CROTONE - Sono arrivati i militari. Annunciati dal pacchetto sicurezza, cento uomini in mimetica, distribuiti su tre turni, da ieri presidiano il centro di prima accoglienza per immigrati di Sant’Anna, a Crotone. Stanno di piantone lungo la rete all’ingresso, sotto il sole, appoggiati alle portiere dei fuoristrada dell’esercito. A vigilare la struttura ci sono anche polizia, carabinieri e guardia di ginanza. La situazione è la stessa negli altri centri di prima accoglienza. Ma a Crotone non è l’unica novità. Da un anno è quotidianamente presente all’interno della struttura anche un rappresentante dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. Ciononostante i tempi di attesa per il riconoscimento dello status di rifugiato continuano a superare i tre mesi. E i tempi raddoppiano per i casi Dublino. La commissione territoriale ha sede all’interno del campo, come pure l’Ufficio immigrazione della polizia, ma ciò non abbrevia le lungaggini burocratiche. E intanto gli ospiti sono costretti a aspettare, senza la possibilità di lavorare né di mantenersi. Sono costretti a essere assistiti.
Uno su due otterrà una protezione umanitaria o lo status di rifugiato. Dopodichè sarà abbandonato a se stesso. Sì perché i circuiti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) sono saturi. A malapena riescono a garantire una seconda accoglienza ai casi vulnerabili, come donne sole e famiglie. I posti disponibili sono 3.000. Nel 2007, soltanto da Crotone, sono transitati 7.000 richiedenti asilo. Non c’è altro da aggiungere. È la prassi a Crotone come negli altri centri di prima accoglienza d’Italia. Dopo mesi trascorsi dentro i container o sotto le tende, con o senza un permesso di soggiorno si viene semplicemente accompagnati alla stazione ferroviaria più vicina, con in tasca un biglietto per le città del nord e qualche indirizzo utile. Così si vanno ad alimentare le sacche del lavoro nero nell’agricoltura del sud o nell’edilizia del nord, come pure i ghetti delle periferie delle grandi città, dove finiscono per abitare questi nuovi cittadini. E allora gli sforzi di tanti operatori sociali di buona volontà diventano inutili. Schiacciati sotto un sistema che non funziona, che crea clandestinità e marginalità, ma che fa guadagnare tanti. A partire dagli enti gestori dei centri di prima accoglienza.
La Prefettura di Crotone ha siglato diverse convenzioni per la gestione del Sant’Anna. Il comune di Isola di Capo Rizzuto si occupa della manutenzione mentre l’assistenza sanitaria è affidata all’Asl n. 5 di Crotone. La gestione dei servizi, dei pasti, dell’assistenza e dell’orientamento è invece affidata a una cordata formata dall’associazione delle Misericordie e la Caritas diocesana. La gestione del Sant’Anna vale milioni di euro. Per ogni ospite l’ente gestore riceve un’indennità di circa 30 euro al giorno. Con 1.698 posti disponibili significa 50.000 euro al giorno. Che in un anno fanno 18 milioni di euro. Come a dire che se in un anno transitano 7.000 persone dal centro, per ognuna di loro lo Stato spende circa 2.500 euro per poi riportarli al punto di partenza. Da soli in terra straniera
Uno su due otterrà una protezione umanitaria o lo status di rifugiato. Dopodichè sarà abbandonato a se stesso. Sì perché i circuiti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) sono saturi. A malapena riescono a garantire una seconda accoglienza ai casi vulnerabili, come donne sole e famiglie. I posti disponibili sono 3.000. Nel 2007, soltanto da Crotone, sono transitati 7.000 richiedenti asilo. Non c’è altro da aggiungere. È la prassi a Crotone come negli altri centri di prima accoglienza d’Italia. Dopo mesi trascorsi dentro i container o sotto le tende, con o senza un permesso di soggiorno si viene semplicemente accompagnati alla stazione ferroviaria più vicina, con in tasca un biglietto per le città del nord e qualche indirizzo utile. Così si vanno ad alimentare le sacche del lavoro nero nell’agricoltura del sud o nell’edilizia del nord, come pure i ghetti delle periferie delle grandi città, dove finiscono per abitare questi nuovi cittadini. E allora gli sforzi di tanti operatori sociali di buona volontà diventano inutili. Schiacciati sotto un sistema che non funziona, che crea clandestinità e marginalità, ma che fa guadagnare tanti. A partire dagli enti gestori dei centri di prima accoglienza.
La Prefettura di Crotone ha siglato diverse convenzioni per la gestione del Sant’Anna. Il comune di Isola di Capo Rizzuto si occupa della manutenzione mentre l’assistenza sanitaria è affidata all’Asl n. 5 di Crotone. La gestione dei servizi, dei pasti, dell’assistenza e dell’orientamento è invece affidata a una cordata formata dall’associazione delle Misericordie e la Caritas diocesana. La gestione del Sant’Anna vale milioni di euro. Per ogni ospite l’ente gestore riceve un’indennità di circa 30 euro al giorno. Con 1.698 posti disponibili significa 50.000 euro al giorno. Che in un anno fanno 18 milioni di euro. Come a dire che se in un anno transitano 7.000 persone dal centro, per ognuna di loro lo Stato spende circa 2.500 euro per poi riportarli al punto di partenza. Da soli in terra straniera
Gabriele Del Grande, pubblicato il 5/8/08 da Redattore Sociale