Privati da mesi della libertà, e in balia degli errori amministrativi di ambasciate e polizia. È un incredibile triangolare di ping pong che si gioca tra Italia, Marocco e Algeria, dove però a fare da pallina sono due ragazzi marocchini di 29 e 33 anni, espulsi per errore dall'Italia in Algeria e poi rispediti al mittente dopo tre mesi nelle carceri di Algeri. Adesso si trovano al centro di identificazione e espulsione di Roma. A denunciare quanto accaduto è il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni. Di cui di seguito riportiamo il comunicato stampa. Non è la prima volta che accadono storie simili. Leggetevi cosa avevamo scoperto nel 2009, al centro espulsioni di Bari.
Cittadini marocchini del Cie di Roma espulsi per errore in Algeria
comunicato stampa del Garante dei detenuti del Lazio
(Roma, 15 gennaio 2011) - Ospitati nei CIE di Gorizia e Ponte Galeria, due cittadini di nazionalità marocchina vengono, incredibilmente, riconosciuti come propri cittadini dal Consolato algerino e, quindi, espulsi in Algeria. Dopo circa tre mesi, però, queste persone vengono di nuovo rispedite a Roma perché non più riconosciuti come algerini.
I due protagonisti, di 29 e 33 anni, sono di nuovo in attesa di essere identificati e sono, nel frattempo, trattenuti in quella specie di carcere che è il CIE di Ponte Galeria.
Il fatto è stato segnalato dal Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio Angiolo Marroni secondo cui la storia testimonia « le difficoltà nell'applicazione dell'attuale legislazione sull'immigrazione, soprattutto per quanto riguarda le espulsioni forzate, e le procedure di riconoscimento, spesso effettuate con grave ritardo. In questo caso si tratta di un vero e proprio errore, gravissimo soprattutto a fronte del fatto che i due ragazzi si erano esplicitamente dichiarati di nazionalità marocchina».
Secondo quanti ricostruito dai collaboratori del Garante i due marocchini, dopo settimane di permanenza al Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, sono stati espulsi il 4 settembre 2010 in Algeria perché riconosciuti come algerini dalle autorità diplomatiche di quel Paese.
Secondo il loro racconto i due uomini, nei tre mesi passati ad Algeri, sono stati detenuti in una cella senza finestre, con scarse possibilità di curare l’igiene personale, con pane secco e burro da mangiare e, soprattutto, sottoposti a vessazioni e torture psicologiche. Dopo 100 giorni, i due sono stati rimandati a Ponte Galeria in quanto non sono stati riconosciuti dall’autorità di polizia algerina.
« Mi chiedo come è stato possibile che un Consolato abbia riconoscere queste persone come propri cittadini anche se non lo erano - ha detto Marroni - e perché sono stati necessari oltre tre mesi per accorgersi di questo errore. Forse è il caso che le autorità avviino un’indagine amministrativa per capire esattamente cos’è successo e cosa non ha funzionato nel meccanismo».