ROMA, 8 novembre 2007 - Passa da Lampedusa l'esilio degli eritrei in fuga dalla guerra con l"Etiopia. Sono 2.589 gli eritrei sbarcati lungo le coste siciliane nel 2006. Il 12% dei 22.016 cittadini stranieri sbarcati in Italia lo scorso anno, e il 20,8% dei 10.438 richiedenti asilo dello stesso periodo. Per loro le carrette del mare sono l’unica possibilità per raggiungere l’Europa. Ma la maggior parte dei rifugiati eritrei sono in Sudan: oltre 130.000 rifugiati in 12 campi profughi. Migliaia ogni anno attraversano il deserto del Sahara per raggiungere la Libia e da lì imbarcarsi clandestinamente per l’Italia, anche se l’obiettivo finale spesso è la Svezia, o l’Inghilterra, come documentano i recenti episodi della frontiera di Calais, il porto d’imbarco francese per Dover, oltre la Manica, dove lo scorso 8 luglio una ventenne eritrea è morta investita mentre fuggiva dalla polizia.
Il governo eritreo è accusato di gravi violazioni dei diritti umani da Amnesty International, Human Rights Watch, Reporters sans Frontières, Nazioni Unite, oltre che dalla stessa Unione Europea. Nonostante il patto di non belligeranza firmato congiuntamente da Eritrea ed Etiopia ad Algeri nel 2000, lo stato di guerra di fatto continua dal 1998. Ragazzi e ragazze, raggiunta la maggiore età, sono obbligati alla coscrizione militare a tempo indeterminato e i disertori sono puniti col carcere. Nel giugno 2005, sono stati fucilati 161 tra ragazzi e ragazze, accusati di diserzione, essendo scappati dalle caserme. Negli ultimi mesi la polizia eritrea sta procedendo agli arresti, ad Asmara, dei familiari dei giovani fuggiti dall'esercito. Le famiglie sono costrette a pagare somme ingenti per evitare il carcere. Vengono inoltre perseguitati giornalisti, obiettori di coscienza, uomini politici e leader religiosi.
La Libia ha già rimpatriato eritrei, nel 2004 e nel 2006, anche su un volo pagato dall’Italia (nel 2004, con 109 passeggeri, secondo un rapporto Ue). Il 27 agosto 2004 un aereo partito da Tripoli per rimpatriare 75 eritrei venne dirottato dagli stessi a Khartoum, in Sudan. 60 dei 75 passeggeri vennero riconosciuti rifugiati politici dall’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite. In patria avrebbero fatto la fine dei 223 espulsi tra settembre e ottobre del 2002 da Malta. Trattenuti prima nella prigione di Adi Abito, in seguito a un tentativo di fuga, vennero trasferiti nel carcere di massima sicurezza di Dahlak Kebir, e alcuni vennero uccisi