26 October 2009

In Italia i 300 naufraghi abbandonati da Malta. Salvati da una petroliera

La barca soccorsa il 26 ottobre, copyright Francesco Viviano, RepubblicaMALTA - Sono giunti a Pozzallo (Rg) i 300 eritrei e somali del peschereccio rimasto per quattro giorni nel mare in burrasca, senza che Malta prestasse i dovuti soccorsi. Tra di loro anche 46 donne, quattro delle quali incinte, 29 bambini e il cadavere di un uomo morto nella traversata. Dieci dei passeggeri sono stati ricoverati in ospedale in precarie condizioni di salute. Il vecchio peschereccio su cui viaggiavano è stato soccorso a una decina di miglia da Portopalo di Capo Passero da una motovedetta veloce della Guardia costiera e da un rimorchiatore d'altura di una vicina piattaforma off-shore. Si chiude così l'odissea dei 300 passeggeri, tra cui molte donne e bambini, che da venerdì erano in balia del brutto tempo, che tra sabato e domenica ha raggiunto mare forza 7 e vento 31 nodi. Ma il finale avrebbe potuto essere drasticamente diverso. Duecento persone su una barca instabile con il mare in burrasca sono state abbandonate alla sorte per quattro giorni dalle autorità libiche e maltesi, prima del loro ingresso nelle acque italiane. A salvare loro la vita è stato il pronto intervento della petroliera italiana Antignano, dirottata sul posto già venerdì sera, dopo che la Guardia costiera italiana aveva ricevuto l'allarme dai parenti di alcuni dei passeggeri a bordo, che avevano dato l'sos con il telefono satellitare a bordo. La petroliera, lunga 176 metri per una stazza di 40.000 tonnellate, ha scortato la barca navigando sopra vento per rompere l'onda e rendere la traversata verso nord meno pericolosa. All'equipaggio dell'Antignano va la nostra massima ammirazione.

Ma quanto sono costate all'armatore della petroliera queste quattro giornate perse di lavoro? Perché un mezzo civile è obbligato a effettuare un salvataggio, mentre i mezzi militari di Malta possono soprassedere? Perché la politica prevale sull'urgenza di salvaguardare la vita umana? E se fosse occorso qualche problema alla navigazione? E se il peschereccio avesse imbarcato acqua e fosse affondato? Perché Malta non è intervenuta? E ancora, perché fino all'anno scorso la nostra Guardia costiera era libera di intervenire anche in acque internazionali di competenza maltese, quando si trattava di emergenze come questa, e da dopo il caso Pinar invece, a decidere se e quando intervenire è il Ministero degli Interni?

Dal canto suo Malta rispedisce le accuse al mittente. Il portavoce delle forze armate maltesi Ivan Consiglio dice: "Quando il barcone ha lanciato l'sos ha contattato l'Italia; secondo le convenzioni Sar il Paese a ricevere la richiesta di aiuto è obbligato a coordinare le operazioni di soccorso". Come se si parlasse di un servizio di recapito pacchi, e non di 300 persone che hanno rischiato la vita, abbandonate senza soccorsi nel mare in tempesta per quattro giorni. Mentre la politica decideva della loro sorte.

Il fatto che l'Italia abbia accolto i 300 naufraghi e che abbia rinunciato all'idea del respingimento, di cui si era parlato fino a ieri sera, non può che rallegrarci. Perché oltre ad avere avuto salva la vita, i 300 potranno anche far valere il proprio diritto d'asilo, essendo in maggior parte eritrei e somali. Paradossalmente a salvare i naufraghi è stato proprio il mare in burrasca. Lo sostiene il prefetto Rodolfo Ronconi, responsabile della Direzione centrale immigrazione e polizia della frontiera del Viminale, che ha dichiarato all'Ansa: "Il barcone si trovava in acque libiche [70 miglia a nord di Bengasi, ndr.] e se la petroliera italiana avesse preso a bordo i migranti, li avrebbe poi condotti, in accordo con Tripoli, verso le coste libiche da cui erano partiti. La Antignano non è però riuscita ad avvicinarsi al barcone: ha comunque lanciato viveri. Le cattive condizioni del mare hanno vanificato in seguito anche i tentativi (ben quattro) di una motovedetta libica di raggiungere l'imbarcazione, che nel frattempo aveva raggiunto le acque maltesi".

I due organizzatori del viaggio dei 300 (un eritreo e il libico proprietario della nave) sono stati arrestati oggi in Libia in un'operazione di polizia italo-libica. Ma gli altri intermediari che continuano a organizzare le traversate potrebbero fare tesoro della lezione: più il mare è brutto, minori sono i rischi di essere respinti. Se così fosse, la prossima stagione degli sbarchi - e conseguentemente delle stragi - non sarà più l'estate del mare piatto, ma questo inverno di burrasche.

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