tratto da Ansa
STRASBURGO, 28 aprile 2010 - Il Comitato per la prevenzione e la tortura (Cpt) del Consiglio d'Europa denuncia i "maltrattamenti" subiti dai migranti durante le operazioni di respingimento condotte dalle autorità italiane. Nel testo del rapporto sulla politica dei respingimenti adottata dall'Italia reso pubblico oggi a Strasburgo, il Cpt analizza sette operazioni di respingimento condotte fra il 6 maggio e il 31 luglio 2009 con destinazione Libia e Algeria.
Questa la descrizione che viene fatta di alcune operazioni nel rapporto del Cpt: migranti lasciati sul ponte di una nave con poca acqua, senza cibo, né coperte anche per 12 ore, dopo un viaggio durato giorni che li ha lasciati disidradati, in stato confusionale, alcune volte in stato comatoso. Tra loro - prosegue la descrizione - potenziali richiedenti asilo, o persone che hanno ricevuto documenti temporanei dall'Unhcr, ma anche minori e donne in avanzato stato di gravidanza. In alcuni casi hanno subito maltrattamenti tali da dover essere ricoverati, oppure si sono visti togliere tutti i loro beni senza che gli fossero mai restituiti. "Nella maggior parte dei casi le informazioni che abbiamo raccolto non sono dirette, perché per noi era impossibile andare in Libia, ma le testimonianze concordano su molti particolari", ha detto Jean-Pierre Restellini, membro della delegazione del Cpt che ha condotto la visita in Italia. Sull'attendibilità delle fonti, Restellini sottolinea: "Dopo 20 anni di lavoro con il Cpt, ho la presunzione di saper riconoscere il vero dal falso".
CPT A ITALIA, CAMBIARE POLITICHE RESPINGIMENTI - Il Cpt esorta il governo a riesaminare immediatamente in modo sostanziale l'attuale prassi delle intercettazioni di migranti in mare. Secondo il Comitato, il riesame deve essere fatto in modo da "assicurare che tutte le persone sotto la sua giurisdizione - comprese quelle intercettate da navi italiane fuori dalle acque territoriali - ricevano le necessarie cure mediche e l'assistenza umanitaria che il loro stato richiede e in modo che abbiano effettivamente accesso alle procedure in grado di garantire il rispetto del principio di non respingimento. Il Comitato non contesta né il diritto né la necessità che l'Italia ha di controllare i propri confini e i flussi migratori. Tuttavia sostiene che l'attuale politica dei respingimenti è in violazione degli obblighi sottoscritti dall'Italia e che, come sottolinea Jean-Pierre Restellini, membro della delegazione Cpt che ha condotto una visita in Italia, "le basi legali su cui poggia non possono essere usate come pretesto per dire che è tutto regolare".
CPT CHIEDE INCHIESTA RESPINGIMENTI VERSO LIBIA - Il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa chiede alle autorità italiane di aprire un'inchiesta su quanto avvenuto durante due operazioni di respingimento di immigrati verso la Libia, del 6 maggio e del primo luglio 2009. Secondo il rapporto, i migranti intercettati e respinti il 6 maggio sarebbero stati tenuti sui ponti delle navi italiane per 12 ore senza cibo, né coperte e insufficiente acqua. Inoltre alcuni di loro avrebbero subito violenza fisica, calci, pugni e colpi di remo, da parte della polizia libica per costringerli a scendere dalle navi della Guardia Costiera nel porto di Tripoli. Nell'operazione del primo luglio invece, secondo le informazioni del Cpt, sei migranti, tra loro anche una donna incinta, sarebbero stati maltrattati tanto da dover essere ricoverati in ospedale una volta arrivati in Libia. Le autorità italiane hanno ammesso di aver dovuto usare la forza, ma in modo "proporzionale" perché alcuni immigrati stavano cercando di andare sotto coperta invece di rimanere sul ponte della nave. Nessuno ha subito gravi lesioni, e solo 2 migranti, tra cui una donna incinta, sarebbero stati ricoverati in via precauzionale.