ROMA, 14 settembre 2008 – “La Libia non rispetta gli accordi sull'immigrazione”. A due settimane dalla firma del patto di amicizia con la Libia, il ministro dell’Interno Roberto Maroni batte i pugni sul tavolo. Le sei navi della Guardia di finanza sono pronte a partire per Zuwarah. Ma Gheddafi non ne vuole ancora sapere. Ad ottobre Maroni andrà in Libia, così ha detto, per chiudere la vicenda una volta per tutte. Intanto però Egitto e Algeria sono quotate al rialzo nella partita delle nuove rotte.
La fonte è autorevole. Un reportage di Al-Jazeera dimostra che le coste egiziane sono il nuovo punto di imbarco. “Prima partivano tutti dalla Libia - spiega un giovane scafista egiziano, Hamdi - una volta giunti lì si liberavano dei loro passaporti in modo da non essere identificati. Passavano giorni in magazzini con altri clandestini arabi, asiatici e africani prima di imbarcarsi su una carretta del mare e giungere a Lampedusa”. Hamdi invece adesso parte direttamente dall’Egitto. Rashid, una località nei pressi di Alessandria. Ha già trasportato 115 persone. Secondo il presidente dell'Associazione Egiziana di Studi sull'Emigrazione, Ayman Zuhri, alla base della nuova rotta ci sarebbe la chiusura dei confini tra Libia e Egitto. La traversata da Alessandria fino a Lampedusa richiede fino a una settimana di viaggio, molti di più rispetto all'imbarco dalle coste libiche.
A ovest di Tripoli invece, mentre continuano gli imbarchi dalla Tunisia, una notizia riportata da Le Monde fa capire che sono maturi i tempi perché la nuova rotta algerina verso la Sardegna si apra ai migranti sub-sahariani oltre che ai passeggeri algerini. Da Annaba sono partiti oltre 3.000 algerini tra il 2007 e la prima metà del 2008. Ma lo scorso 31 agosto, a bordo di una barca fermata al largo di Annaba e diretta a Cagliari, c’erano anche 5 maliani e 3 nigeriani. Segno che quella rotta potrebbe assorbire parte delle migliaia di migranti dell’Africa occidentale inizialmente diretti in Spagna e bloccati in Algeria dopo la traversata del deserto.
A differenza della Libia però, le autorità algerine, tunisine ed egiziane hanno introdotto il reato di e-migrazione clandestina per i propri cittadini, fra l'altro in pieno contrasto con l’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che prevede il diritto a lasciare il proprio Paese. In Algeria la pena prevista per gli harragas è di sei mesi di carcere. Il nuovo reato è stato introdotto il 31 agosto 2008. Poche le voci contrarie. Lo stesso codice penale è previsto in Tunisia e in Egitto. Recentemente, 34 egiziani che tentavano di entrare illegalmente in Libia sono stati condannati a un anno di carcere e 130 euro di multa.
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A ovest di Tripoli invece, mentre continuano gli imbarchi dalla Tunisia, una notizia riportata da Le Monde fa capire che sono maturi i tempi perché la nuova rotta algerina verso la Sardegna si apra ai migranti sub-sahariani oltre che ai passeggeri algerini. Da Annaba sono partiti oltre 3.000 algerini tra il 2007 e la prima metà del 2008. Ma lo scorso 31 agosto, a bordo di una barca fermata al largo di Annaba e diretta a Cagliari, c’erano anche 5 maliani e 3 nigeriani. Segno che quella rotta potrebbe assorbire parte delle migliaia di migranti dell’Africa occidentale inizialmente diretti in Spagna e bloccati in Algeria dopo la traversata del deserto.
A differenza della Libia però, le autorità algerine, tunisine ed egiziane hanno introdotto il reato di e-migrazione clandestina per i propri cittadini, fra l'altro in pieno contrasto con l’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che prevede il diritto a lasciare il proprio Paese. In Algeria la pena prevista per gli harragas è di sei mesi di carcere. Il nuovo reato è stato introdotto il 31 agosto 2008. Poche le voci contrarie. Lo stesso codice penale è previsto in Tunisia e in Egitto. Recentemente, 34 egiziani che tentavano di entrare illegalmente in Libia sono stati condannati a un anno di carcere e 130 euro di multa.
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