
K.B. è uno di loro. È tunisino, classe 1970. In Italia è arrivato su una barca partita clandestinamente da Sfax, in Tunisia, nell'agosto del 2002. Lo sbarco a Lampedusa, un mese di detenzione nel vecchio cpt di Agrigento e poi il solito foglio di via con cui migliaia di uomini e donne sono rilasciati ogni anno sul territorio italiano, senza identità né diritti. A Bologna K. inizia a spacciare hashish. Nel 2004 la prima condanna a 11 mesi. Una volta uscito dal carcere trova lavoro come imbianchino. La sua professione in Tunisia. Lavora in nero. Prova a regolarizzarsi. Ma con un ordine di espulsione alle spalle e un precedente penale, tutte le porte sono chiuse. Alla fine del 2006 un altro arresto. Di nuovo per spaccio. Fa quattro mesi a Bologna e quattro a Castelvetrano, in provincia di Trapani. A fine pena lo hanno portato al Cie di Caltanissetta, a Pian del Lago. Di stare in gabbia non ne può più. “Perché non mi hanno espulso dal carcere? - chiede – La Questura ha il mio nome, perché devo stare chiuso altri due mesi?”. In carcere, dice, nessuno lo ha mai sottoposto a pratiche di identificazione. Né ha mai visto funzionari del Consolato tunisino.
La sua è una storia come tante, di pene aggiuntive. Anche Said è appena uscito dal carcere. Rapina e furto. A Catania. Al Cie di Caltanissetta è arrivato cinque giorni fa, dopo una condanna di un anno. Said ha 22 anni. Viene da Khouribga, in Marocco. Ma del Marocco non ricorda niente. Perché quando è arrivato in Italia, nel 1987, aveva appena dodici mesi. A Catania vivono i genitori, le tre sorelle maggiori, di 30, 28 e 23 anni. E il fratello più piccolo di diciassette, che in Italia c'è nato e che al compimento della maggiore età potrà chiedere la cittadinanza italiana. Said rischia di essere rimpatriato in un Paese, il Marocco, di cui non sa niente. I documenti li ha persi con la maggiore età. Colpa della precedente condanna, sempre per rapina, nel 2004. Anche lui dice di aver provato a ottenere il permesso di soggiorno, tramite il decreto flussi. Ma con il precedente penale e l'espulsione è semplicemente impossibile. Poco importa che la sua famiglia e la sua vita siano ancorate a Catania, dal tempo in cui iniziano i suoi ricordi