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Le associazioni Cimade e Salam hanno espresso una forte preoccupazione. Alla loro critiche si sono aggiunte quelle della Lega francese dei diritti umani (Ldh) e di Amnesty International. E alla vicenda si è interessata anche l’eurodeputata francese Hélène Flautre, dei Verdi. Per bloccare le espulsioni sono state organizzate tre manifestazioni a Parigi, Lille e Calais lo scorso 10 novembre. E il tam tam su internet ha sommerso di email e fax di protesta la Prefettura di Calais, il Governo e il Ministero dell’immigrazione. Contro le espulsioni si è espresso anche Atiq Rahimi, scrittore afgano vincitore del prestigioso premio letterario Goncourt 2008.
Intanto il sottoprefetto di Calais, Gérard Gavory ha smentito la possibilità di un volo congiunto franco-britannico per la deportazione dei 40 afgani, che nel frattempo sono stati rimessi in libertà dopo 15 giorni di trattenimento. Ma l’allerta resta massima. Anche perchè dall’altro lato della Manica arrivano notizie opposte.
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Il nome in codice dell’operazione è Ravel. Gli aerei li mette la compagnia Hamburg International Airlines. E i voli charter li paga il governo inglese. Un rappresentante della National Coalition of Anti-Deportation Campaigns (Ncadc) è riuscito a raggiungere telefonicamente un rifugiato afgano detenuto all’Oakington IRC. Ebbene sul suo ordine di espulsione c’è scritto che l’aereo partirà il 18 novembre e farà scalo a Lille (110 km da Calais) e a Baku. Il numero del volo è PVT008. Lo stesso volo operato lo scorso 11 marzo 2008 dalla Hamburg International Airlines. Sarà solo una coincidenza? Gavory ha ammesso di essere stato contattato dalle autorità britanniche per un rimpatrio congiunto, ma ha poi corretto il tiro dicendo che non è ancora stata presa una decisione.
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Lo stesso ministro francese dell’immigrazione Brice Hortefeux lo aveva annunciato: almeno 25.000 espulsioni nel 2008. E il controllo del porto di Calais era stato al centro di un incontro tra Sarkozy e il primo ministro inglese Brown nel marzo 2008. La priorità è togliere dalla vista le migliaia di rifugiati – afgani, iraqeni, eritrei – che ogni anno raggiungono il porto francese, si accampano nelle foreste per sfuggire alle retate della polizia, e ogni notte provano a nascondersi nei camion diretti in Inghilterra. Sono gli stessi rifugiati sbarcati sulle isole greche dalla Turchia. Gli stessi che vivono nelle baracche a Patrasso e appena riescono si nascondono sui traghetti per Bari, Venezia e Ancona. Sono sopravvissuti alle stragi della frontiera. E questa, è la loro fuga dopo la fuga. Sì perchè anche se sono arrivati in Europa, il loro viaggio non è ancora finito.
Per approfondimenti
Bari capolinea della diaspora afgana. Ma il viaggio comincia dall'Iran, Fortress Europe
La situazione degli esiliati sul litorale della Manica e del Mare del Nord, Migreurop
Wolcom to Calais, photoreportage di Olivier Jobard
Migrants in Calais, photoreportage di Susan Meiselas, Iht
La loi des jungles, photoreportage di Sara Prestianni