La base Loran dove sono reclusi i minori non accompagnati a Lampedusa
Notte di proteste anche al centro di accoglienza di Lampedusa, a Contrada Imbriacola, dove sono detenuti da settimane, senza nessuna convalida giudiziaria, senza colpe e senza reati, 206 prigionieri, tra i quali 34 minori non accompagnati. La rivolta è esplosa proprio tra i minorenni. Un gruppo di una decina di adolescenti tunisini sono saliti sui tetti per protesta. Si tratta degli stessi adolescenti che erano stati picchiati dalle forze dell'ordine due giorni fa. Quel giorno, i ragazzi si erano allontanati dal centro di accoglienza per fare un giro a Lampedusa e non appena rintracciati dalla polizia sono stati caricati malamente su una camionetta, all'interno della quale è avvenuto il primo pestaggio. Il secondo giro di botte invece gliele hanno date nei bagni del centro di accoglienza. Prima però li hanno fatti spogliare nudi per una perquisizione. E quindi li hanno picchiati. Uno di loro ha un labbro rotto, un altro ha una caviglia gonfia e un po' tutti sono ricoperti di lividi. L'associazione Save The Children, che a Lampedusa lavora con il ministero dell'Interno per il progetto Presidium proprio per la tutela dei minori, ha chiesto di fare visitare i ragazzi dal poliambulatorio dell'isola. Ma il medico dell'ente gestore Lampedusa Accoglienza, ha ritenuto che non fosse necessario. Quanto al direttore del centro d'accoglienza Cono Galipò, c'è da immaginarsi che in quel momento fosse impegnato in altre faccende, visto che nel frattempo risulta indagato per truffa aggravata continuata. Ad ogni modo, al contrario di tanti operatori presenti nel centro d'accoglienza, ieri sera i ragazzi hanno preferito rompere il silenzio e protestare. Perchè non serve una laurea in pedagogia per capire che degli adolescenti non possono essere denudati e picchiati dalle forze dell'ordine. Ma dove siamo finiti?
Intanto un altro centinaio di minori continuano a essere reclusi, contro ogni legge, nella ex base Loran dell'isola. Sui tetti non sono ancora saliti, ma per farsi sentire hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.