CALTANISSETTA - Yussuf Abubakr morì un mese fa. Era la notte tra il 29 e il 30 giugno. Il diciannovenne ghanese era ospitato nel centro di accoglienza di Pian del Lago, a Caltanissetta. Dopo forti dolori al petto ricevette una prima visita alle 22.00, da parte dei medici della Cooperativa Albatros 1973, che presidiano il centro 24 ore su 24. Intorno a mezzanotte venne portato in ospedale e lì morì. Ma questa è soltanto la versione ufficiale dei fatti, raccontata dai medici del centro. Il racconto degli ospiti è diverso.
Sin dal giorno dopo la morte del ragazzo, i richiedenti asilo del centro denunciarono un'omissione di soccorso, dicendo che Abubakr aveva iniziato a lamentare forti dolori al petto sin dal primo pomeriggio, mentre la prima visita del medico di turno sarebbe stata effettuata alle 22.00. Il cinque luglio, l'eurodeputato Prc Giusto Catania, dopo un'ispezione al centro denunciava: "Il ragazzo due giorni prima di morire era già stato male. Il giorno della morte si è sentito nuovamente male alle 18. Gli hanno dato un farmaco non identificato e alle 19 si è messo a piangere per il dolore chiedendo soccorso”. Sei ore prima del ricovero in ospedale e del decesso. Sul corpo del giovane è stata disposta un'autopsia. Entro un mese il risultato sarà noto.
Se la versione dei fatti degli immigrati dovesse essere confermata, non sarebbe la prima volta che il centro polifunzionale di Pian del Lago finisce al centro di polemiche per la sua gestione. La notte tra il 31 dicembre 2005 e il primo gennaio 2006, moriva in circostanze misteriose il cittadino tunisino Mehdi Alih, classe 1975. M.A. allora aveva accusato un malessere dopo avere appreso per telefono della morte di un parente. Il personale sanitario del centro di Caltanissetta avrebbe quindi provveduto a sedarlo. Gli stessi sanitari, soltanto dopo una seconda crisi cardiaca, ne disponevano il trasferimento in ospedale, visto l’aggravarsi delle condizioni. M.A. moriva quindi in ambulanza durante il trasporto in ospedale.
Nell’ottobre del 2006 inoltre il centro di Pian del Lago era finito al centro di un’inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu, che dalle pagine del quotidiano Repubblica denunciava un sistema di corruzione per cui mediatori e interpreti del centro prendevano soldi per permettere la fuga degli immigrati nordafricani. Denunce che allora vennero prontamente smentite dai dirigenti della cooperativa Albatros 1973. Due anni dopo, il centro rischia di trovarsi di nuovo nell’occhio del ciclone.
Sin dal giorno dopo la morte del ragazzo, i richiedenti asilo del centro denunciarono un'omissione di soccorso, dicendo che Abubakr aveva iniziato a lamentare forti dolori al petto sin dal primo pomeriggio, mentre la prima visita del medico di turno sarebbe stata effettuata alle 22.00. Il cinque luglio, l'eurodeputato Prc Giusto Catania, dopo un'ispezione al centro denunciava: "Il ragazzo due giorni prima di morire era già stato male. Il giorno della morte si è sentito nuovamente male alle 18. Gli hanno dato un farmaco non identificato e alle 19 si è messo a piangere per il dolore chiedendo soccorso”. Sei ore prima del ricovero in ospedale e del decesso. Sul corpo del giovane è stata disposta un'autopsia. Entro un mese il risultato sarà noto.
Se la versione dei fatti degli immigrati dovesse essere confermata, non sarebbe la prima volta che il centro polifunzionale di Pian del Lago finisce al centro di polemiche per la sua gestione. La notte tra il 31 dicembre 2005 e il primo gennaio 2006, moriva in circostanze misteriose il cittadino tunisino Mehdi Alih, classe 1975. M.A. allora aveva accusato un malessere dopo avere appreso per telefono della morte di un parente. Il personale sanitario del centro di Caltanissetta avrebbe quindi provveduto a sedarlo. Gli stessi sanitari, soltanto dopo una seconda crisi cardiaca, ne disponevano il trasferimento in ospedale, visto l’aggravarsi delle condizioni. M.A. moriva quindi in ambulanza durante il trasporto in ospedale.
Nell’ottobre del 2006 inoltre il centro di Pian del Lago era finito al centro di un’inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu, che dalle pagine del quotidiano Repubblica denunciava un sistema di corruzione per cui mediatori e interpreti del centro prendevano soldi per permettere la fuga degli immigrati nordafricani. Denunce che allora vennero prontamente smentite dai dirigenti della cooperativa Albatros 1973. Due anni dopo, il centro rischia di trovarsi di nuovo nell’occhio del ciclone.