SIRACUSA, 30 dicembre 2008 - Dopo i recenti arrivi a Lampedusa, il ministro dell'interno Maroni torna a parlare di emergenza e i giornali cavalcano l'onda in cerca di titoloni con cui riempire le pagine magre di notizie nei giorni in cui anche la politica va in vacanza. Qualcuno si divide sulla durezza delle misure da applicare. Ma tutti condividono la necessità di contrastare l'immigrazione clandestina. A tutti i costi. Per uno strano cocktail di politiche securitarie, ignoranza della stampa e silenzio degli stessi immigrati, si è infatti venuta a creare una netta distinzione tra immigrati buoni e immigrati cattivi. I buoni sono quelli che hanno i documenti e lavorano. I cattivi sono i clandestini, ovvero quelli che, secondo la versione comune, arrivano con gli sbarchi e spacciano droga sotto casa. Il pensiero alternativo e lontano dai problemi reali è un po' il vecchio ritornello: volemose bene. In questo dialogo tra sordi, nessuno si è chiesto come si faccia a entrare in Italia in modo legale. Forse servirebbe a capire meglio che tra ingresso legale e ingresso illegale la differenza è davvero sottile. Diciamo che fondamentalmente è una differenza di prezzo.
Lo scorso 21 novembre la polizia di Siracusa ha arrestato 15 persone tra cui il responsabile dello Sportello unico per l'immigrazione della direzione provinciale del lavoro di Siracusa, Salvatore Busà. Insieme a un gruppo di imprenditori agricoli locali e di intermediari stranieri. Vendevano contratti di lavoro in Marocco, Tunisia e Bangladesh a chi voleva venire in Italia. Costo della assunzione fittizia tra i 4.000 e i 7.000 euro. Domanda: è questo il modello di ingressi legali che ci propongono i sostenitori della linea dura contro gli sbarchi?
E guardate che il caso siracusano non è isolato. Provate a parlare con qualsiasi immigrato oggi in regola con i documenti e scoprirete che in molti casi il contratto è stato comprato per alcune migliaia di euro, oppure è arrivato dopo anni di clandestinità e lavoro nero, con tanto di viaggio farsa di ritorno nel paese di origine per presentarsi all'ambasciata italiana a ritirare il nulla osta. Già perché mentre tutti urlano contro l'arrivo dei barbari, nessuno spiega che la legge prevede come requisito per l'ingresso in Italia il possesso di un contratto di lavoro. Ora Maroni ci spieghi quale persona dotata di buon senso assumerebbe mai uno straniero dall'altro lato del mondo senza mai averlo visto prima! E chi ancora continua a ritenere l'immigrazione come un fenomeno temporaneo e dunque evitabile per salvaguardare l'homo italicus, vada a chiedere conto al leghista Maroni del decreto flussi 2008: porta la sua firma e chiede l'ingresso di 150.000 lavoratori stranieri! Sono sei volte il numero dei migranti intercettati nel Canale di Sicilia nell'intero 2008... I conti non tornano.
E guardate che lo stesso ragionamento si potrebbe applicare anche alle espulsioni. Chi sono i “clandestini” che l'Italia vuole cacciare? Andatevi a leggere i nostri reportage dai Centri di identificazione e espulsione di Trapani e Gradisca, e scoprirete che spesso sono lavoratori. Che vivevano in regola con i documenti. E che quei documenti hanno perso dopo aver perso il contratto di lavoro.
Clandestini non si nasce, si diventa. E la fabbrica di umanità clandestina è quel testo unico sull'immigrazione scritto prima da Turco e Napolitano e poi corretto da Bossi e Fini. La fabbrica di umanità clandestina passa dalle nostre frontiere, in entrata. Dai nostri centri di identificazione e espulsione in uscita. E dalla nostra indifferenza e ipocrisia durante tutto il tragitto.