Una barca a vela con circa 80 passeggeri a bordo è naufragata lungo le coste brindisine dopo essersi incagliata contro gli scogli. Finora sono stati recuperati 2 cadaveri, mentre i superstiti accertati sono per il momento 39. Non si esclude che altri sopravvissuti possano essersi allontanati a piedi dal luogo del naufragio. Tuttavia il numero dei dispersi in mare potrebbe essere di decine di persone. Una trentina secondo il racconto dei superstiti. Sono solo le ultime vittime di una lunga e impunita strage. Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa almeno 17.856 persone. Di cui 2.049 soltanto dall'inizio del 2011. Di seguito i dettagli della notizia sul naufragio di Brindisi.
Immigrati, si ribalta barca a vela, due i cadaveri, si teme la stragetratto da Repubblica
BRINDISI - Hanno trovato la morte a pochi metri dalla terra ferma. Sbattuti sugli scogli dal mare in tempesta. Nel mare di Carovigno, una delle spiagge più belle della costa brindisina, si teme la strage di migranti. La barca a vela di quindici metri partita cinque giorni fa dalla Turchia con a bordo una settantina di curdi e afgani e cingalesi, tutti maschi e giovanissimi, si è schiantata verso le 18 sugli scogli a qualche decina di metri dalla riva, in località Mezzaluna. Sono state le grida disperate dei naufraghi a richiamare l'attenzione di un persona che abita nei paraggi che ha poi lanciato l'allarme.
Nel buio pesto ha visto lo scafo arrugginito e la vela ancora issata. Tra le onde decine di corpi nuotare disperatamente per raggiungere la riva. Due cadaveri sono stati recuperati e giacciono sulla scogliera coperti da teli di fortuna. Verso le 21,30 arriva l'ordine del magistrato della procura brindisina Myriam Iacoviello per la rimozione delle salme. Ma i sommozzatori continuano le ricerche, sono sicuri che un altro immigrato ha perso la vita fra le onde alte due metri. Il corpo l'hanno avvistato, quasi agguantato ma poi è stato strappato dalla furia del mare. Nell'area circostante la zona del naufragio continuano le ricerche con motovedette della capitaneria di porto, un elicottero della guardia di finanza e con sommozzatori dei vigili del fuoco.
Gli immigrati sono tutti uomini; tra loro vi sono quattro minorenni. Sono tutti complessivamente in buone condizioni, solo due di loro sono stati ricoverati nel vicino ospedale di Ostuni per fratture. Mano a mano che sono stati individuati i naufraghi sono stati soccorsi e portati nel Centro estivo "La nostra famiglia" dove sono stati rifocillati, gli sono stati forniti abiti asciutti e si è proceduto all'identificazione. Si tratta per lo più di afghani, iracheni e cittadini del Bangladesh. Secondo i loro racconti, a bordo della barca c'erano una settantina di persone. Manca quindi all'appello una trentina di persone: è possibile che siano riusciti a raggiungere a nuoto la costa e a disperdersi nelle campagne circostanti.
La scogliera è illuminata da un potente faro che scruta tra le onde alla ricerca di altri dispersi. I fasci di luce illuminano anche la carcassa della barca a vela, con lo scafo arrugginito e una delle vele ancora issata e sbattuta dal vento. Dopo essersi schiantata sugli scogli a qualche centinaio di metri dalla riva, l'imbarcazione è stata depositata dalla forza del mare in una insenatura a riva. Di nome "Gloria", illuminata dalle fotoelettriche non sembra denunciare i segni della tragedia. Sulla cima dell'albero c'è anche una bandierina americana. Forse i profughi speravano di passare per turisti in crociera. I migranti avrebbero pagato tremila euro a testa per il viaggio della morte. Pare che la barca fosse diretta a Bari: lì gli scafisti avrebbero fatto scendere il carico umano affinché poi proseguisse il viaggio in treno verso la Germania o la Francia. Secondo le prime testimonianze dei superstiti, la barca nei giorni scorsi avrebbe fatto scalo in Grecia.
Trentadue gli immigrati finora tratti in salvo. Una decina di clandestini sono stati poi rintracciati a qualche ora dalla tragedia dalla finanza nelle campagne di Carovigno: erano in fuga bagnati e infreddoliti. Sono stati fermati e condotti in caserma per gli interrogatori. All'appello però mancano una trentina di persone: potrebbero essere state inghiottite dal mare o forse, si spera, sono in fuga nelle campagne. Le ricerche proseguiranno tutta la notte. Sul posto seguono le operazioni il sindaco di Carovigno e l'assessore regionale alla Protezione civile, Fabiano Amati.
(26 novembre 2011)
Immigrati, si ribalta barca a vela, due i cadaveri, si teme la stragetratto da Repubblica
BRINDISI - Hanno trovato la morte a pochi metri dalla terra ferma. Sbattuti sugli scogli dal mare in tempesta. Nel mare di Carovigno, una delle spiagge più belle della costa brindisina, si teme la strage di migranti. La barca a vela di quindici metri partita cinque giorni fa dalla Turchia con a bordo una settantina di curdi e afgani e cingalesi, tutti maschi e giovanissimi, si è schiantata verso le 18 sugli scogli a qualche decina di metri dalla riva, in località Mezzaluna. Sono state le grida disperate dei naufraghi a richiamare l'attenzione di un persona che abita nei paraggi che ha poi lanciato l'allarme.
Nel buio pesto ha visto lo scafo arrugginito e la vela ancora issata. Tra le onde decine di corpi nuotare disperatamente per raggiungere la riva. Due cadaveri sono stati recuperati e giacciono sulla scogliera coperti da teli di fortuna. Verso le 21,30 arriva l'ordine del magistrato della procura brindisina Myriam Iacoviello per la rimozione delle salme. Ma i sommozzatori continuano le ricerche, sono sicuri che un altro immigrato ha perso la vita fra le onde alte due metri. Il corpo l'hanno avvistato, quasi agguantato ma poi è stato strappato dalla furia del mare. Nell'area circostante la zona del naufragio continuano le ricerche con motovedette della capitaneria di porto, un elicottero della guardia di finanza e con sommozzatori dei vigili del fuoco.
Gli immigrati sono tutti uomini; tra loro vi sono quattro minorenni. Sono tutti complessivamente in buone condizioni, solo due di loro sono stati ricoverati nel vicino ospedale di Ostuni per fratture. Mano a mano che sono stati individuati i naufraghi sono stati soccorsi e portati nel Centro estivo "La nostra famiglia" dove sono stati rifocillati, gli sono stati forniti abiti asciutti e si è proceduto all'identificazione. Si tratta per lo più di afghani, iracheni e cittadini del Bangladesh. Secondo i loro racconti, a bordo della barca c'erano una settantina di persone. Manca quindi all'appello una trentina di persone: è possibile che siano riusciti a raggiungere a nuoto la costa e a disperdersi nelle campagne circostanti.
La scogliera è illuminata da un potente faro che scruta tra le onde alla ricerca di altri dispersi. I fasci di luce illuminano anche la carcassa della barca a vela, con lo scafo arrugginito e una delle vele ancora issata e sbattuta dal vento. Dopo essersi schiantata sugli scogli a qualche centinaio di metri dalla riva, l'imbarcazione è stata depositata dalla forza del mare in una insenatura a riva. Di nome "Gloria", illuminata dalle fotoelettriche non sembra denunciare i segni della tragedia. Sulla cima dell'albero c'è anche una bandierina americana. Forse i profughi speravano di passare per turisti in crociera. I migranti avrebbero pagato tremila euro a testa per il viaggio della morte. Pare che la barca fosse diretta a Bari: lì gli scafisti avrebbero fatto scendere il carico umano affinché poi proseguisse il viaggio in treno verso la Germania o la Francia. Secondo le prime testimonianze dei superstiti, la barca nei giorni scorsi avrebbe fatto scalo in Grecia.
Trentadue gli immigrati finora tratti in salvo. Una decina di clandestini sono stati poi rintracciati a qualche ora dalla tragedia dalla finanza nelle campagne di Carovigno: erano in fuga bagnati e infreddoliti. Sono stati fermati e condotti in caserma per gli interrogatori. All'appello però mancano una trentina di persone: potrebbero essere state inghiottite dal mare o forse, si spera, sono in fuga nelle campagne. Le ricerche proseguiranno tutta la notte. Sul posto seguono le operazioni il sindaco di Carovigno e l'assessore regionale alla Protezione civile, Fabiano Amati.
(26 novembre 2011)