40, i naufraghi a bordo del barcone e delle zattere, sono stati raggiunti da tre delle quattro motovedette partite da Lampedusa, che hanno immediatamente iniziato il trasbordo dei naufraghi, ormai ridotti allo stremo delle forze e gravemente disidratati, per poi trasferirli sulla terra ferma a Lampedusa.

In attesa di capire tutti i dettagli dell'ennesima tragedia, intanto infuria la polemica sul comportamento delle navi da guerra della Nato. E ancora una volta ci si stupisce della disumanità che abbiamo scelto di abitare. Le polemiche non riguardano infatti l'omissione di soccorso che ha causato la morte di così tante persone. Tutt'altro. Il governo chiede alla missioni militare della Nato di fermare in mare e respingere i pescherecci libici carichi di profughi in fuga dalle bombe che la stessa Nato sgancia su Tripoli.

E a soffiare sul fuoco è soprattutto la Lega, che martedì scorso al Senato aveva fatto approvare assieme alla legge sui rimpatri un durissimo ordine del giorno che impegna il governo a chiedere alla Nato di bloccare le barche dei profughi e di respingere tutti in Libia. Un po' come sperimentato tre settimane fa con la fregata spagnola che dove avere inutilmente tentato di approdare a Malta o in Sicilia con i cento naufraghi soccorsi al largo della Libia li ha sbarcati in un porto tunisno.

Vergogna! Perché nessuno fino ad ora era arrivato a pensare con una sola operazione militare di scatenare una guerra contro il regime di un paese vicino e allo stesso tempo di respingere in quel paese, sotto i propri stessi bombardamenti chi da quelle bombe sta venendo via per mettersi in salvo.


Aggiornamento, 05 agosto 2011


tratto da ANSA
IMMIGRAZIONE: SUPERSTITI RACCONTANO TRAGEDIA, MORTI NON SAREBBERO UN CENTINAIO MA UNA TRENTINA PER STENTI O ANNEGATI


LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 5 AGO - Il quadro dell'ultima tragedia del mare, avvenuta al largo delle coste libiche, comincia a delinearsi con maggiore precisione dopo le testimonianze dei sopravvissuti raccolte dalle organizzazioni umanitarie. Le vittime sarebbero un numero compreso tra venti e trenta. Ieri una giovane donna marocchina trasportata in elicottero nel Poliambulatorio di Lampedusa, ancora in evidente stato di choc, aveva parlato di «decine e decine di cadaveri, forse un centinaio». Ma questo dato sembra destinato ad essere ridimensionato, anche in base all'alto numero di migranti soccorsi sul barcone, 367 tra i quali donne e bambini. A confermarlo è Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati. «Di sicuro - dice - durante la traversata diverse persone sono morte, anche se i superstiti non sono stati in grado di dire esattamente quanti». La portavoce dell'Unhcr spiega che nessuno è stato in grado di indicare con certezza quanti erano al momento della partenza, avvenuta sabato scorso dal porto di Zanzour. «Tutti, comunque - sottolinea Boldrini - hanno confermato la tragedia. Alcuni migranti sarebbero morti di stenti o per la mancanza d'acqua, altri si sarebbero lanciati in mare annegando nel tentativo di raggiungere una nave o semplicemente perchè vaneggiavano, altri ancora - almeno tre o quattro - soffocati nella stiva come era accaduto sull'ultimo barcone approdato domenica notte a Lampedusa con 25 cadaveri. Alcuni, infine, sarebbero finiti in mare nel corso di una rissa per riuscire ad accaparrarsi le bottiglie d'acqua lanciate dall'elicottero che per primo ha raggiunto il barcone».