ROMA – Continuano le stragi lungo le frontiere della Fortezza Europa. A Settembre 2009 le vittime censite da Fortress Europe sono 33, di cui 25 in un naufragio occorso al largo delle coste marocchine sulla rotta per la Spagna, al largo dell’isolotto di Perejil, il 19 settembre, e altre 8 uccise sotto gli spari della polizia egiziana alla frontiera con Israele, nel Sinai. Una frontiera sempre più sporca di sangue. L’ultima vittima è un eritreo ammazzato dalla polizia di frontiera il 23 settembre, una settimana dopo che due eritrei erano stati fucilati il 16 settembre. Il 9 settembre invece era stata una vera strage: quattro emigrati africani freddati sotto gli spari dei militari egiziani, che una settimana prima, il primo settembre, avevano ucciso un’altra persona lungo la stessa frontiera.
A distanza di qualche giorno dal naufragio di Perejil, se ne sa qualcosa di più. A bordo c’erano 19 uomini e 17 donne dell’Africa occidentale, insieme a 4 bambini nati durante il viaggio, in Marocco, di età compresa tra uno e tre anni. Delle 17 donne, almeno 8 erano incinte. Sedici erano nigeriane, di età compresa tra i 15 e i 25 anni. Una delle ragazze invece erano guineana (Guinea Bissau), di 22 anni. Anche la maggior parte degli uomini erano nigeriani, a parte 2 senegalesi e un guineano (Guinea Bissau). Il gommone era diretto a Cadiz. Alle tre di notte la prima chiamata di aiuto. Una persona residente in Spagna riceve la telefonata dal gommone e avvisa il 112. Quando i soccorsi arrivano è già troppo tardi, il gommone si è rovesciato in mare. Vengono recuperati otto cadaveri (un ragazzo nigeriano di 25 anni e 7 ragazze, anche loro nigeriane, di età tra i 16 e i 22 aani, 4 delle quali incinte). I sopravvissuti sono 11: sette ragazzi nigeriani e quattro ragazze nigeriane. I dispersi in mare 17. I superstiti vengono riportati in Marocco, al porto di Tangeri, da dove il giorno dopo vengono espulsi e riaccompagnati alla frontiera algerina, a Oujda, da dove si presume siano entrati senza documenti in Marocco.