01 August 2008

Cie: inapplicata la norma sulle espulsioni dei detenuti

Il centro di identificazione e espulsione di Caltanissetta visto dall'esterno della recinzioneCALTANISSETTA – Identificati e espulsi senza passare dai cpt. Lo prevedeva la direttiva interministeriale sulle espulsioni per i detenuti immigrati non comunitari, firmata il 30 luglio 2007 dagli allora ministri dell'Interno Giuliano Amato, e della Giustizia,Clemente Mastella. L'identificazione sarebbe dovuta avvenire durante la permanenza in carcere. Poi, lo straniero detenuto avrebbe dovuto essere trasferito in un penitenziario quanto più possibile vicino al luogo di partenza, per essere rimpatriato al momento della scarcerazione. È passato un anno esatto, e quella direttiva è ancora lettera morta. “Il 70% degli stranieri presenti nel nostro centro di identificazione sono ex detenuti” - spiega a Redattore Sociale Elena Muscaglione, consulente legale della Cooperativa Albatros, che gestisce in appalto il Cei di Caltanissetta.



K.B. è uno di loro. È tunisino, classe 1970. In Italia è arrivato su una barca partita clandestinamente da Sfax, in Tunisia, nell'agosto del 2002. Lo sbarco a Lampedusa, un mese di detenzione nel vecchio cpt di Agrigento e poi il solito foglio di via con cui migliaia di uomini e donne sono rilasciati ogni anno sul territorio italiano, senza identità né diritti. A Bologna K. inizia a spacciare hashish. Nel 2004 la prima condanna a 11 mesi. Una volta uscito dal carcere trova lavoro come imbianchino. La sua professione in Tunisia. Lavora in nero. Prova a regolarizzarsi. Ma con un ordine di espulsione alle spalle e un precedente penale, tutte le porte sono chiuse. Alla fine del 2006 un altro arresto. Di nuovo per spaccio. Fa quattro mesi a Bologna e quattro a Castelvetrano, in provincia di Trapani. A fine pena lo hanno portato al Cie di Caltanissetta, a Pian del Lago. Di stare in gabbia non ne può più. “Perché non mi hanno espulso dal carcere? - chiede – La Questura ha il mio nome, perché devo stare chiuso altri due mesi?”. In carcere, dice, nessuno lo ha mai sottoposto a pratiche di identificazione. Né ha mai visto funzionari del Consolato tunisino.

La sua è una storia come tante, di pene aggiuntive. Anche Said è appena uscito dal carcere. Rapina e furto. A Catania. Al Cie di Caltanissetta è arrivato cinque giorni fa, dopo una condanna di un anno. Said ha 22 anni. Viene da Khouribga, in Marocco. Ma del Marocco non ricorda niente. Perché quando è arrivato in Italia, nel 1987, aveva appena dodici mesi. A Catania vivono i genitori, le tre sorelle maggiori, di 30, 28 e 23 anni. E il fratello più piccolo di diciassette, che in Italia c'è nato e che al compimento della maggiore età potrà chiedere la cittadinanza italiana. Said rischia di essere rimpatriato in un Paese, il Marocco, di cui non sa niente. I documenti li ha persi con la maggiore età. Colpa della precedente condanna, sempre per rapina, nel 2004. Anche lui dice di aver provato a ottenere il permesso di soggiorno, tramite il decreto flussi. Ma con il precedente penale e l'espulsione è semplicemente impossibile. Poco importa che la sua famiglia e la sua vita siano ancorate a Catania, dal tempo in cui iniziano i suoi ricordi

Gabriele Del Grande, pubblicato da Redattore Sociale
(01/08/08)