ROMA, 28 aprile 2009 - Il Parlamento italiano chiede spiegazioni sui pestaggi al centro di identificazione e espulsione (Cie) di Lampedusa. L’interrogazione a risposta scritta è stata presentata ieri, 27 aprile 2009, dalla deputata Rita Bernardini - che già si era occupata dal caso Cassibile - e dai co-firmatari Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco e Zamparutti, (tutti radicali eletti nelle liste del Pd). Il riferimento è alle violenze praticate da uomini delle forze dell’ordine contro i migranti detenuti nel Cie lo scorso 18 febbraio 2009, il giorno in cui venne appiccato il fuoco in un padiglione del centro. La notizia dei pestaggi venne diffusa il 15 aprile scorso da una nostra inchiesta pubblicata da "Redattore Sociale" e "l'Unità" e consultabile sul nostro sito.
La ricostruzione dei fatti si basava sulle interviste fatte a quattro dei detenuti, che denunciarono: "Ci hanno picchiato coi manganelli, ci hanno lanciato gas lacrimogeni. E noi eravamo senza niente. Eravamo in un angolo, e c'era gente che dormiva ancora. Una cosa mai vista”; “C'erano poliziotti dappertutto, tutti che picchiavano con i manganelli. Davanti a me c'era uno che sanguinava e un poliziotto che l'ha manganellato sulla testa. Gli hanno messo dieci punti. Un altro aveva la mano rotta. E c'era uno che non riusciva a camminare sul piede”; “Tutti sanno che quel giorno la polizia picchiò i tunisini, anche le organizzazioni che lavorano qui. La polizia era così arrabbiata. Alcuni li prendevano in due sottobraccio, e li portavano in bagno, uno alla volta. Poi chiudevano porte e finestre e li picchiavano”; “Abbiamo incontrato dei tunisini gravemente feriti, sembravano le ferite di guerra”.
Gli scontri – secondo le persone intervistate – sarebbero iniziati davanti alla mensa del centro, dove quattro o cinque agenti avrebbero aggredito alcuni tunisini che li avevano attaccati verbalmente; da li la protesta si è allargata alle centinaia di persone presenti ed è esplosa con il lancio di almeno quattro gas lacrimogeni e le cariche, per poi continuare anche nelle ore immediatamente successive, durante le fasi dell'identificazione e dell'arresto di una ventina di persone accusate di aver appiccato il fuoco nelle stanze.
Bernardini, che già il 27 gennaio 2009 aveva presentato una interrogazione sul Cie di Lampedusa, ancora priva di risposta, chiede al Governo e al Ministro dell’Interno “se i fatti esposti in premessa corrispondono al vero e, se del caso, quali provvedimenti di natura disciplinare intenda adottare nei confronti dei responsabili”. E domanda al ministro Maroni se “non ritenga necessario e doveroso distribuire in tutti i Centri di Identificazione ed Espulsione circolari informative che indichino con chiarezza il divieto di maltrattamenti e dispongano severe sanzioni per coloro che vi ricorrano”. E infine – alla luce della situazione del Cie – se non sia il caso di riconvertire Contrada Imbriacola in centro di prima accoglienza.
Vedremo cosa il Governo avrà da dire e soprattutto quando, visto che è ancora senza risposta una interrogazione in commissione datata 1 ottobre 2008, sul ruolo dell'Italia nel finanziamento del carcere di Kufrah in Libia.
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Leggi l'inchiesta: Picchiati dalla polizia. Parlano i detenuti di Lampedusa