tratto da Roma Indymedia
Si è conclusa nel primo pomeriggio di oggi, 31 marzo 2010, l'udienza che vedeva coinvolti i 18 rivoltosi del Cie di Ponte Galeria a Roma. I ribelli erano accusati di lesioni e violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, incendio doloso e tentata evasione, per la rivolta scoppiata nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 marzo, in seguito ad un pestaggo da parte della polizia all'interno del Cie.
La protesta è terminata alle 4 del mattino circa, quando i reclusi sono tornati a dormire nelle loro celle. Solo dopo alcune ore, mentre si trovavano a mensa per la colazione, la polizia è arrivata in forze e ha deciso di dividere tra "buoni e cattivi" gli uomini che sono stati individuati come i diretti responsabili della rivolta della notte precedente.
Diciotto reclusi sono quindi stati arrestati "in flagranza di reato" e stamattina si è tenuta l'udienza in cui il giudice avrebbe dovuto confermare gli arresti e decidere sul loro eventuale trattenimento in carcere.
Trattandosi di un'udienza per direttissima con convalida, tutto si è svolto a porte chiuse, mentre fuori dall'aula e nel piazzale antistante il palazzo del tribunale, un gruppo di antirazzisti e di antirazziste manifestava la propria solidarietà volantinando ed esponendo uno striscione con la scritta «La libertà non si processa. Chiudere tutti i Cie!».
Nel corso dell'udienza gli avvocati difensori hanno dimostrato che, essendo trascorse molte ore tra la conclusione della rivolta e il momento dell'arresto, non si poteva trattare di "flagranza di reato". Per questo il giudice non ha convalidato gli arresti. Quindi, quindici imputati sono stati riportati nel Cie di Ponte Galeria. Altri tre invece sono stati trasferiti nel carcere romano di Regina Coeli perché, avendo già precedenti penali per reati come resistenza a pubblico ufficiale ed altri, il giudice ha ritenuto "probabile" che potessero compierne altri simili.
Tra l'altro, il giudice, accogliendo le richieste dei difensori, ha escluso l'aggravante dell'incendio e la tentata evasione, precisando che, trattandosi di detenzione amministrativa, il tentativo di fuga dal Cie non può essere considerato un'evasione. I capi d'imputazione rimasti sono danneggiamento aggravato e lesioni e violenza a pubblico ufficiale.
Per tutti gli indagati, il processo continuerà col rito ordinario, quindi si procederà con le indagini e poi con le prossime udienze, ancora da fissare.