Diretto dal regista Olivier Masset-Depasse e prodotto nel 2010, Illegal è un film di fiction (90 min) sui centri di identificazione e espulsione. La protagonista si chiama Tania e ha un figlio di 14 anni, Ivan. Tania ed Ivan sono russi ma vivono in Belgio da 8 anni pur non avendo i documenti di soggiorno. In un crescendo di tensione, Tania passe le giornate nel terrore di essere fermata dalla polizia. Fino a quando un giorno si trova davanti a due agenti in borghese. Il figlio riesce a scappare, ma Tania finisce dietro le sbarre, in un centro di identificazione e espulsione, da dove cercherà di fare il possibile per non dichiarare la propria vera identità e per potersi ricongiungere con suo figlio, in un crescendo di tensione, in cui lo spettatore entra nel girone infernale dei centri di espulsioni, con tutto il carico di umanità e disperazione dei detenuti opposto ai volti asettici degli operatori e degli agenti di polizia, ridotti a meri ingranaggi della macchina delle espulsioni. Da vedere.
Il blog di Gabriele Del Grande. Sei anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell'Europa. Alla ricerca delle storie che fanno la storia. La storia che studieranno i nostri figli, quando nei testi di scuola si leggerà che negli anni duemila morirono a migliaia nei mari d'Italia e a migliaia vennero arrestati e deportati dalle nostre città. Mentre tutti fingevano di non vedere.
11 July 2011
Illegal
Diretto dal regista Olivier Masset-Depasse e prodotto nel 2010, Illegal è un film di fiction (90 min) sui centri di identificazione e espulsione. La protagonista si chiama Tania e ha un figlio di 14 anni, Ivan. Tania ed Ivan sono russi ma vivono in Belgio da 8 anni pur non avendo i documenti di soggiorno. In un crescendo di tensione, Tania passe le giornate nel terrore di essere fermata dalla polizia. Fino a quando un giorno si trova davanti a due agenti in borghese. Il figlio riesce a scappare, ma Tania finisce dietro le sbarre, in un centro di identificazione e espulsione, da dove cercherà di fare il possibile per non dichiarare la propria vera identità e per potersi ricongiungere con suo figlio, in un crescendo di tensione, in cui lo spettatore entra nel girone infernale dei centri di espulsioni, con tutto il carico di umanità e disperazione dei detenuti opposto ai volti asettici degli operatori e degli agenti di polizia, ridotti a meri ingranaggi della macchina delle espulsioni. Da vedere.