ROMA, 15 ottobre 2007 – Sono sbarcati a Tripoli i 50 naufraghi soccorsi in acque internazionali dal peschereccio spagnolo “Corisco” il 13 ottobre, ma è giallo sulla loro sorte. Il gommone Zodiac su cui viaggiavano era semi-affondato e sovraccarico. A bordo c’erano 42 uomini, cinque donne e tre bambini di due e tre anni, tutti nord africani tranne due senegalesi secondo le dichiarazioni del comandante del “Corisco”, Antonio López. Il soccorso è avvenuto a 80 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali. Ma il capo della diplomazia spagnola Miguel Angel Moratinos, ha strappato il via libera alla riammissione in Libia dei migranti dal suo omologo libico, sulla base del fatto che dalla Libia erano partiti. Lo sbarco ha posto fine alla situazione di emergenza che si era creata a bordo del peschereccio, ma ne ha subito creato un’altra. I naufraghi infatti, non essendo cittadini libici, saranno arrestati e detenuti per mesi, senza processo, nelle condizioni degradanti dei centri di detenzione libici già documentate da Human Rights Watch e dal libro “Mamadou va a morire – Infinito Edizioni”, per poi essere rimpatriati o abbandonati alla frontiera sud, a Toumou, Ghat o Kufrah. Fortress Europe esprime forte preoccupazione e ha chiesto all’Acnur di Tripoli di incontrare i migranti.
Operazioni come questa sono soltanto i preparativi del dispositivo di respingimento in mare che l’agenzia Frontex sta preparando per il 2008, non appena avrà il consenso della Libia. Già lo scorso 13 giugno 2007, il peschereccio spagnolo “Nuestra madre de Loreto” salvava 26 naufraghi sub-sahariani 90 miglia al largo di Tripoli, tra cui uno morto, e li riportava nel porto della capitale libica. E il 14 luglio del 2006 il peschereccio “Francisco y Catalina” trascorreva 7 giorni in mare prima che Malta lo autorizzasse ad attraccare con i 51 naufraghi eritrei e sub-sahariani che aveva soccorso nelle acque SAR libiche. Un autorizzazione che arrivò soltanto dopo la sigla di un patto per ripartire l’accoglienza degli immigrati tra Spagna (18), Italia (10), Malta (8) e Andorra (5) e le espulsioni tra Marocco (5), Pakistan (1) e soprattutto Libia (10). Altri 10 di cui non si riesce a sapere che fine hanno fatto una volta rispediti in un Paese, la Libia, i cui abusi contro i migranti proprio oggi sono denunciati senza mezzi termini da Amnesty International, in una lettera spedita alla Commissione europea.
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