Parigi, manifestanti tunisini bruciano l'immagine di Ben Ali
Il blog di Gabriele Del Grande. Sei anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell'Europa. Alla ricerca delle storie che fanno la storia. La storia che studieranno i nostri figli, quando nei testi di scuola si leggerà che negli anni duemila morirono a migliaia nei mari d'Italia e a migliaia vennero arrestati e deportati dalle nostre città. Mentre tutti fingevano di non vedere.
11 January 2011
Della coerenza
"L'Italia sostiene i governi in Tunisia e Algeria, che hanno avuto coraggio e che costituiscono un'importante presenza mediterranea, soprattutto nella lotta al terrorismo". Parola del ministro degli esteri Franco Frattini. Di certo non si può dargli dell'incoerente. La logica è sempre la stessa. Non tutte le vite hanno lo stesso valore. E allora è accettabile assistere alle stragi nei mari di Lampedusa, come è accettabile imprigionare a Tripoli o a via Corelli migliaia di ragazzi e ragazze innocenti, come è infine accettabile dare il nulla osta a un regime che apre il fuoco sui propri cittadini in piazza. In nome della stabilità, che porta sempre buoni affari, e in nome della eterna guerra preventiva al terrorismo che permette al mondo di vivere sotto un permanente stato di emergenza securitaria. Intanto però gli scontri continuano. In Tunisia si contano altri morti e altri arresti, tra cui il giornalista Ouissam Saghir. E da Parigi, arriva il sostegno della diaspora, che brucia in piazza l'immagine del padre padrone, il vecchio Ben Ali, che forse per la prima volta ha paura. Ieri per la seconda volta si è rivolto al suo popolo con un videomessaggio in cui promette nuovi investimenti e millanta improbabilissime presenze terroristiche tra i manifestanti.