ALGERI - Nuovo respingimento. Ma stavolta con tanto di omissione di soccorso e inseguimento. Le motovedette libiche infatti si sono spinte per la prima volta fino a 60 miglia da Lampedusa e a 120 dalla Libia, contro ogni principio del diritto marittimo internazionale. Domenica 22 novembre, circa 80 rifugiati eritrei e somali a bordo di un gommone finito alla deriva in acque internazionali, sono stati raggiunti da una motovedetta libica e riportati a Tripoli, dove sono stati tratti in arresto. Un'operazione che segna uno spartiacque nelle operazioni di pattugliamento del Mediterraneo. Per la prima volta i libici sono usciti dalle proprie acque per venire a prendersi gli emigranti da respingere. E per la prima volta le Guardie costiere italiana e maltese hanno negato il soccorso, sottoponendosi alle direttive del Ministero dell'Interno. E violando il diritto marittimo internazionale, che obbliga le autorità competenti (in questo caso Malta, visto che il gommone era in acque SaR maltesi) a portare i naufraghi nel porto vicino piu' sicuro (in questo caso La Valletta e non Tripoli). E violando il diritto di asilo, perché Roma e Valletta sapevano già da sabato che a bordo del gommone si trovavano esuli somali e eritrei.
Secondo la cronaca del Times of Malta, confermata dalla portavoce dell'Unhcr Laura Boldrini, la motovedetta libica é arrivata fino a 60 miglia da Lampedusa, in acque internazionali (nella zona Search and Rescue di competenza maltese), per riprendersi i rifugiati. Tutto questo é avvenuto nella giornata di domenica. Ma le autorità italiane erano al corrente della presenza del gommone da almeno 24 ore.
L'agenzia stampa ANSA scriveva sabato 21 novembre: "Sta navigando lentamente verso Lampedusa, a una velocità di due nodi all'ora, l'imbarcazione con una ottantina di migranti a bordo che ha lanciato l'Sos, attraverso un telefono satellitare, con una serie di chiamate a Milano, Genova e La Valletta". Non solo. Un aereo militare Atlantic in ricognizione nel Canale di Sicilia, aveva individuato il gommone a 60 miglia a sud di Lampedusa. A quel punto le autorità libiche sono state avvisate e inviate sul luogo per recuperare i naufraghi, di cui fra l'altro si conosceva già la nazionalità. L'ANSA infatti scriveva sabato 21: "Gli immigrati hanno dichiarato telefonicamente di essere somali ed eritrei, dunque nelle condizioni di potere avanzare richiesta d'asilo".
A pesare sulla decisione del Ministero dell'Interno potrebbe essere stato lo sbarco, il giorno prima, a Pozzallo di 200 eritrei salvati in alto mare dalla Guardia costiera e dalla Guardia di Finanza.
A confermare il coinvolgimento delle Capitanerie di porto italiane nell'operazione di respingimento é l'articolo del Times of Malta, che riporta: "The Italian rescue authorities of Messina and Palermo coordinated the operation with the Libyan authorities, and maintained contact with the Armed Forces of Malta's Rescue Co-ordination Centre" (Le autorità di soccorso di Messina e Palermo hanno coordinato l'operazione con le autorità libiche, e mantenuto il contatto con il Centro di coordinamento del soccorso delle forze armate maltesi)