FIRENZE, 22 settembre 2007 – Diventeranno permanenti, nel 2008, i pattugliamenti Frontex contro l’immigrazione clandestina nel Canale Sicilia, a cui parteciperà anche la Libia. Il piano è pronto. Lo sostiene il commissario Ue Franco Frattini, intervenuto alla Conferenza nazionale sull’immigrazione a Firenze. E sul piatto sono già stati messi altri 30 milioni di euro dei fondi Libe, che si aggiungono ai 34 milioni di euro del bilancio 2007 di Frontex. La missione Nautilus nel Canale di Sicilia, ripresa il 10 settembre 2007, “durerà alcuni mesi”. Non solo. Frattini si augura pattugliamenti permanenti nell’Atlantico e nello Stretto a partire dal 2008. Con una novità: la sempre più vicina collaborazione della Libia, a cui in cambio l’Ue offre un sistema elettronico di controllo della frontiera sud con Niger, Chad e Sudan. Frontex ha già un ufficiale di collegamento con il Governo libico, un alto funzionario del Ministero dell’Interno libico. Presto Frattini invierà una missione alla frontiera sud del Paese per verificare le esigenze di pattugliamento e per poi installare le forniture per la sorveglianza elettronica delle frontiere. Lo aveva già annunciato Amato il 18 settembre. In cambio la Libia si sarebbe impegnata a partecipare ai pattugliamenti congiunti di Frontex nello Stretto, sul modello di quanto fatto in Senegal e Mauritania. Insomma, ammette Frattini, “l’obiettivo è bloccare tutto nelle acque libiche, intorno ai porti della partenza”. L’Ue collabora già con la Libia, attraverso un programma di rimpatrio assistito dell’Oim in Niger e Chad, finanziato con i fondi Aeneas, di cui avrebbero beneficiato, secondo Frattini, già alcune centinaia di persone.
Sulla Libia pendono le denunce di gravi abusi contro migranti e rifugiati, di Human Rights Watch, Amnesty International, Islamic human rights commission, Fortress Europe. Rapporti confermati dalle testimonianze raccolte tra chi sbarca in Sicilia, ormai anche dal New York Times. Ma Frattini rassicura: “Abbiamo chiesto alla Libia di garantire l’accesso dell’Acnur nei centri di detenzione”. Come a Misratah ad esempio, dove l’Acnur ha da poco visitato i 600 rifugiati eritrei arrestati dalle pattuglie libiche sulle rotte per l’Italia. Lo scorso 18 settembre la Presidenza dell’Ue aveva condannato le “gravi violazioni dei diritti umani” in Eritrea. Ma Bruxelles continua a tacere sui 600 eritrei. Condannati al rimpatrio, in patria rischiano la vita in qualità di disertori dell’esercito di un paese in guerra con l’Etiopia, dato che – lo dice Amnesty – nel 2005 ben 161 disertori vennero fucilati in Eritrea.
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