Durante la consegna serale della terapia un detenuto dell’area rossa fa notare all’infermiera di turno che gli sono stati consegnati dei farmaci sbagliati. Lei gli intima di smetterla di protestare e poi - come del resto pare sia abituata a fare - lo insulta un po’. La tensione sale fino a che l’infermiera non ordina a tutti di «mettersi in fila» e di andare a prendersi la terapia direttamente in infermeria. I reclusi dell’area rossa obbediscono. Il primo della fila è proprio il ragazzo che aveva discusso poco prima con l’infermiera: al riparo da occhi indiscreti viene pestato violentemente e - uscito dall’infermeria - cammina a fatica. È un poliziotto in particolare ad accanirsi su di lui, fino quasi a spaccargli una gamba.
A questo punto i detenuti iniziano ad urlare e a bruciare tutto quello che riescono. La polizia entra nel cortile e inizia a manganellare, ma sul momento viene respinta con un fitto lancio di oggetti. Anche l’area blu si unisce alla sommossa.
La polizia si schiera insieme ai militari fuori dalle gabbie. La tensione rimane alta per almeno un’ora, poi i poliziotti riescono a fare irruzione nelle gabbie per spegnere gli incendi e manganellare i prigionieri, mentre i soldati restano a guadare. Poi tornano fuori e si schierano di nuovo. Un ispettore, da oltre le grate, fa il giro a chiedere ai reclusi perché si sono rivoltati: la discussione che ha con alcuni dei detenuti scavalca le mura del Cpt, perché lei (è una donna, dalla voce) parla senza accorgersi che qualcuno ha il telefono acceso e dall’altra parte del filo gli antirazzisti solidali sono all’ascolto. I reclusi le raccontano delle provocazioni dell’infermiera e delle violenze del poliziotto in infermeria: «non è la prima volta, è successo anche l’altro giorno», le dicono. Lei non nega, perché sa benissimo cosa è successo quella sera e cosa succede abitualmente. Dice che parlerà con l’agente e con l’infermiera.
La rivolta è finita. Non ci sono contusi gravi, a parte il ragazzo picchiato all’inizio in infermeria, che non dovrebbe avere la gamba rotta, come invece sembrava all’inizio. La polizia fa il giro delle gabbie a fare la conta dei danni: a quanto si saprà più tardi i tavoli della mensa sono andati in fumo. Durante le due ore di rivolta, il centralino del Cpt è stato sommerso di telefonate di protesta fino a quando le linee non sono state interrotte.
Il giorno successivo, invece, esplode il Cie di via Corelli, a Milano. Prima una protesta, alla mattina. Poi una sommossa al pomeriggio. I detenuti avevano già protestato a luglio, dopo il pestaggio di un detenuto transessuale. Ascoltate il racconto di uno dei detenuti, Alin, intervistato da Radio Onda d’Urto:
Rassegna stampa su Torino:
Torino Cronaca. «Agente ferito nella rivolta all’ex Cpt, la polizia: pronti a scioperare»
Il Giornale del Piemonte. «Immigrati in rivolta al Cie ferito un agente di polizia»
La Stampa. «Adesso basta, o ci ascoltano o faremo proteste clamorose»
La Stampa. «Un marocchino con 21 denunce ha dato il via agli scontri»
La Repubblica.«’Picchiato da un poliziotto’ Notte di protesta all’ ex Cpt»