05 June 2011

Tunisia: il mare ha restituito 26 cadaveri

Gheddafi che manda a morire gli stranieri, la Nato che non muove un dito per i soccorsi, l'Europa che non apre nessun corridoio umanitario, gli italiani che insorgono contro l'invasione, e il Mediterraneo che diventa una grande fossa comune nell'indifferenza diffusa. I corpi affiorano a decine al largo dell'isola di Kerkennah, in Tunisia, dove pochi giorni fa un peschereccio con 850 passeggeri a bordo si era rovesciato in mare durante i soccorsi provocando una strage. Oggi ne hanno ripescati 26. All'appello ne mancano ancora 244. Dimenticheremo presto questi numeri, i loro nomi invece non li dimenticheranno mai i loro cari. Mogli, mariti, figli, genitori, amici. Centinaia di famiglie in qualche lembo di Africa per le quali dopo il naufragio la vita non sarà più come prima. In attesa di conoscere i loro racconti, di seguito i dettagli della notizia in un lancio d'agenzia.

TUNISIA,IL MARE HA RESTITUITO 26 CADAVERI
tratto dall'Ansa

SFAX (TUNISIA), 5 GIU 2011 - Dopo che, nell'arco di una notte, il vento che ha battuto per giorni, incessantemente, il golfo di Gabes ha perso di forza, il mare sta cominciando a restituire i corpi dei clandestini morti nel naufragio del battello a largo dell'isola di Kerkennah. Oggi ne sono stati recuperati 26. Una tragedia su cui è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che - in una lettera a Claudio Magris - ha sottolineato come sia necessario «reagire politicamente e moralmente»: «l'indifferenza è un rischio da scongiurare», ha aggiunto sottolineando che è un dovere dell'Ue e della comunità internazionale «stroncare il traffico di esseri umani». Si sta intanto avverando, con puntualità, lo scenario delineato ieri dal tenente colonnello Tahar Landoulsi, comandante della Guardia costiera di Sfax, che sta coordinando le ricerche e che, da un paio di giorni, subito dopo il naufragio del barcone partito sabato dalla Libia, aveva approntato il dispositivo di recupero, allertando tutti i mezzi sotto il suo comando (insieme a quelli navali dell'esercito tunisino), che però erano stati costretti a rimanere in banchina per il mare grosso. Ma lo stesso ufficiale oggi s'è mostrato pessimista sull'eventualità che altri corpi possano a breve essere recuperati. Le forti correnti, ha detto, potrebbero averli già spinti ad oltre venti chilometri dal punto del naufragio. Ha anche aggiunto di ritenere che nel barcone affondato non ci siano più dei corpi. Con il vento sparito d'incanto, è stato il caldo a farla da padrone (alle 7 di questa mattina a Sfax c'erano già 24 gradi, saliti rapidamente a 30 a metà giornata, e un'afa insopportabile), con un sole a picco che ha reso incandescenti le lastre di pietra bianchissima che pavimentano la banchina della sezione del porto riservata ai mezzi della Garde marictime, come in Tunisia chiamano la Guardia Costiera. Ed è sulla banchina che i cadaveri dei clandestini annegati in poco più di due metri d'acqua sono stati adagiati prima di essere trasferiti, a bordo di ambulanze, nel centro di Medicina legale dell'ospedale universitario di Sfax e anche in altri presidi ospedalieri delle città che si affacciano sul golfo di Gabes (Sousse e la stessa Gabes), se il numero dei corpi recuperati dovesse salire in modo esponenziale nelle prossime ore. I dispersi, infatti, dovrebbero essere non meno di 200, forse 270, sul totale di più di 800 che avevano preso posto sul barcone, a detta degli stessi migranti. Sarebbero morti quando, spostandosi per non avere compreso le indicazioni dei militari tunisini, hanno provocato il capovolgimento del barcone, finendo in mare. Le nuove ricerche sono scattate all'alba di oggi, poco dopo le 5 ora tunisina (una in meno rispetto all'Italia) e sono proseguite freneticamente fino al sopraggiungere dell'oscurità per evitare che un improvviso ritorno alle condizioni dei giorni scorsi impedisse alla piccola flotta di motovedette di riprendere il mare e di controllare le circa 40 miglia che separano l'isola Kerkennah (a poca distanza dalla quale è avvenuto il naufragio) alla costa. Ma restano ancora da decidere l'opportunità e, quindi, tempi e modo di intervento sul barcone, che è affondato in pochi metri d'acqua, ma capovolgendosi e adagiandosi, con la chiglia in su, sul fondale, che da queste parti è sabbioso.(ANSA)