TUNISI - “Torino Ghannouchi fori sanza sango meio”. Era il secondo manifesto scritto in un italiano stentato, comparso sulla qasbah di Tunisi. Era un annuncio, forse di un tunisino emigrato a Torino: meglio che Ghannouchi - il nuovo primo ministro, vecchio braccio destro del destituito dittatore Ben Ali – se ne vada fuori senza spargimento di sangue. Ma l’ho letto troppo tardi. Stasera alle otto, sul computer di un’amica che l'ha fotografato. Stasera, quattro ore dopo lo smantellamento del presidio alla qasbah.
Tutto è cominciato verso le 16,00, quando i militari si sono ritirati dalle loro posizioni. In quel momento, tutti hanno capito che da lì a poco sarebbe arrivata la polizia in tenuta antisommossa. E così è stato. Il lancio delle pietre ottenute smantellando la pavimentazione della piazza, non è servito a niente di fronte alla pioggia di gas lacrimogeni. I ragazzi del presidio si sono dati alla fuga, inseguiti in ogni direzione dai manganelli della polizia. Noi ci siamo rifugiati in un bar dietro il municipio di Tunisi, insieme a una ventina di persone, con le porte sbarrate, mentre fuori la polizia continuava a picchiare e a arrestare. Lì il cameriere ci ha dato un po’ di latte con cui sciacquare gli occhi bruciati dal gas.
Nel giro di una mezz'ora, dopo le prime telefonate, sono riuscito a ricostruire un po' quello che era successo altrove. Praticamente il grosso del presidio è fuggito nella medina diretto al centralissimo viale Habib Bourghiba, dove è nata una manifestazione spontanea al grido di "Sha‘ab yurid isqaT elHukuma!", il popolo vuole la caduta del governo. Ma la polizia aveva preparato tutto. Hanno sbarrato la strada e li hanno caricati di nuovo, disperdendo la folla con i lacrimogeni.
Quando verso le 20,00 siamo passati in macchina davanti al ministero dell'interno, tutto il viale Burghiba era presidiato da decine di blindati e centinaia di poliziotti. Al momento non sappiamo quanti siano gli arrestati, di certo i feriti sono decine, perlopiù intossicati dai lacrimogeni o feriti dalle manganellate. Inoltre arriva da piu' fonti la notizia di un morto, si tratterebbe di Omar Aawini, un signore anziano, che si trovava nella qasbah al momento dell’irruzione delle forze armate e che sarebbe stato colpito da un lacrimogeno e poi morto asfissiato. La notizia però non è ancora confermata da fonti ufficiali.
La brutalità della repressione ricorda quella del regime. Soprattutto la gratuitá della violenza messa in atto dalle forze dell’ordine contro i manifestanti. E proprio per questo oggi, sabato 29, sono previste altre manifestazioni per condannare l’accaduto.
Intanto stiamo tutti con il fiato sospeso per quello che sta succedendo in Egitto. Il Cairo brucia e il bilancio è gravissimo. Anche lí si parla di decine di morti e centinaia di feriti e di arrestati. L´ultima risposta, la piú dura, di un regime dai giorni contati. Quello di Hosni Mubarak.