
A distanza di qualche giorno dal naufragio di Perejil, se ne sa qualcosa di più. A bordo c’erano 19 uomini e 17 donne dell’Africa occidentale, insieme a 4 bambini nati durante il viaggio, in Marocco, di età compresa tra uno e tre anni. Delle 17 donne, almeno 8 erano incinte. Sedici erano nigeriane, di età compresa tra i 15 e i 25 anni. Una delle ragazze invece erano guineana (Guinea Bissau), di 22 anni. Anche la maggior parte degli uomini erano nigeriani, a parte 2 senegalesi e un guineano (Guinea Bissau). Il gommone era diretto a Cadiz. Alle tre di notte la prima chiamata di aiuto. Una persona residente in Spagna riceve la telefonata dal gommone e avvisa il 112. Quando i soccorsi arrivano è già troppo tardi, il gommone si è rovesciato in mare. Vengono recuperati otto cadaveri (un ragazzo nigeriano di 25 anni e 7 ragazze, anche loro nigeriane, di età tra i 16 e i 22 aani, 4 delle quali incinte). I sopravvissuti sono 11: sette ragazzi nigeriani e quattro ragazze nigeriane. I dispersi in mare 17. I superstiti vengono riportati in Marocco, al porto di Tangeri, da dove il giorno dopo vengono espulsi e riaccompagnati alla frontiera algerina, a Oujda, da dove si presume siano entrati senza documenti in Marocco.