06 July 2011

Svuotate Lampedusa, la Jolie non deve vedere


Sono passate due settimane dalla visita di Angelina Jolie, attrice e ambasciatrice dell'Onu, al centro di accoglienza di Lampedusa, lo scorso 19 giugno. Ma torniamo sul tema. Perché nel frattempo siamo riusciti a acquisire le immagini di ciò che Angelina Jolie non doveva vedere e di cui comunque non doveva parlare. Si tratta di due video girati di nascosto con i telefonini dentro il centro di accoglienza di Lampedusa. Li avevamo da giorni, ma li pubblichiamo solo adesso che gli autori sono riusciti a scappare dal centro di espulsione di Chinisia dove erano reclusi. Mostrano le condizioni del centro di Lampedusa nel mese di maggio, quando lo Stato italiano vi teneva sotto sequestro circa 200 tunisini.

Il primo video mostra la protesta pacifica del 24 maggio, quando i duecento tunisini sequestrati da settimane nel centro di accoglienza di Lampedusa proclamarono uno sciopero della fame. C'è un lenzuolo bianco con su scritto “Voliyamo la libertà”. Dalle immagini è chiaro che il centro di accoglienza è stato trasformato in un campo di reclusione sorvegliato dalle forze dell'ordine, senza che nessun giudice abbia mai convalidato la detenzione dei reclusi. Il secondo video invece è di quelli che fanno male. Mostra un ragazzo che si taglia le braccia con una lametta. Uno dei tanti, almeno 28, che a maggio hanno tentato il suicidio per protestare contro l'ingiusta detenzione.

Sul loro destino, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) non si è mai esposto mediaticamente, sebbene a livello pratico i suoi operatori abbiano continuato a seguire i tunisini che avevano fatto richiesta d'asilo sull'isola. E il silenzio si è fatto assordante proprio con la visita di Angelina Jolie. Con un tempismo perfetto infatti, due giorni prima del suo arrivo, il ministero dell'Interno ha disposto il trasferimento degli ultimi 27 tunisini rimasti sull'isola del gruppo dei 200 sequestrati. Gli unici a non essere stati rimpatriati, gli unici a avere chiesto asilo politico all'Italia. Tutti si aspettavano che fossero trasferiti in un centro di accoglienza. E gli operatori dell'Acnur erano i primi a pensarlo, al punto che avevano più volte rassicurato i loro assistiti. Invece il 17 giugno sono finiti in un'altra gabbia. Quella del centro di espulsione di Chinisia. Ma negli uffici romani dell'Acnur, nessuno ha battuto ciglio. Forse erano troppo impegnati a organizzare il tour della Jolie